Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 26 Venerdì calendario

ASINO CHI INSEGNA


«Skuola, scuola, squola: come si scrive correttamente?». Se va avanti così in certe aree d’Italia, per non svuotare le università, saranno costretti a fare dei test d’accesso simili a questo. Lo dimostra un comunicato della commissione d’esame chiamata a valutare i ragazzi che volevano iscriversi al corso di Scienze della Formazione primaria dell’Università della Calabria, corso che, secondo il ministero, dovrebbe «fornire le conoscenze teoriche e le competenze operative necessarie per lo svolgimento delle attività educative e didattiche nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare». Insomma, preparare i maestri e le maestre.
Spiega dunque la commissione presieduta dal professore di Letteratura italiana Nuccio Ordine e composta dai docenti Assunta Bonanno (Fisica sperimentale) e Giorgio Lo Feudo (Filosofia del linguaggio) di essere stata costretta a bocciare 592 su 647 concorrenti perché troppo somari per l’università calabrese sconvolta in queste settimane dallo scandalo con migliaia di indagati sulle lauree taroccate. E questo nonostante i test fossero stati semplificati proprio nel tentativo di non assistere alla strage dell’anno scorso, quando solo poco più di cento ragazzi erano sopravvissuti alla carneficina selettiva.

Gli aggettivi numerali? Boh. Almeno i tre quarti dei giovani, spiega il comunicato, hanno «risposto in maniera errata a domande assolutamente facili. (…) L’analisi degli errori denota una scarsa conoscenza della grammatica italiana, dei principi elementari di matematica e di fisica e delle nozioni di base della storia letteraria».
Quello che ha falciato la maggior parte dei candidati è stato il quesito seguente: «5 ragazzi hanno la maglia rossa e 7 la maglia blu. Domanda: ci sono aggettivi numerali?». Chiedetelo a qualunque 
maestra elementare: gli aggettivi nume
rali vengono insegnati ai bambini quando hanno nove anni e sono in quarta. Bene: potendo scegliere fra quattro alternative «ben 573 candidati non hanno individuato la risposta corretta, mostrando di non essere in grado di distinguere il 5 come aggettivo numerale dal 7 come pronome».
Andiamo avanti: «Analoghe conclusioni si possono trarre dal risultato di un altro quesito (collocato al sesto posto nella classifica delle dieci domande rivelatesi più ostiche): “Questi quadri sono molto belli, quelli sono orribili. Domanda: Quanti sono gli aggettivi dimostrativi?”. Anche in questo caso ben 535 candidati non hanno saputo individuare l’unico aggettivo dimostrativo (“questi”) presente nella frase». Altra domanda da quarta elementare. Non tutti gli italiani saprebbero rispondere? Vero. Ma per chi vuole iscriversi all’università e fare il maestro almeno un ripasso era obbligatorio.
Ma non basta. Oltre ai quesiti di natura scientifica, disastrosi per gli aspiranti insegnanti, anche gli altri erano «ispirati esclusivamente ai test Invalsi per la scuola media inferiore» ed «erano stati selezionati con criteri nettamente al di sotto delle competenze richieste agli studenti da immatricolare a Scienze della Formazione primaria». Una strage anche qui. Insomma, ha spiegato Ordine al Quotidiano, «dai risultati dei test viene fuori che la preparazione era molto al di sotto della barra di decenza». E questo nonostante dalle scuole superiori calabresi escano ogni anno moltitudini di diplomati dai voti non alti ma altissimi. A questo punto, «bisognerà avviare una riflessione. Il problema è che nel Paese si sta abbassando sempre più il livello dell’insegnamento a partire dalle università per passare alle scuole superiori, alle medie e così via: è la logica che ha ispirato tantissime riforme contro cui ci siamo scagliati».