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 2012  ottobre 25 Giovedì calendario

SCOMMESSA PER NETANYAHU

[Non riuscendo a fare approvare i tagli al bilancio, il premier israeliano rilancia: elezioni anticipate a gennaio. I sondaggi gli danno ragione. Ma gli avversari preparano un colpo di scena.] –
Con questa maggioranza non possiamo approvare un bilancio responsabile». Così il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiamato il paese alle urne a gennaio, nove mesi prima del previsto. I motivi non mancano: il suo governo, invece di tagliare il bilancio dei 4 miliardi e mezzo di euro richiesti, ha allargato la spesa per quasi 2 miliardi in 6 mesi. I sondaggi danno il partito del premier in testa (guadagnerebbe due seggi, se si votasse ora); la formazione centrista di Ehud Barak, ministro della Difesa che avrebbe attenuato le sue posizioni sull’attacco all’Iran, non otterrebbe nemmeno i voti necessari a entrare in parlamento.
«Con la possibilità di elezioni anticipate sempre dietro l’angolo non si riusciva a far approvare i tagli di cui il paese ha bisogno» sintetizza per Panorama Ira Sharkansky, professore di scienze politiche all’Università Ebraica di Gerusalemme. «Chiamando le elezioni a gennaio, Netanyahu ha fatto saltare i giochini politici, mettendo i tagli al centro della campagna elettorale».
Come ha detto il primo ministro, «almeno avremo tre mesi di campagna, invece di un anno». Secondo l’Economist, il premier ha in mente anche un’altra scadenza: se vincesse le elezioni a gennaio, potrebbe trovarsi a dirigere un eventuale attacco all’Iran durante l’estate, alla testa di una maggioranza salda. Per Sharkansky, però, l’ipotesi è troppo complessa: «Sottovaluta l’effettiva opposizione della società israeliana a un attacco e non considera un evento che potrebbe cambiare i giochi: il ritorno, al centro, dell’ex premier Ehud Olmert», condannato per corruzione, o dell’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni. I due potrebbero dare una spinta al loro partito, il centrista Kadima, e, con le alleanze giuste, sconfiggere Benjamin Netanyahu.
La decisione sulle loro candidature è data per imminente. Da giorni Olmert è chiuso nel suo quartier generale, dove si consulta con politici e sondaggisti, fumando sigari a ripetizione. Un sondaggio del Jerusalem Post lo dà vincente alla testa di una coalizione di centro. Per molti altri la sua candidatura è legalmente corretta ma moralmente discutibile.