Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 26/10/2012, 26 ottobre 2012
I MORMONI COSTRUISCONO ONLINE L’ARCHIVIO DEGLI ANTENATI IN ITALIA
Sono mondialmente riconosciuti come i migliori esperti del settore. Da quasi 120 anni, nell’archivio centrale dei mormoni, nello Utah, si lavora alla ricostruzione del più gigantesco rompicapo dell’umanità: l’albero genealogico di quell’unica grande famiglia che — per la Bibbia — discende da Adamo ed Eva. Al ministero dei Beni culturali, a Roma, non interessa risalire tanto indietro. Spazio virtuale permettendo, al direttore generale degli archivi di Stato, dal febbraio scorso Rossana Rummo, basterebbe riuscire a dotare la memoria del «Portale degli Antenati» (http://www.antenati.san.beniculturali.it/home), inaugurato il 17 dicembre scorso, di informazioni sufficienti a consentire a qualunque cittadino italiano, o discendente da italiani, di ritrovare i suoi trisavoli, scavando al massimo un paio di secoli alle sue spalle.
L’amministrazione pubblica italiana ha il materiale: registri, certificati di nascita, morte e matrimoni; i ricercatori della «Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni», corretta denominazione della comunità mormona, possiedono il know how e il personale necessari a digitalizzare e, un giorno, indicizzare quell’oceano di carte, fino a renderlo navigabile. Gratis. Una coincidenza di interessi che, dopo qualche tentennamento, ha prodotto un’intesa, ora in via di applicazione.
Era un’occasione imperdibile, per i mormoni, che ritengono di poter offrire ai trapassati, generalmente i loro, la possibilità postuma del battesimo: «Fermo restando il libero arbitrio della persona di rifiutarlo, anche nell’al di là — puntualizza Raimondo Castellani, direttore nazionale delle Relazioni pubbliche —. Si porta il software con il suo nome al tempio, per il suggellamento, l’unione per l’eternità. Io l’ho fatto per mio padre, defunto, dopo aver chiesto l’approvazione di mia madre. Il battesimo dei morti esisteva al tempo di Cristo, come testimoniano le Scritture, non è una nostra invenzione. C’è un versetto di Malachia: «Ecco io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del Signore. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri».
Che l’accordo potesse generare qualche perplessità, Rossana Rummo l’aveva sospettato fin da quando si era insediata: «Ma l’ho trovato già firmato dal mio predecessore, Luciano Scala, il 30 giugno del 2011. I primi contatti con la Genealogical Society of Utah, oggi Family Search, datano addirittura dei primi anni 80. E, in ogni caso, anch’io ne vedo i vantaggi: acquisiamo senza spesa i loro archivi, già molto ricchi, e non perdiamo nulla, poiché tutte le informazioni raccolte per il Portale degli Antenati resteranno di nostra esclusiva proprietà».
Per laicizzare il sito, la collaborazione è stata aperta ad altri partner istituzionali e non, ma i mormoni si sentono gli attori principali dell’impresa genealogica, già avviata in Italia fin dalla metà degli anni 70: «Avevamo messo al sicuro buona parte delle immagini dell’Archivio di Stato dell’Aquila fin dagli anni 90, ben prima del terremoto — spiega Walter Zafarana, responsabile per l’Italia di Family Search —. Dagli Stati Uniti molti figli di emigranti italiani chiedevano di fare ricerche sui loro antenati».
Ora è scesa in campo una task force di fotografi, ingegneri specializzati nella gestione dati e di 800 volontari disponibili a dedicare il loro tempo libero alla trascrizione online di generalità, maternità, paternità, nozze e decessi di italiani vissuti tra il 1800 e il 1942: 70 anni è la distanza minima concessa dal diritto alla privacy.
Comunque, per sperare di smaltire l’arretrato in meno di 10 anni, Zafarana dovrebbe arruolare quasi al completo la comunità mormona italiana, 25.460 fedeli, perché in 800 — calcola — ci vorranno 40 anni. Non c’è preclusione di fede in questa ricerca, ma è indubbio che per i mormoni si tratti di una missione speciale, in una terra di non facile conversione, sebbene i primi missionari siano sbarcati dagli Usa nella Valle del Belice ben 150 anni fa.
Elisabetta Rosaspina