Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 26/10/2012, 26 ottobre 2012
«LA SICILIA SALVATEVELA DA SOLI». GRILLO DA’ LA CARICA AL SUO POPOLO
«Cari signori! Potevate anche indignarvi prima!», e gli battono le mani. «È anche colpa vostra!», e giù scrosci di applausi. «Dovete salvarvela da soli, la Sicilia!», e vanno tutti in delirio. Sono delle sedute psichiatriche, i torrenziali comizi di Beppe Grillo alla conquista dell’isola. E più lui strattona le piazze acclamanti, rinfacciando loro di aver sopportato per decenni governanti indecorosi, più le piazze esplodono in ovazioni liberatorie.
Dice ammiccando Nello Musumeci che «finirà come tradizione: piazze piene, urne vuote». Sarà… Ma certo era un sacco di tempo che da Alcamo a Mussomeli, da Mazara del Vallo a Niscemi, non si vedevano piazze così piene: «Ad Agrigento c’erano diecimila persone, se ci va Alfano fa i comizi dentro un taxi». La sera, quando rientra nel camper con cui si sposta, svuota le tasche: «Non c’è sera che non mi ritrovi una coccinella. Giuro. Nella calca c’è sempre chi me ne infila una in tasca. Mi dicono che portino fortuna…»
Vecchio istrione da palcoscenico, arringa le plebi urlando: «Signori, ho perso la mia identità: non so più se sono un comico, un capopopolo, Gesù, non so cosa. Ma vorrei sapere: chi siete voi siciliani? Avete il 90 per cento delle cose per cui vale la pena di vivere: l’arte, la cultura, la poesia, la bellezza (a parte voi tre qua davanti: siete proprio bruttini), il mare, la storia! Scavi un buco, trovi un normanno! Il cibo! Guardate quanto sono grasso: non ero così quando sono arrivato. Ho ancora un arancino qui, che non riesco a smaltire da Messina…». «I fiiiiimmini!», grida qualcuno. «Le donne! Avete tutto! Il teatro! E invece… Sono andato alla casa di Pirandello: vogliono farci una rigassificatore. Ma porca zoccola cosa ve ne fate di un rigassificatore? Avete un clima che al Nord ce lo sogniamo! Potreste avere una stagione lunga 10 mesi… Noi siamo qui in maglietta e a Milano ai piedi hanno già i Moon Boot!»
E tutti ridono, si dan di gomito, lo incoraggiano quando si avventura sui proverbi siciliani. Solo la curiosità per uno spettacolo gratuito, come dicono i suoi nemici? «Era così qualche mese fa, alle elezioni di Palermo. C’era tanta gente in piazza e poi non abbiamo raccolto niente. Niente! È stato eletto uno come Orlando che sta lì da trent’anni! La gente, però, la vedevo, se ne stava in disparte e pensava: "Ma chi minchia è chistu? Dove pensa di andare?". Ma ora è tutta un’altra storia. La gente non ne può più. Ha capito che non ci sono più "picciuli"!»
Nuova strattonata: «Gli avete lasciato fare di tutto, a quelli lì, col voto di scambio. Certo, se fossi nato qui forse anch’io avrei accettato di dare il mio voto in cambio di un posto sicuro. Ma c’è una novità: vi promettono ancora un lavoro ma lo stipendio ve lo dovete pagare voi. Perché i "picciuli" sono finiti!». Confida: «Mentre nuotavo pensavo: se un vecchio di 64 anni può passare a nuoto lo stretto di Messina, anche la Sicilia può cambiare».
E di piazza in piazza accusa che «al Nord si lagnano perché dicono che non vogliono più dare 50 miliardi l’anno al Sud ma si dimenticano che i meridionali spendono 60 miliardi l’anno per comprare prodotti del Nord e altri 10 per andare a farsi curare negli ospedali settentrionali da medici siciliani e calabresi costretti a venire via». Racconta di avere preso un treno da Scordia a Vizzini: «Per fare 24 chilometri ci abbiamo messo due giorni in mezzo: l’ultimo trenino di quel tipo l’avevo visto in un negozio di giocattoli». Evoca «Pitagora che andò sull’Etna dove sono andato anch’io e diceva che se si libera la Sicilia si libera il mondo». Strilla: «Già dieci anni fa andavo davanti ai cancelli della Fiat a spiegargli che dovevano fare le auto a idrogeno e se mi avessero ascoltato oggi non chiuderebbero le fabbriche come a Termini Imerese!». Se la prende con la Camusso: «Dice che non parlo mai di lavoro. A me! Ho fatto un libro sul lavoro! Si intitola Schiavi moderni, parla dei nostri ragazzi inchiodati al precariato e la prefazione è di Joseph Stiglitz che forse la Camusso non conosce ma ha vinto il Nobel per l’economia».
E invoca «un reddito di cittadinanza di mille euro al mese per tre anni come c’è nei Paesi civili». Scaglia moccoli contro le politiche europee sull’agricoltura («sono stufo di non poter mangiare un’arancia siciliana perché ci sono solo le tunisine!») e sulla pesca: «Obbligano i pescatori a usare delle reti a maglie larghe come fossero dei mari del Nord!». Maledice la Merkel, maledice le banche, maledice Monti, accusa gli avversari di avere presentato «delle liste piene di diarrea» e di «gente impresentabile», ride del candidato sudista («siete passati da Quasimodo a Micciché») e infilza il democratico Crocetta dicendo che «è una brava persona ma si tira dietro l’Udc, l’Unione Dei Condannati» e invoca l’espulsione dei «politici che ci hanno rovinato ai quali abbiamo il diritto di lanciare almeno uno sputo web».
E la mafia? «Sono andato a Corleone e pensavo di trovarci il Marlon Brando del Padrino. Invece erano tutte facce giovani. Ragazzi entusiasti che vogliono cambiare. Ho girato tutta la Sicilia ma la mafia ormai ce l’avete mandata al Nord dove sono i soldi». Giacomo di Girolamo, il direttore di Marsala.it che ha scritto un libro contundente su Matteo Messina Denaro e da anni sfida il capomafia in una trasmissione radiofonica, ha scritto che non gli piace: «Non è questa, forse, la stessa folla che ha consegnato le chiavi delle città siciliane a quella classe politica che in privato ha foraggiato tutti e che ora pubblicamente viene disprezzata?». Anche il procuratore Antonio Ingroia ha storto il naso: d’accordo che Grillo ama i paradossi, però… Lui risponde: «So benissimo cosa è la mafia. E non mi passa per la testa di sottovalutare il problema. Ma sento un’aria diversa. Finalmente diversa».
I paradossi, però, sono galeotti. E il paragone tra la mafia e il fisco che strangola ha costretto a smarcarsi l’altro ieri, alla trasmissione «La zanzara», anche Giancarlo Cancelleri, il geometra nisseno che il Movimento 5 Stelle candida alla guida del Palazzo dei Normanni: «Era improprio in una terra come la Sicilia. Ma Beppe è un uomo, sbaglia anche lui. Noi non lo osanniamo, non lo idolatriamo. Se lo devo mandare a cagare lo mando a cagare».
Fatto sta che ieri c’è chi ha mandato a spasso lui. Trentasette anni, geometra, sposato, pizzetto da alpino, chitarrista rock, alla prima vera uscita radiofonica dopo avere nuotato per settimane nella scia di Grillo, l’aspirante governatore aveva detto che mai, ad eccezione di Giovanna Marano candidata Sel e Idv, darebbe la mano ai suoi avversari, compreso Rosario Crocetta perché «dà meno sicurezza sulla mafia, sul rischio di infiltrazioni. Non per lui, ma per i suoi alleati dell’Udc». Risposta letale: «L’azienda dove lavora Cancelleri è diretta da un tale Lo Cascio, molto molto, molto amico di quell’ingegner Di Vincenzo, al quale oggi è stato confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro. Guardasse chi sono gli "amici degli amici"…». Gira e rigira, piaccia o non piaccia, il tema torna sempre, malinconicamente, lì…
Gian Antonio Stella