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 2012  ottobre 26 Venerdì calendario

«DA MIO PADRE UN PASSO IN AVANTI. IL CENTRODESTRA SUPERI LE DIVISIONI»

«Mio padre mi ha chiamato mercoledì sera. L’ho sentito sereno, come sempre quando prende decisioni di questa importanza. Non agisce mai d’impulso, pondera bene e a fondo. Ma una volta che ha deciso, ha deciso». Marina Berlusconi segue da vicino quello che sta accadendo nel centrodestra e non solo. L’annuncio che il Cavaliere farà un passo indietro non è giunto per lei inatteso.
Nessuna sorpresa quindi? Ne avevate discusso nei giorni scorsi? Magari nella famosa riunione del lunedì...
«Siamo una famiglia dove si parla. Io sorpresa? No, non più di tanto. Certo, attorno al Pdl si è sollevata parecchia polvere, si è strologato molto e spesso a sproposito di progetti veri o presunti...».
Partito delle amazzoni, rottamatori.
«In realtà la decisione che ha annunciato mercoledì sera, mio padre l’aveva dentro da tempo. La sua disponibilità l’aveva già manifestata pubblicamente non più tardi di due settimane fa. Mi pare abbia avviato una evoluzione e un processo di rinnovamento fisiologico nel modo più costruttivo possibile. Qualcuno se ne è meravigliato».
Si riferisce a chi si è stupito per il tono non aggressivo della lettera di suo padre?
«Si può stupire solo chi per anni ha creduto — o ne è stato artefice — alla propaganda becera sul regime, al Caimano che avrebbe avvelenato i pozzi, messo a ferro e fuoco la città prima di andarsene. Peccato per loro, si sono trovati davanti a un annuncio estremamente pacato, senza spigolature polemiche, l’annuncio di chi vuole unire e non dividere. Un annuncio da vero uomo al servizio dello Stato. Mio padre è proprio questo, una persona generosa, responsabile, spinta sempre dalla volontà di costruire e mai di distruggere».
Sarà anche così, ma nel frattempo il Pdl ha rischiato di implodere. E di farlo dietro il tentennare di suo padre.
«Altro che tentennare. Ha preso una decisione coraggiosa e difficile che apre per il centrodestra una fase nuova, dà prospettive all’Italia dei moderati, che, non lo dimentichi, resta maggioranza nel Paese».
Maggioranza ma sfilacciata.
«Ancora una volta il Pdl si trova caricato di responsabilità enormi, ma io credo che, con il contributo prezioso che mio padre ancora darà, certe diagnosi funeste si potranno rivelare premature e azzardate».
Sempre suo padre e il Pdl, è un arrocco? Senza Lega il centrodestra avrebbe perso.
«Naturalmente è indispensabile che anche altre componenti, altri leader che dicono di condividere gli stessi valori, dimostrino di avere uguale coraggio e lungimiranza».
Si riferisce a Maroni? A Casini?
«Sono solo un’osservatrice. Nomi non spetta a me farne. Si parla molto di recuperare "lo spirito del ’94": oggi recuperare quello spirito significa avere la capacità di superare egoismi e divisioni».
Anche perché i sondaggi sono, questi sì, funerei per il Pdl.
«Primo, a me sembra che la situazione sia così in divenire che prevedere oggi che cosa faranno gli elettori fra 6 mesi è difficile. Secondo, l’avvio delle primarie nel Pdl cambia lo scenario. Terzo, le primarie del Pd, che seguo con grande attenzione, sono certo una dimostrazione di vivacità, però...».
Però il Pdl lo sta imitando...
«Mi lasci finire, è un po’ diverso. Le primarie del Pd stanno rendendo ancora più evidente come fra i protagonisti ci siano visioni del mondo opposte, contraddizioni ideologiche profonde, differenze così insanabili che credo renderebbero impossibile creare una maggioranza di governo minimamente stabile. Non dimentichiamo la fine che fece Prodi quattro anni fa. E mi pare perfino superfluo sottolineare come certe posizioni, già ampiamente sconfitte dalla storia, oggi siano ancora più anacronistiche, e totalmente insostenibili di fronte all’Europa e ai mercati».
Fatto sta che un passo indietro si imponeva tra sondaggi, partito in difficoltà e interessi aziendali...
«Le aziende lasciamole stare. L’abbiamo fatto troppe volte questo discorso. La realtà è che dalla politica non hanno mai avuto vantaggi, anzi. Per quanto riguarda il partito, invece, non deve chiedere a me».
Ma segue con attenzione il Pdl.
«Come cittadina. Come elettrice. Posso dirle che per Angelino Alfano provo grande rispetto e stima, si è trovato ad affrontare una missione estremamente difficile, perché succedere a Silvio Berlusconi è impresa da far tremare i polsi, missione che via via si è sempre più complicata a causa di tutto quello che è successo. Eppure, questa situazione è riuscito a gestirla, dimostrando coraggio, capacità e anche grande lealtà».
Alfano quindi?
«Alfano cosa?».
Beh circolano i nomi di una decina di candidati per queste primarie. E chissà, il Pdl è alla ricerca di un Renzi di centrodestra, c’è poi Montezemolo...
«Mi pare presto non crede?».
Facce nuove non guastano.
«E ben vengano. Ma non illudiamoci. Il nuovismo non rappresenta una ricetta magica. L’equazione nuovo=buono, vecchio=cattivo da buttare è una scorciatoia che rischia di non portare da nessuna parte. Mi pare profondamente sbagliato ragionare per slogan, etichette o date di nascita. Oltre alla novità ci deve essere la sostanza, non si deve perdere l’attenzione e il rispetto per quello che magari nuovo non è, ma che resta valido e merita di essere conservato».
Anche Veltroni e D’Alema?
«Non mi permetto di giudicare. Dico solo che una lunga militanza politica non può essere di per sé una nota di demerito».
Ma dopo gli scandali da Fiorito alla sanità lombarda a Penati, l’antipolitica rischia di vincere alla grande...
«Certo, abbiamo assistito a vicende disgustose, che l’Italia non merita. Anche qui, però, andiamoci cauti. È troppo facile la contrapposizione tra società civile buona e politica cattiva. Bisogna stare attenti alle generalizzazioni. Un conto è la politica, un altro sono certi politici, anche se non pochi. La risposta agli scandali non sta nella deriva solo distruttiva dell’antipolitica. La politica è uno degli elementi fondanti della democrazia, oltre un certo limite indebolirla significa indebolire la democrazia stessa».
Alla fine si torna a Monti, suo padre lo vedrebbe come leader dei moderati.
«Monti è una persona per bene e di grande valore, ha fatto molto in una situazione obiettivamente difficile. Anche se non tutto il suo governo mi pare dello stesso livello e il giudizio che mi sento di dare da persona che ogni giorno vive la realtà delle imprese non è fatto di sole luci. Io credo che almeno nella fase iniziale questo esecutivo avesse spazi di manovra senza precedenti, sia sul piano delle riforme che su quello del taglio alle spese, spazi che non sono stati sfruttati fino in fondo. È poi innegabile l’effetto recessivo di certe misure. Non si poteva fare altrimenti? Può darsi, ma gli effetti sull’economia sono stati pesanti».
Dopo 18 anni suo padre si ritaglia un ruolo da consigliere. Tempo di bilanci? Molti elettori sono delusi.
«No, guardi, i bilanci si fanno alla fine, e qui la partita è ancora bene aperta. E non ho il minimo dubbio che il tempo farà giustizia di tanti giudizi bugiardi e faziosi, un’operazione-verità che è già cominciata, basti pensare a com’è caduta la bugia dello spread. Certo, non posso negare di provare amarezza».
Anche lei delusa, è una notizia?
«Non mi fraintenda. La domanda che dobbiamo porci è questa: perché un uomo come mio padre che è sempre stato capace di innovare radicalmente, in qualunque campo abbia operato, arrivato alla guida del Paese è riuscito a fare sì molto e bene, ma certamente meno di quello che avrebbe saputo e voluto? La risposta che do io è che questo è un Paese dove in troppi hanno il potere di veto, ma nessuno, nemmeno il presidente del Consiglio, quello di decidere davvero. E poi purtroppo c’è un’altra ragione».
Ancora le mani legate?
«No, una ragione forse ancora più grave: una maturità democratica insufficiente in settori delicatissimi delle nostre istituzioni. Quello che hanno fatto certi magistrati è incompatibile con le regole di una democrazia autentica e compiuta. Mio padre queste anomalie le ha evidenziate anche suo malgrado, le ha vissute sulla propria pelle pagando un prezzo altissimo. Questa è una battaglia di civiltà che deve e dovrà essere combattuta fino in fondo. Ne va del futuro di tutti noi».
Lo dica: le risulta difficile accettare questo passo indietro di suo padre...
«No, affatto, perché a me sembra in realtà un passo avanti, un nuovo passo, estremamente importante, di un grande cammino iniziato vent’anni fa che, comunque la si pensi, è stato, è e sarà unico e straordinario».
Daniele Manca