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 2012  ottobre 24 Mercoledì calendario

AUTOGOL, SFILATE E TRIATHLON: LE STORIE DEI CASTIGA-SCIENZIATI

Con la sentenza di primo grado
dell’altro ieri, giunta in tempi record per gli
standard del nostro Paese (due anni e mezzo,
dal 3 giugno 2010, data dei sette avvisi di
garanzia ai componenti della Commissione
Grandi Rischi, passando per il 10 dicembre
2010, esordio in aula per l’udienza preliminare,
che si conclude con il rinvio a giudizio
per tutti e sette, e il 20 settembre 2011
con la prima udienza dibattimentale) nonostante
la sfilata di quasi 300 testimoni tra
accusa e difesa, i loro nomi hanno fatto il
giro del mondo. Da Al Jazeera English allo
Spiegel, da El Paísal Telegraph. Anche se fin
dall’inizio non sono certo mancate critiche
e polemiche (tra le prove sono stati accettati,
tanto per fare un esempio, alcuni spezzoni
del film Draquila di Sabina Guzzanti...).

Ma chi sono il giudice unico del Tribunale
dell’Aquila Marco Billi e i pm Fabio Picuti
e Roberta D’Avolio? Difficile tracciare
un ritratto del 43enne napoletano Billi, visto
che nel capoluogo abruzzese, dove è
stato trasferito da Teramo a fine 2009, è un
pendolare: arriva, lavora e subito riparte,
senza dare confidenza a nessuno. Chi lo
frequenta per motivi professionali lo descrive come un lupo solitario, dal carattere
schivo, poco incline a dare confidenza,
pronto appena può a scaricare la tensione
con il triathlon (nuoto, ciclismo e corsa). E
con la mano molto pesante nell’applicare
le pene. Fatto, del resto, confermato anche
in questo caso: i 4 anni di reclusione chiesti
dai pubblici ministeri per omicidio colposo
e lesioni personali colpose sono diventati
6, più l’interdizione immediata dai
pubblici uffici. Molto probabilmente, però,
a detta degli avvocati super partes che
hanno letto la sentenza, questa, «mediatica
e fatta per venire incontro al clima cittadino», verrà smontata in appello.

Più facile, per un aquilano come chi scrive,
raccontare Picuti. Certo, il ricordo personale risalente ai tempi del Liceo Classico
“Domenico Cotugno”, non è dei più
simpatici, visto che come matricola del
1972 (e meno male che poi mi sono rifatto)
dovevo subire gli scherzi goliardici dei liceali
più grandi, come la futura toga. Che
comunque è cambiato molto, e non fa più
gli autogol per i quali andava famoso con la
casacca dell’Oratoriana (terzino destro
vecchio stile, con piedi non proprio raffinati),
visto che ora lo descrivono tutti come
«un piccolo lord inglese», riservato e pacato,
con la passione per le auto d’epoca (ha
una Mercedes), il basket (seguito a lungo
nel Lazio) e il rugby (da aquilano doc non si
perde un match della Nazionale). Come
magistrato, poi, è considerato bravo e preparato “allievo” del recentemente scomparso
procuratore della Repubblica Alfredo
Rossini, che lo ha portato da Rieti
all’Aquila. Non a caso, infatti, intervistato
subito dopo il processo, nel quale «siamo
convinti di aver dato il meglio professionale
di noi», ha voluto ricordare la figura del
suo mentore («Ci è mancata la sua presenza
fisica, però ognuno di noi gli ha rivolto
un pensiero»), col quale ha condotto anche
tutta la maxi inchiesta sui crolli degli
edifici pubblici e privati a seguito del terremoto
del 6 aprile 2006 (oltre 220 quelli finiti
sotto la lente di ingrandimento della magistratura
aquilana).

Con lui, pur se in posizione più defilata,
ha lavorato la D’Avolio, 41enne di Avezzano,
ex avvocato in uno studio legale di Roma
e proveniente dalla Procura di Teramo,
per la quale ha seguito anche alcuni processi
per omicidio (è stata lei nell’aprile
scorso a far condannare al massimo della
pena, carcere a vita con isolamento diurno,
Romano Bisceglia per l’assassinio di
Adele Mazza, una 46enne strangolata e fatta
a pezzi). Sposata con un piccolo imprenditore
e con figli, è ancora una donna affascinante
dal carattere allegro e solare, «forse
solo un po’ troppo magra», sostiene chi
la conosce da anni, da quando sfilava in
passerella sulla costa adriatica.