Giulia Zonca, La Stampa 26/10/2012, 26 ottobre 2012
RIVOLUZIONE BORUSSIA
[Spregiudicati in campo e attenti in società. Hanno un budget sostenibile, lo stadio sempre pieno e un manager al posto dei magnati. Mancava solo l’esperienza:orasonodavantiaRealeCity] –
La buona notizia è che si può cambiare. Si può diventare la squadra più brillante d’Europa senza sceicchi, senza Messi, senza debiti, senza Special. Con intelligenza e in tempi relativamente brevi.
Il modello si chiama Borussia Dortmund ed è aria fresca, un progetto in evoluzione che si fa notare da qualche anno e che in Champions League ha dato la svolta al mondo del pallone. Questa squadra a budget sostenibile, con un vivaio da invidia, un’età media di 23 anni, con stelle fatte in casa e un allenatore rapito alla tv è la prima nel girone impossibile. Davanti all’imponente Real Madrid battuto in una partita spettacolo mercoledì sera, davanti al Manchester City dalle possibilità infinite, davanti all’Ajax abituato a costruire talenti. Proprio gli olandesi, nell’ultima sfida, hanno srotolato un mega striscione con la scritta «stop al calcio moderno», ma qui siamo al calcio contemporaneo. Avanti. Dietro questo successo non c’è un magnate, c’è una testa, Hans-Joachim Watzke: ha fondato un’azienda che produce tessuti antincendio, si è prima lasciato sedurre dalle voglie di espansione poi si è redento. Si è prima fatto prendere la mano provando allenatori a catena poi si è stabilizzato. Cambiare si può.
Watzke era già in società quando il Borussia è più o meno fallito nel 2005. Si erano allargati troppo, nel 1997 hanno vinto la Champions e perso la testa e quando sono crollati nessuno si aspettava di rivederli così presto ai vertici, trasformati in esempio. Erano finiti e quando Watzke è diventato il manager della rinascita non ha ricevuto applausi. Si è venduto la storia, il Westfalenstadion, la tana della nazionale tedesca. Via il nome, ceduto allo sponsor e via alla ristrutturazione. Giovani, perché di soldi non ce n’erano ed era impossibile comprare e fiducia a un tecnico noto solo per la vena polemica nei dibattiti, Jurgen Klopp. Era stato sulla panchina del Magonza, niente di più e ora è mr carisma. Uno che si è preso pure i complimenti di Mourinho.
Il Borussia ha vinto gli ultimi due campionati, ha aumentato del 20 per cento gli incassi del marketing in questa stagione, ha messo insieme un budget di 190 milioni, il terzo della Bundesliga. Non deve più fare economia ma continua a usare il giudizio. Hanno ceduto Kagawa, pescato nella serie B giapponese, al Manchester United per più di 16 milioni, hanno tenuto Goetze, campione uscito dalle giovanili, hanno confermato la punta Lewandowski, hanno comprato Reus, la novità più interessante della Germania agli ultimi Europei. Attirano giocatori e pubblico, lo stadio da 80 mila posti è sempre pieno. Ci sono 54 mila abbonati. Mancava l’esperienza. Padroni in casa, imbarazzanti nelle Coppe: nel 2011-2012, fuori al primo turno di Champions. Ultimi del girone e bollati con sufficienza da chi ha paura che il banco stia per saltare.
Sono tornati con un anno in più e hanno battuto il Real Madrid. Non solo, hanno fatto impazzire chiunque abbia guardato la partita. Piacciono, sono spregiudicati, veloci, divertenti. La Spagna autoreferenziale ha titolato “Modello Barça”, ma il Borussia è un’altra realtà. Non ha debiti, non spende più di quel che ha e deve solo stare attento a non rompere il giocattolo. Prima di DortmundSchalke, 200 arresti, quasi tutti tifosi avversari, pare esasperati dalla supremazia dei ragazzini. A inizio campionato qualche protesta per il caro biglietti, subito sedata con pacchetti famiglia. Dopo le rivoluzioni bisogna sempre stare attenti, ma questa squadra ha le gambe per correre verso il futuro. E per fortuna molti altri club la stanno inseguendo.