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 2012  ottobre 26 Venerdì calendario

VECCHIE VOLPI E PRIMEDONNE PARTE LA CORSA PER L’EREDITÀ DEL CAVALIERE [A 24

ore dall’annuncio si moltiplicano le ipotesi di candidatura] –
Quel friccico ner core . Rieccolo. Quel friccico della prima volta è tornato quando ormai sembrava troppo tardi, e che tutto l’amore infiacchisse. D’un lampo Silvio Berlusconi ha riassunto il calibro di genio assoluto. «Un colpo di genio», ha detto Francesco Pionati di Alleanza di centro. «Un genio anche null’uscita», ha detto Massimo Corsaro. Una scelta da «statista», ha detto Franco Frattini. «Da grande statista», ha rilanciato Filippo Piccone, coordinatore regionale del Pdl Abruzzo. Una scelta «eclatante», l’ha giudicata Osvaldo Napoli. «Storica», per Mario Landolfi. «Saggia», per una contenuta Alessandra Mussolini. «Generosa», per Lucio Barani. «Di grande generosità», per Renata Polverini. Macché, «di enorme generosità», per Daniele Capezzone. Un coro natalizio. Una gioia prorompente. Non si vedeva un simile scoppiettio dalla incontenibile vittoria alle Politiche del 2008. «Una decisione rivoluzionaria», secondo Guido Crosetto che, è giusto ricordarlo, era fra i pochissimi a chiedere le primarie, apertamente e da mesi. «Una decisione storica», secondo Mario Landolfi. «Un atto di coraggio», secondo Giancarlo Galan. «Una scelta lungimirante», secondo Altero Matteoli.

Bisogna cercarli con le torce, quelli scampati all’entusiasmo. Ecco, miracolosamente, uscire la parola «dispiacere» e precisamente dalla bocca di Antonio Martino, forzitaliano delle origini. Poi figuriamoci, dispiaciuti lo saranno tutti, forse si sono semplicemente scordati di dirlo. Prevale la ripartenza inebriante. «C’è un grande fermento», dice Giorgia Meloni. «Si rigenera il partito», dice la Polverini. Per Nunzia Di Girolamo siamo davanti «al predellino della Terza repubblica». Ci mettono dentro il becco anche quelli esodati dal Pdl, come Francesco Storace: «Berlusconi ha lanciato un messaggio di speranza». «Berlusconi ha indicato il futuro», proclama Vito Bonsignore dal Parlamento europeo. Un’epifania che trova compimento lirico nelle parole di Angelino Alfano, il beneficato massimo: «La scelta di ieri ha cambiato il domani»; e lo ha cambiato con «generosità, lungimiranza, visione». Non lo si direbbe lo stesso partito che fino a due giorni fa, nei suoi componenti più critici e rigorosamente anonimi, elencava i sintomi di disfacimento del ventennale leader: vecchio, stanco, mollo, spento, deluso, ottuso, addormentato, anche un po’ rincitrullito.

Erompe una scolaresca energizzata dall’assenza del maestro. Non erano ancora passate ventiquattro ore dal fatale annuncio, e già le candidature - lanciate o ipotizzate o minacciate - erano intorno alla decina. Alfano candidato ad honorem. Galan candidato per i liberali come annunciato qualche tempo fa proprio alla Stampa . La Santanché candidata a dare sugo e peperoncino, e infatti subito ha specificato di non aver paura di Alfano, e in testa le frulla un programma che è «l’esatto opposto di quello del segretario». Stefania Craxi si candida, ma soltanto se saranno primarie aperte. Alessandra Mussolini ci sta «pensando». Crosetto ci sta «pensando» ma non vorrebbe tagliar la strada ad Alfano. «E chi non ci sta pensando?», ha chiesto retorica la Polverini. Ci sta pensando la Meloni perché qualcuno proveniente da An dovrà ben candidarsi (anche se Adolfo Urso e Andrea Ronchi, oltre a Matteoli, si sono già proclamati alfaniani granitici). Stefano Caldoro, anche lui, ci sta pensando e seriamente ed è la «soluzione migliore», ha detto tal Sergio Nappi a nome dei consiglieri regionali campani. Ci sta pensando l’ultima delle Amazzoni, la Michaela Biancofiore (ma se alla fine non si presenta, il suo candidato del cuore è Frattini). Ci sta pensando Roberto Formigoni, che non si arrende mai, nemmeno all’evidenza, e si è preso giusto qualche settimana per rifletterci sopra.

Senza nessuna offesa - è una metafora del dinamismo - hanno slegato i cani. Mario Mauro vuole «una grande nave» con Italia futura di Montezemolo e con Oscar Giannino. Pionati dice che Pier Ferdinando Casini ora deve tornare nel centrodestra. «Il campo è arato», i moderati lo seminino, invita Gaetano Quagliariello. La pensa così anche Raffaele Fitto. Mario Baccini, dei Cristiano-popolari, è pronto a rinegoziare l’alleanza col Pdl. Emilio Fede bussa al grande portone col suo neonato movimento: Vogliamo Vivere. Tutti dentro, tutti felici, tutti alla ricerca di un piccolo rinascimento personale. Tranne uno: «Non parteciperò a queste primarie, considero quest’esperienza finita e sono stato fra i primi a dire che il ciclo politico di Berlusconi era finito. Il Pdl è un obbrobrio. Non partecipo alle primarie di un obbrobrio». Parole di Giorgio Stracquadanio.