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 2012  ottobre 25 Giovedì calendario

Siamo i più tartassati del mondo ma per i tecnici non è abbastanza - Secondo Eurostat,l’Italia ha un de­bito pubblico del 126% del Pil: il livello più alto dal dopoguerra ad oggi

Siamo i più tartassati del mondo ma per i tecnici non è abbastanza - Secondo Eurostat,l’Italia ha un de­bito pubblico del 126% del Pil: il livello più alto dal dopoguerra ad oggi. Nel frattempo,come ha ieri certificato l’Oc­se, la nostra pressione fiscale è salita al 45% del Pil, a causa delle nuove tassa­zioni che il governo Monti ha adottato, in particolare colpendo il settore im­mobiliare. Ciò ha provocato una cadu­ta del Pil attorno al 2,4%, poiché non è stata presa alcuna misura di rilancio nel settore edile e delle opere pubbli­che per controbilanciare gli effetti de­flazionistici della nuova tassazione. Ma se credete che possa bastare, vi sbagliate: nonostante la pressione fi­scale senza paragoni (la media Ocse è 34%) stia effettivamente affossando il Pil, senza produrre effetti sul debito, è di ieri l’ultimo capolavoro: in Parla­mento viene votato un emendamento che finanzia centinaia di migliaia di «esodati» e, invece di ricorrere a qual­che taglio di spesa, si stabilisce che la copertura avverrà con un tributo ag­giuntivo sui «ricchi», considerando co­me tali i contribuenti che hanno più di 150mila euro lordi di reddito annuo (i quali, nel caso di possesso di immobi­li, già pagano una aliquota fiscale mar­ginale del 60%). Insomma, il colmo: i ceti medi colpevoli di possedere quale bene tassabile dovranno finanziare gli esodati, a causa di una riforma delle pensioni fatta troppo in fretta da un go­verno tecnico che questi esodati ha dunque prima creato, poi messo sulle spalle dei contribuenti. E la spending review che doveva dare 10 miliardi di ri­sparmi di spesa? Non era questo il go­verno della Bocconi, i cui economisti sostengono che bisogna tagliare le spe­se, non aumentare le imposte, se si vuo­le evitare una rilevante depressione? La sinistra che si prepara a governa­re l’Italia in realtà detta l’agenda al go­verno Monti. E quando non riesce a far­lo in sede di elaborazione dei testi go­vernativi, lo fa dopo, in Parlamento. E il ceto borghese, i risparmiatori obera­ti di imposte, pagano il conto. Il pre­mier Monti ha appena dichiarato che se vincesse, in Italia, la sinistra (ossia il duo Bersani-Vendola) non ci sarebbe di che preoccuparsi, perché i nostri conti sono in sicurezza con la sorve­glianza europea. Se il mezzogiorno si vede dal mattino, l’unica cosa che si scorge sono nuove tasse per finanziare politiche di assistenzialismo. Il governo, per dimostrare che stia­mo centrando gli obiettivi, che Berlu­sconi non sarebbe stato in grado di rag­giungere, non fa più riferimento ai dati del bilancio effettivi. Considera, inve­ce, il bilancio corretto per gli effetti ne­gativi del ciclo economico. Si potrebbe osservare che la stessa cosa avrebbe potuto fare Berlusconi, che per altro non aveva intenzione di aumentare la pressione fiscale nella misura attuata da Monti e, certo, non avrebbe tassato pesantemente gli immobili per reperi­re il maggior gettito. Ma se Berlusconi avesse detto di centrare gli obbiettivi di bilancio perché lo depurava dagli ef­fetti negativi del ciclo ( si pensava a una riduzione del Pil fra lo 0,5 e lo 1% in con­seguenza delle due manovre corretti­ve attuate) si sarebbe detto che si tratta­va di finanza creativa. La soluzione di calcolare il bilancio al netto della riduzione di gettiti fiscali derivante dal ciclo economico mo­mentaneamente sfavorevole è accetta­bile; ma poiché ciò che conta sul mer­cato finanziario non è il deficit corretto per il ciclo, ma quello reale, che com­porta emissione di nuovo debito pub­blico, si sarebbe dovuta fare una cessio­ne di beni pubblici o stipulare l’accor­do con la Svizzera sulla tassazione dei capitali ivi imboscati, sull’esempio di Germania e Regno Unito. Esso ci avreb­be dato ( e ci potrebbe dare) almeno 25 miliardi una tantum e 3, poi, ogni an­no. In questo modo avremmo recupe­rato al bilancio 1,7 punti di Pil. Questo era nel programma presentato da Ber­lusconi al presidente della Repubbli­ca. Si è voluta seguire un’altra via. Ora ne vediamo le conseguenze. Si potrebbe affermare che, comun­que, il governo Monti ha attuato una coraggiosa riforma delle pensioni, che Berlusconi non era in grado di effettua­re a causa del veto della Lega Nord ( mi­steri della politica: la Lega che rifiuta il taglio delle spese). Ma ecco ora gli eso­dati, portato di quella coraggiosa rifor­ma, vengono messi sulle spalle dei soli­ti noti. Annullando in questo modo an­che l’unica riforma condivisibile di questo governo di tecnici.