Gianluca Di Donfrancesco 25/10/2012, 25 ottobre 2012
NELL’EUROZONA SALE SOLO IL DEBITO
Male l’attività economica, male i conti pubblici. La cura di austerity prescritta ai Paesi dell’Eurozona non produce i progressi sperati sul debito e per di più indebolisce il paziente. L’indice Pmi composito dell’attività industriale e dei servizi, un indicatore che spesso predice la dinamica del Pil, in ottobre è sceso ai minimi da oltre tre anni (a quota 45,8 da 46,1 di settembre). Sulla base di questi dati, Markit, la società londinese che li rileva, prevede una contrazione del Pil dello 0,5% nel quarto trimestre. A completare il quadro si sono sommati ieri altri due report. L’istituto tedesco Ifo ha fatto sapere che la fiducia delle imprese in Germania è scesa a sua volta a sorpresa. L’en plein è arrivato con i dati Eurostat sul debito pubblico della regione, che ha raggiunto il record del 90% del Pil.
A perdere colpi è soprattutto l’industria: il Pmi del settore manifatturiero è sceso da 46,1 a 45,3. Il terziario resta fermo, ma la lettura a quota 46,2 segnala comunque contrazione (l’attività economica è in espansione sopra quota 50). La produzione, fatta eccezione per il piccolo rimbalzo di gennaio, è in flessione da settembre del 2011. La fiducia delle imprese è ai minimi dall’inizio del 2009 - quando si era all’apice della crisi dopo il crack Lehman Brothers - e per far fronte al calo della domanda, si continua a ridurre gli organici.
La Germania vede il Pmi manifatturiero passare da 47,4 di settembre a 45,7. L’economia tedesca ha già frenato il passo nel secondo trimestre dell’anno, con un incremento del Pil dello 0,3% rispetto allo 0,5% fatto segnare nei primi tre mesi. Già lunedì, prima quindi che fossero diffusi i nuovi dati, la Bundesbank aveva fatto sapere di aspettarsi ancora crescita per il terzo trimestre, ma non nel quarto, quando il Pil tedesco dovrebbe fermarsi se non arretrare. L’economia tedesca paga insomma un dazio sempre più alto al peggioramento del clima economico dell’Eurozona. Il calo della fiducia misurato a ottobre dall’indice Ifo è il sesto consecutivo e porta il parametro ai minimi da febbraio del 2010, appena prima del salvataggio greco.
E per una volta, anche la Germania peggiora i suoi conti pubblici, come altri 19 Paesi della Ue. Il debito tedesco è salito nel secondo trimestre all’82,8% (dall’81,1%) a 2.169 miliardi. L’Italia ha raggiunto il 126,1% del Pil (a 1.982 miliardi) dal 123,7% del primo trimestre. Il record resta alla Grecia, a quota 150,3%, dal 136,9%, anche se in termini assoluti si tratta di appena 300 miliardi. Terzo in classifica il Portogallo (117,7% a 198 miliardi). Nell’Eurozona il debito pubblico è a quota 8.517 miliardi. Nella Ue a 27 è salito dall’81,4% all’84,9% del Pil a 10.840 miliardi.