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 2012  ottobre 25 Giovedì calendario

LE SCELTE DI IMPREGILO E LE SORPRESE DEI PREZZI BRASILIANI

Sono passati tre mesi dall’assemblea di Impregilo nella quale il Nuovo Che Avanza aveva battuto il Vecchio Che Resiste. A dare questo respiro alla loro proposta d’affari erano stati il costruttore romano Pietro Salini e l’ex banchiere della Goldman Sachs, Claudio Costamagna, alfieri del Nuovo contro i tutori del Vecchio, il gruppo Gavio e Mediobanca. Per l’assemblea, Salini promise di erogare un dividendo straordinario grazie alla cessione del 29,9% che Impregilo ha nella concessionaria autostradale brasilina EcoRodovias. Gavio, invece, aveva raggiunto un’intesa preliminare per vendere i due terzi di quel pacchetto al partner brasiliano Almeida per l’equivalente di 763 milioni di euro. Ma il candidato presidente Costamagna tuonò contro quella cessione parziale e quel prezzo: ben altro sarebbe stato l’incasso vendendo l’intera partecipazione EcoRodovias attraverso un’asta competitiva in regimi fiscali favorevoli. Impregilo aveva dei patti con gli Almeida? Il Brasile non avrebbe rinunciato al suo gettito fiscale? Ubbie. Salini aveva studiato il caso. Si poteva fare. E invece la promessa non è stata mantenuta.
Una volta presidente, Costamagna scopre che i patti sono patti, che l’asta non conviene, che l’Erario di Brasilia non ha l’anello al naso. Morale, agli Almeida vende lo stesso 19% già pattuito con Gavio per 765 milioni di euro, ma con un premio del 5% sulle quotazioni di Borsa, e non più dell’11,5. Costamagna si giustifica con il deprezzamento del reais, moneta della transazione. Resta che Impregilo fa il bilancio e paga i dividendi in euro. Ma c’è di più. La nuova Impregilo vende un altro 3,7% di EcoRodovias alla banca brasiliana BTG Pactual a 6,26 euro per azione, e cioè a un prezzo scontato dell’8,8% rispetto alle quotazioni. La media dei due prezzi in reais è molto simile all’offerta degli Almeida a Gavio. Basta questo a far sospettare un portage della BTG Pactual a favore degli Almeida? Non basta. Ma è chiaro che il Nuovo Che Avanza ha seguito la strada del Vecchio Che Resiste. Nebbia fitta, poi, sul maxidividendo. Ora si dice che deciderà il Consiglio l’anno prossimo. Ma perché allora fare promesse miliardarie in vista di un voto? E perché demonizzare l’avversario avanzando pubblici sospetti su appoggi surrettizi di Mediobanca all’amico Gavio, che non si sono mai visti? Sarebbe bastato far comprare a un amico il 9% di Impregilo in mano al fondo Amber, eppure Mediobanca, che in altri tempi avrebbe fatto (si ricordino i cavalieri bianchi pro Ligresti del 2002), adesso non ci ha nemmeno provato. Vorrà pur dire qualcosa sul Vecchio e sul Nuovo. Ma la difficoltà vera è il conflitto d’interessi che emerge in capo a Pietro Salini.
Tra la Salini, posseduta al 100%, e Impregilo, posseduta al 29,9% dalla Salini, c’è ora un patto per spartirsi i lavori. Pietro Salini, gestore di entrambe, assegnerà il meglio all’impresa dove prende il 100% del guadagno o a quella dove prende il 30%? Dal fronte romano si dice: i soci di Impregilo sapevano degli interessi di Salini, e l’hanno votato ugualmente. Pare di risentire Berlusconi: gli italiani sapevano del mio conflitto e mi hanno votato ugualmente. Vedremo se l’argomento basta all’Antitrust e alla procura di Milano. Certo è che, dopo la prova muscolare in assemblea, la parola dovrà tornare presto o tardi alle diplomazie. Purché qualcuno riesca a mettere sul tavolo qualcosa di convincente, lasciando a chi ci ha creduto la retorica del Vecchio e del Nuovo.
Massimo Mucchetti