Giorgio Meletti, Il Fatto quotidiano 25/10/2012, 25 ottobre 2012
Ma veramente la sentenza dell’Aquila è una follia come ce la raccontano? Veramente gli scienziati sono stati condannati “per non aver previsto il terremoto”? Veramente i magistrati aquilani hanno cercato un capro espiatorio da offrire al popolo come risarcimento della sciagura che ha provocato 309 morti il 6 aprile 2009, come nel Medioevo alla morte del re si decapitava il medico curante? (lo ha scritto il Washington Post)
Ma veramente la sentenza dell’Aquila è una follia come ce la raccontano? Veramente gli scienziati sono stati condannati “per non aver previsto il terremoto”? Veramente i magistrati aquilani hanno cercato un capro espiatorio da offrire al popolo come risarcimento della sciagura che ha provocato 309 morti il 6 aprile 2009, come nel Medioevo alla morte del re si decapitava il medico curante? (lo ha scritto il Washington Post). Niente di tutto questo. Siamo davanti a una non innocente falsificazione dei fatti. Il fenomeno si ripete ogni volta che la giustizia colpisce un appartenente alla classe dirigente esterno alla casta politica. Per due ragioni. La prima è che i leader politici scelgono i casi in cui additare i giudici al pubblico ludibrio, cosa impossibile quando vengono condannati i politicanti loro seguaci. Esempio: Pierferdinando Casini deve tacere quando condannano il sodale Totò Cuffaro per mafia, e si prende la rivincita sull’Aquila gridando: “Follia allo stato puro”. La seconda è che dopo aver digerito il fatto che la casta dei politici non è più intoccabile, ancora resiste la casta dei tecnici, dei manager e degli imprenditori. Non vogliono rendere conto, non accettano l’idea che l’esercizio del potere comporta anche una responsabilità, anche penale. L’Aquila è solo l’ultimo caso. Quando l’amministratore delegato della Thyssen Krupp, Harald Espenhahn è stato condannato a 16 anni per omicidio volontario per il rogo in cui morirono sette operai, un’affollata assemblea confindustriale gli tributò un’accoglienza trionfale, e il grido unanime degli imprenditori e dei loro giornali fu che “adesso nessuno verrà più a investire in Italia”. Quando i magistrati di Taranto hanno detto basta all’inquinamento dell’Ilva, il solito coretto degli opinionisti a gettone ha nascosto il fatto che l’imprenditore Emilio Riva era stato già condannato due volte per inquinamento, e ha intonato il consueto lamento: “In questo Paese, con questi giudici pazzi, non si può più fare industria”. E adesso L’Aquila, condanna a sei anni per omicidio colposo per gli scienziati accusati non di “non aver previsto il terremoto”, ma di aver esageratamente rassicurato la popolazione – più di quanto la scienza consentisse, ma esattamente quanto il capo della Protezione civile Guido Bertolaso chiedeva – alla vigilia del terremoto del 6 aprile. Dopo “non si può più investire” e “non si può più fare industria”, adesso in Italia “non si può più fare scienza”. Addirittura processiamo gli scienziati come ai tempi di Galileo. Guardiamo i fatti. La sentenza dell’Aquila è sicuramente criticabile e sarà probabilmente riformata in appello. Ma è falso che gli scienziati siano stati processati per non aver previsto il terremoto o che gli siano stati addebitati dei liberi pareri scientifici. La Commissione Grandi Rischi fu convocata all’Aquila il 31 marzo 2009 non per un simposio scientifico, ma per dare alla popolazione, impaurita dalla lunga serie di scosse, “tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane”. I giudici – forse sbagliando, ma non è questo il punto – li accusano di aver concordemente, senza che nessuno degli imputati sollevasse obiezioni anche dopo aver visto le notizie date con grande risalto da giornali e tv nazionali, fornito informazioni infondatamente rassicuranti. L’accusa di omicidio colposo non riguarda i 309 morti (quello sì che farebbe scattare l’effetto capro espiatorio) ma poco più di trenta vittime, quelle per le quali è stato accertato un legame diretto tra le rassicurazioni degli scienziati (“non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento”; “non c’è un pericolo, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole perciò uno scarico di energia continuo”) e la decisione di dormire tranquillamente a casa anziché andarsene altrove. Per documentazione di chi legge incollo qui l’elenco delle azioni addebitate agli imputati dall’accusa. Si può essere innocentisti o colpevolisti, la materia è complessa e molto opinabile, però il processo a Galileo non c’entra niente. Tutti quali componenti della Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, riunitasi a L’Aquila in data 31.03.2009 con “l’obbiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane”; per colpa consistita in negligenza imprudenza, imperizia; in violazione degli artt. 2, 3, 9 Legge n. 225 del 24.02.1992, degli artt. 5 e 7 bis Legge n. 401 del 09.11.2001, dell’art. 4 Legge n. 21 del 26.01.2006, dell’art. 3 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 23582 del 03.04.2006; in violazione altresì della normativa generale della Legge n. 150 del 7 giugno 2000 in materia di disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni; - effettuando, in occasione della detta riunione, una “valutazione dei rischi connessi” all’attività sismica in corso sul territorio aquilano dal dicembre 2008 approssimativa, generica ed inefficace in relazione alle attività e ai doveri di “previsione e prevenzione”; - fornendo, in occasione della detta riunione, sia con dichiarazioni agli organi di informazione sia con redazione di un verbale, al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, all’Assessore Regione Abruzzo alla Protezione Civile, al Sindaco dell’Aquila, alla cittadinanza aquilana, informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame, in tal modo vanificando le finalità di “tutela dell’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri grandi eventi che determinino situazioni di grave rischio”, - affermando che sui terremoti “non è possibile fare previsioni”, “è estremamente difficile fare previsioni temporali sull’evoluzione dei fenomeni sismici”, “la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore” e al contempo l’esatto contrario ovvero “qualunque previsione non ha fondamento scientifico”; - ritenendo che “i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile il rischio a breve di una forte scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”; - ritenendo che “non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento”; rilevando che “le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti di pochi millimetri e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture, c’è quindi da attendersi danni alle strutture più sensibili alle accelerazioni quali quelle a comportamento fragile”; - qualificando lo sciame sismico che interessa L’Aquila da circa tre mesi come un normale fenomeno geologico; esso “si colloca diciamo in una fenomenologia senz’altro normale dal punto di vista dei fenomeni sismici che ci si aspetta in questo diciamo in questa tipologia di territori che poi, è centrata attorno all’Abruzzo però, ha colpito un po’ il Lazio, un po’ le Marche, oscillata diciamo nella zona del centro Italia”; - affermando che allo stato attuale, non vi è pericolo, la situazione è favorevole perché c’è uno scarico di energia continuo, “non c’è un pericolo, io l’ho detto al Sindaco di Sulmona, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole perciò uno scarico di energia continuo, e quindi sostanzialmente ci sono anche degli eventi piuttosto intensi, non sono intensissimi, quindi in qualche modo abbiamo avuto abbiamo visto pochi danni”; - venendo così meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro qualità e alla loro funzione e tesi alla previsione e alla prevenzione e ai doveri di informazione chiara, corretta, completa; - cagionavano, in occasione della violenta scossa di terremoto (magnitudo momento MW = 6.3, magnitudo locale ML = 5.8) del 06.04.2009 ore 3,32, la morte di…. “. Qui il testo completo della requisitoria dell’accusa, unico documento di riferimento in attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza.