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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

LUCIA IN OSPEDALE NON SA CHE LA SORELLA È MORTA

Samuele Caruso ha agito in modo “barbaro e brutale”. Così Giuseppe Termine, il primario di chirurgia dell’ospedale Cervello di Palermo, ha definito gli almeno 20 colpi con cui ieri il ragazzo ha accoltellato la sua ex fidanzata, Lucia Petrucci, 18 anni, e ha ucciso Carmela, 17 anni, che aveva disperatamente cercato di difendere la sorella dalla furia omicida dell’uomo. Lo stesso modo barbaro e brutale con cui Caruso perseguitava Lucia da mesi. Era diventato uno stalker. Non riusciva a farsi una ragione che la sua ex ragazza non volesse più avere a che fare con lui. Appostamenti, telefonate, messaggi notturni sempre più deliranti e crudeli, come “ceneri sei e ceneri tornerai”.
TANTO CHE a detta di molte compagne di scuola del liceo Umberto I presenti ieri pomeriggio al sit-in organizzato davanti al teatro Politeama dal Coordinamento antiviolenza 21 luglio, la ragazza in estate si era recata in una caserma dei carabinieri per sporgere denuncia, magari proprio quella situata a pochi passi da casa, in via Uditore, dove è avvenuta anche l’aggressione . E questo sarebbe uno degli aspetti più inquietanti della vicenda: sempre secondo le amiche di Lucia, i rappresentanti dell’Arma, infatti, avrebbero dapprima tranquillizzato Lucia e poi le avrebbero semplicemente consigliato di cambiare la scheda nel telefono cellulare. La ragazza, da settimane, portava con sé due telefoni, uno con la scheda nuova e quello vecchio per comunicare con i genitori, all’oscuro sia della relazione con Caruso sia delle sue ripetute minacce alla figlia. Se venisse confermato, l’episodio sarebbe estremamente grave. Secondo le più recenti norme sullo stalking, infatti, l’organo di polizia è tenuto a chiamare la persona molestatrice e ammonirla, senza che per questo si instauri un procedimento penale. In questo modo il Questore invita l’autore degli atti persecutori a interrompere ogni interferenza nella vita della vittima e lo avverte che la ripetizione della sua condotta potrebbe assumere rilevanza penale. Contattati da Il Fatto, i carabinieri del comando di Palermo non hanno voluto rispondere, in quanto non era presente un ufficiale autorizzato a parlare con la stampa.
Quando ieri Lucia ha ripreso conoscenza ha chiesto più volte ai genitori notizie di sua sorella. Su consiglio dello psicologo, anche se in “buoni condizioni”, per il momento si è preferito non dirle la verità. Come ha rivelato l’autopsia effettuata ieri pomeriggio all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, la sorella Carmela è morta a causa di due violentissime coltellate alla gola, che le hanno tranciato la carotide.
IL COLTELLO usato da Caruso è stato ritrovato nascosto in un motorino parcheggiato in piazza Giotto, da dove il ragazzo è scappato salendo su un autobus. Si tratta di un modello “butterfly”, di quelli in cui l’impugnatura si apre in due andando poi a formare una custodia per la lama estremamente affilata. Uno strumento da assassino. Quello che ha confessato di essere Caruso ieri sera durante l’interrogatorio davanti agli inquirenti.
“Tigrotto”, questo il nomignolo usato dall’uomo nel suo profilo Facebook, ha dichiarato di aver perso la ragione pensando che Lucia avesse stretto una nuova relazione. Ma gli uomini della Procura non credono alla versione del raptus di follia e il pm Caterina Malagoli, che coordina l’indagine condotta dalla polizia, contesta il tentato omicidio e l’omicidio volontario premeditato , aggravato dai motivi futili e abbietti.
Caruso è un disoccupato, sbarcava il lunario facendo di tanto in tanto il barista nella periferia di Palermo vicino a via Oreto, dove viveva con il padre muratore, la madre casalinga e tre fratelli, mentre un altro è morto anni fa. Taciturno, fissato con il body building e amante dei gatti, aveva stretto il legame con Lucia proprio chattando sulle pagine di Facebook, l’unica cosa che avevano in comune. “Venti anni di mercificazione televisiva hanno consolidato una cultura sbagliata nella percezione del corpo della donna - dice al Fatto Giovanna Marano, l’unica candidata donna alla presidenza della Regione siciliana –. Il femminicidio è un problema gravissimo, che deve entrare con urgenza nell’agenda politica, con il potenziamento dei servizi sociali e l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole. Se fosse confermata la notizia secondo cui Lucia aveva tentato di fare una denuncia sarebbe un fatto gravissimo. Tutte le istituzioni devono mantenere sempre alto il livello di guardia tenendo in considerazione ogni richiesta d’aiuto”.