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 2012  ottobre 24 Mercoledì calendario

DALLA PASTA DI GAO ALLA FRAGOLA CILENA ECCO IL CIBO CHE SALVERÀ IL MONDO


Si scrive Salone del Gusto, si deve leggere, ormai, “congresso mondiale dell’agricoltura e del cibo sostenibile”. Perché quella piccola manifestazione, con pochi espositori, tutti italiani, che esordì quasi in silenzio 16 anni fa a Torino, è oggi diventata una kermesse che richiama le folle (200 mila visitatori, più di un quarto dei quali stranieri nell’ultima edizione, quella del 2010). E soprattutto dal 2004, da quando al Salone Slow Food ha affiancato Terra Madre, raduna negli spazi dell’ex stabilimento del Lingotto migliaia di contadini, di allevatori, di pescatori, di tutti i continenti. Finora le due manifestazioni erano rimaste in sostanza separate, con il Salone aperto al grande pubblico che poteva mangiare, bere, comprare, annusare. E Terra Madre riservata agli ospiti internazionali e agli “operatori”. E alle discussioni “alte” sul futuro del cibo. Da quest’anno
invece si fondono: e tutti i visitatori potranno conoscere e ascoltare gli allevatori andini, assaggiare (e in qualche caso anche acquistare) la pasta katta di Timbuctu e Gao (in Mali) o la fragola bianca cilena.
«Sì — spiega Carlo Petrini, fondatore di Slow Food — l’eccellenza della gastronomia del made in Italy viene affiancata dagli alimenti della tradizione prodotti dalle comunità dalle rete di Terra Madre. Una rete che usa tutti gli strumenti della modernità, ma che è fatta di esseri umani, in carne e ossa, che saranno orgogliosi di presentare i frutti del loro lavoro alla gente. Di spiegare come li producono, come vivono, come sono le loro terre». Insomma al Lingotto il pubblico potrà fare un viaggio attraverso i continenti senza macinare
troppi chilometri.
«Cibi che cambiano il mondo » è lo slogan, molto politico, scelto quest’anno. «Perché un nuovo rapporto tra l’uomo e la natura è il paradigma per uscire dalla crisi» aggiunge Petrini. Non a caso questa sera alle 18,30 al Palaolimpico per la cerimonia di apertura arriverà Josè Graziano da Silva, direttore generale della Fao, l’organizzazione dell’Onu che si occupa di agricoltura e alimentazione. E con lui ci saranno Dario Fo, Vandana Shiva e la famosa chef californiana Alice Waters. Domani alle 11 quando il Salone aprirà ufficialmente al pubblico ci sarà invece il ministro delle Politiche agricole Mario Catania che poi, proprio al Lingotto, incontrerà gli assessori di tutte le Regioni d’Italia per definire la strategia da seguire per la riforma della Pac (la politica agricola comune dell’Unione europea).
Se sovranità alimentare, agricoltura sostenibile, lotta
allo spreco saranno i temi forti della manifestazione, non per questo il Salone abbandonerà la sua tradizione di pantagruelica festa del cibo. Petrini lo conferma: «Non scherziamo, noi non rinneghiamo nulla. La responsabilità non è antagonista del piacere. Anzi è su questo che si costruiscono le condizioni per le nuove
politiche verso un mondo sostenibile
» .
Così quest’anno, vista la crisi, si inaugura la piazza della Pizza, si incrociano cucina e arti circensi nel Monferrato Circus, un grande tendone dove acrobati e chef si esibiranno in contemporanea. Avranno come sempre ampio spazio le
cucine di strada e un’enoteca con oltre mille bottiglie. Ma ci saranno anche gli chef star delle cucine più alla moda (anche se trovare spazio nelle loro cene o nei laboratori sarà un’impresa perché quasi tutto è esaurito da tempo): gli italiani come Massimo Bottura, Davide Scabin, Nico Romito (che per rimanere in tema farà però piatti con “gli scarti”) o il maestro Fulvio Pierangelini. Poi lo svedese Magnus Nilsson, uno dei capofila della cucina nordica, l’italo-francese Giovanni Passerini, le nuove stelle sudamericane come il peruviano Gaston Acurio o la brasiliana Roberta Sudbrack o il cous cous di Sid Alì Lahou. Cinque cene ripercorreranno la storia (e i piatti più famosi) della grande cucina italiana. E per chi vorrà farsi aiutare nella scelta dei migliori prodotti del Salone ci saranno a disposizione personal shopper di eccellenza: gli studenti dell’Università del Gusto di Pollenzo.