Maurizio Ternavasio, la Stampa 24/10/2012, 24 ottobre 2012
FUNGHI, PERICOLI E PRECAUZIONI
Lunedì a Pisa sono morti, avvelenati dai funghi, padre, madre e figlia. Quali sono i funghi considerati velenosi?
Quelli che sintetizzano sostanze tossiche per l’organismo umano. I sintomi che si manifestano, dopo l’ingestione, possono variare da lievi malesseri gastrointestinali fino alla morte. E non esistono regole empiriche per stabilire la commestibilità dei funghi: ogni esemplare va classificato sempre con assoluta con certezza. Mai fidarsi dei presunti esperti: gli unici che possono indicare con sicurezza quali siano i funghi da consumare sono gli Ispettorati micologici delle Asl.
Quello degli Ispettorati è un servizio capillare e qualificato?
Senza dubbio sì, in quanto ce ne sono ben 331 distribuiti nelle varie regioni, ma con un grosso, e per certi versi incredibile, limite: salvo rare eccezioni, questi enti rimangono chiusi nei weekend, cioè nei giorni in genere dedicati alla raccolta dei funghi.
Con che frequenza si verificano gli avvelenamenti?
In meno di tre settimane il Centro anti-veleni dell’ospedale Niguarda di Milano ha raccolto 250 richieste di consulenze tossicologiche in seguito all’ingestione di funghi, cui sono seguiti alcuni ricoveri di pazienti in condizioni molto gravi. Dal 1995 al 2011 solo in questo centro, all’avanguardia in Italia, sono arrivate 13.884 richieste di consulenza. Sempre nel medesimo periodo il Cav di Niguarda ha registrato 37 decessi e 15 trapianti di fegato, inevitabili quando la tossina del fungo distrugge irreparabilmente l’organo.
Quali sono le cause di queste disgrazie?
La prima è l’erronea consapevolezza di saper riconoscere i funghi commestibili. Cosa che in realtà avviene soltanto dopo un’esperienza di anni. Ma in ogni caso è sempre meglio non fidarsi delle proprie conoscenze e far controllare ciò che si raccoglie - il servizio è gratuito - dall’ufficio dell’Asl più vicina.
Quanti sono i tipi di funghi?
Ne esistono svariate migliaia. Dai più piccoli, invisibili a occhio nudo, cioè i micromiceti, a quelli più grossi, ossia i macromiceti, che finiscono sulla nostra tavola. Per quanto riguarda questi ultimi, bisogna chiarire un aspetto fondamentale: alcuni tipi mangerecci hanno specie molto simili che sono però velenose e che quindi possono portare a un’intossicazione.
Esiste una regola o una caratteristica significativa che possa contraddistinguere quelli buoni da quelli tossici?
Assolutamente no. Anche se si dice che i funghi bianchi siano tutti commestibili, e c’è chi afferma che quelli cresciuti sotto l’albero del castagno non possano invece essere tossici.
Qual è quello in assoluto più velenoso?
L’Amanita falloide è un fungo mortale assai diffuso ed è il più pericoloso esistente in natura a causa della tossicità elevata e di un polimorfismo che lo rende somigliante a molte specie: da qui il nome di «Coppa della morte» e di «Angelo sterminatore».
La tecnologia dà una mano in merito?
Per non correre il rischio di rimanere vittima di casi d’intossicazione, basta scaricare l’app «Edicola Salute» disponibile sul sito del ministero della Salute sia nella versione per iPad, sia in quella per Android. In esso sono contenute le dieci regole per gustare i funghi in sicurezza. Oltre a quella relativa al controllo del micologo, si consiglia di consumarne quantità moderate, sapendo che in quelli sott’olio si può sviluppare la tossina del botulino, di non somministrare funghi ai bambini e alle donne gravide e di mangiarli solo se ben cotti e in perfetto stato di conservazione. Inoltre meglio consumarli entro 48 ore dalla loro raccolta, tenendoli comunque in frigorifero, sbollentarli prima del congelamento (cucinandoli entro sei mesi), non raccoglierli vicino a strade o centri industriali e non regalare quelli raccolti, se prima non sono stati controllati.
Cosa si deve fare in caso di malessere?
Nel caso in cui si presenti vomito, diarrea o altri sintomi di un’intossicazione, è bene contattare immediatamente un centro antiveleni o recarsi al pronto soccorso portando con sé i resti dei funghi – sia cotti, sia crudi – o gli scarti della loro pulizia.
Con che tempi si verifica l’intossicazione?
L’intervallo di tempo varia dalle 6-8 ore fino alle 12-24 ore dalla fine del pasto. Il danno è in genere grave, in quanto l’organismo risponde con ritardo all’ingestione delle micotossine che, indisturbate, procedono la loro azione lesiva. Così, al manifestarsi dei primi disturbi, non sempre è facile ricondurre la causa all’ingestione dei funghi; e, sebbene possa talvolta risultare possibile, è raro trovare una cura, dal momento che gli organi sono stati già lesi. Nel caso di Amanite falloide, a secondo della costituzione fisica del soggetto, i sintomi possono comparire anche dopo un paio di giorni.
A Cura Di Maurizio Ternavasio