Roberto Giardina, ItaliaOggi 24/10/2012, 24 ottobre 2012
I TEDESCHI AMANO IL NOSTRO CHINOTTO
Sono stravaganti questi tedeschi. Producono decine di bitter ottimi, e a fine cena ordinano un Fernet Branca, un Averna o un amaro Lucano. Li hanno pronti non solo i ristoratori italiani ma perfino le Kneipe, le osterie. Possono scegliere tra un’offerta infinita di schnapp, le loro acquaviti, ai frutti di bosco, dal ribes al lampone, oppure all’albicocca, alla prugna, alla pera, e invece chiedono una grappa, e ne conoscono le varietà più pregiate e costose.
E ora a Berlino e altrove va di moda il dimenticato chinotto, che conosce un successo sorprendente, tanto che la produzione non riesce a far fronte alla richiesta.
L’analcolico è stato riscoperto da qualche stagione in Italia, i turisti tedeschi lo hanno provato in vacanza, sulla Riviera Adriatica o sul Tirreno, e adesso lo consumano anche a casa loro. Un fenomeno che ha incuriosito la Welt am Sonntag, che ha dedicato al chinotto un’intera pagina, e un’approfondita inchiesta, andando a ricercare i pochi agricoltori che coltivano le piante in Liguria.
La data di nascita del chinotto è incerta, risale probabilmente intorno al 1932, negli anni della grande crisi, inventato dalla Sanpellegrino. Oppure dalla Neri di Capranica, in provincia di Viterbo. Un ricordo dell’era in cui in Germania e in Italia, sotto nazismo e fascismo, si doveva fare a meno dell’americana Coca-Cola? Allora si consumava anche la spuma, che decenni dopo continua a sopravvivere, preferita da qualche anziano, e si faceva l’acqua minerale in casa con le bustine, o l’aranciata frizzante con le polverine.
Ora, l’Italia esporta il chinotto in tutto il mondo: lo produce sempre la Sanpellegrino, insieme con la Nestlè, con il nome «Chinò», e la Neri, che ha ideato una bottiglia dallo stile vagamente rétro che piace ai tedeschi, e perfino la Coca-Cola, che ha messo sul mercato un «Fanta Chinotto», più dolce della versione originale.
La ditta Abbondio, scrive la Welt, ha intuito quel che cercano i consumatori, e ha ideato una bottiglia rétro con una pin up sull’etichetta, che certamente non piacerà alle femministe. Viene prodotto esclusivamente in Italia, a parte una versione abbastanza simile venduta a Malta sotto il nome di «Kinnie». Una tendenza nostalgica?
Ma il chinotto viene ordinato soprattutto dai giovani che non pensano al passato. Per loro conta il gusto. Una bevanda senza controindicazioni? Sì, anche se, avverte il domenicale tedesco, contiene più caffeina della Coca. In quanto a calorie siamo quasi alla pari. I barman dei locali più frequentati di Berlino offrono adesso anche cocktail a base di chinotto: pochi ordinano ancora un Cuba Libre, e chiedono invece una chinovodka. Oppure, lo si mischia con il rum, con il gin, perfino con lo spumante. I nuovi cocktail si chiamano Savona libre o Liguria libre, in onore della regione che produce la maggior quantità di frutti. Qui, il chinotto arrivò nel XVI secolo portato dalla Cina da alcuni mercanti.
«Da generazioni la mia famiglia coltiva chinotto», dichiara l’agricoltore Gian Pietro Pamparino, intervistato dal settimanale tedesco. «Per lungo tempo è stato un frutto dimenticato, usato al massimo come candito dai pasticcieri, ma ora lo richiedono tutti. Il prezzo sale, ma la terra è quella che è. In Liguria c’è poco spazio». La pianta, poi, spiega Pamparino, è capricciosa, soffre per le mutazioni climatiche, e a volte dà pochi frutti. In media, la produzione in Liguria non supera le 20 tonnellate. Attenzione alle imitazioni, avvertono i tedeschi. In molte bottiglie invece di autentico chinotto ci si accontenta di estratti, mescolati con limonata o Coca.