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 2012  ottobre 24 Mercoledì calendario

«FATE L’AMORE, NON IL PORNO» CAMPAGNA USA DI UNA DISINIBITA


A New York c’è una donna che ha deciso di iniziare una crociata contro le pratiche sessuali ereditate dal porno. Si chiama Cindy Gallop e non ha niente della puritana attempata che uno si aspetta di incontrare: «Faccio l’amore con ventenni seducenti», spiega questa cinquantenne vestita di cuoio, sdraiata sul divano del suo loft di Chelsea decorato come un bordello degli anni 80.
Stesa di fianco a un alligatore dorato, firmato Gucci, questa ex pubblicitaria spiega che ormai i giovani amanti, consumatori di porno online, sono così fissati con i modelli proposti dai siti dove impazzano eiaculazioni sul viso e pratiche anali, fino a farne un modello abituale di comportamento a letto.
«Quando ero giovane era naturale per i miei partner chiedere se il rapporto mi aveva soddisfatto, ora la questione non si pone più», ha spiegato di recente. Per questo Cindy Gallop ha deciso di lanciare il suo sito intitolato «Make love not porn», cioè «fate l’amore, non il porno», per lottare contro i cliché di questa generazione educata sessualmente dai siti sexy su internet.
Gallop insiste sul fatto che, se per lei alcune posizioni non sono di per sé riprovevoli, la dittatura del porno ha, però, terribilmente impoverito i rapporti sessuali. Per questo incoraggia i suoi internauti a postare i loro film erotici per esplorare altre pratiche, altri approcci che non la meccanica della dominazione delle posizioni imposte dall’industria del porno della San Fernando Valley.
«Voglio mostrare che il sesso può essere tenero o divertente. Promuovere un porno aperto, essere lo Hugh Hefner (il fondatore di Playboy) del XXI secolo porta alla sdrammatizzazione del sesso e, quindi, a parlarne ancora e ancora».
Ma discutere di pratiche sessuali apprezzabili o meno non è impresa semplice in un paese pudico: «Prima la conversazione con i genitori verteva sui cavoli e le cicogne, poi sull’amore tra gli altri. Oggi, invece, quello che i genitori devono dire ai loro figli è: so che guardi i filmati porno sui siti internet, ma non è obbligatorio copiare queste pratiche se tu non vuoi».
Il puritanesimo della società americana che considera il sesso un tabù spinge sempre di più i giovani americani verso pratiche sfrenate ispirate dal web. Un fenomeno che, pur in assenza di statistiche, probabilmente travalica i confini americani. Il web insomma sta creando una vera e propria generazione porno 2.0.
Frugando nel sito della Gallop si incappa subito in una sorta di vademecum, che sfata i luoghi comuni delle pratiche offerte nel sesso online. L’autrice spiega così, per esempio, che se nel mondo del porno l’eiaculazione sul viso sembra una pratica apprezzata da tutte le parti coinvolte, nella vita reale le cose non vanno esattamente così: ci sono donne a cui piace e donne a cui non piace, così come uomini a cui piace e anche uomini a cui non piace. Insomma, spiega l’autrice, è una scelta personale. E proprio snocciolando l’intera galleria di pratiche più comuni nei video porno, vengono smontati uno per uno i luoghi comuni: che le donne debbano depilarsi completamente l’inguine (perché nel porno va così), che il sesso anale sia una pratica universalmente apprezzata, così come il linguaggio scurrile durante il rapporto sessuale.
Il prezzo da pagare, se le persone non sono attrezzate mentalmente su questa questione, può essere alto.
Come quello pagato da una ragazzina americana cresciuta nella borghesia repubblicana di Minneapolis che, per non aver saputo dire di no al giovane compagno, si è trovata a uno spettacolino nel Lower East side di New York dove, per la modica cifra di 1.400 dollari, un travestito si esibiva in un porno burlesque estremo a base di bandiere che uscivano da orifizi e pratiche con le feci. Una scelta, in questo caso, imposta da gusti non suoi. Conclusasi con una montagna di lacrime.