Stefano Sansonetti, ItaliaOggi 24/10/2012, 24 ottobre 2012
I CINESI PUNTANO AL DIGITALE ITALIANO
Aspettano che l’agenda digitale italiana entri nel vivo. Comprensibile, per una società che fa dell’informatica e delle telecomunicazioni il suo core business. E che vede nelle mosse del governo italiano la premessa per lauti guadagni futuri. Il fatto è che Huawei, colosso cinese dell’Ict, non ha sempre convinto altri paesi della bontà delle sue mosse.
Questioni di sicurezza nazionale e di dumping, che spesso sono state opposte al gruppo fondato da Ren Zhengfei, un ingegnere che ha passato buona parte della sua vita lavorando per l’esercito cinese. In Italia la presenza di Huawei si è fatta incisiva. La società sta seguendo attentamente tutto il percorso dell’agenda digitale, a partire dalla nomina del direttore dell’apposita Agenzia, che dovrebbe completarsi nell’arco di qualche giorno. Una poltrona per la quale è stato anche fatto il nome di Roberto Loiola, vicepresidente per l’Europa occidentale del gruppo cinese. Magari si tratta solo di un rumor, ma la voce fa capire che i cinesi vogliono essere della partita. Con la prospettiva di ampliare un fatturato in grande crescita, visto che dai 152 milioni di euro del 2010 si è passati ai 290 milioni del 2011 e probabilmente si arriverà ai 380 milioni del 2012, almeno secondo le attese.
Ma perché alcuni paesi non si fidano di Huawei? Le tensioni maggiori, forse, si sono avute negli Stati Uniti, dove qualche tempo fa la House permanent select committee on intelligence del Congresso ha puntato l’indice sulla società, invitando le aziende americane a non rifornirsi da Huawei. Per la commissione ci sarebbero troppo rischi per la proprietà intellettuale, per la privacy dei clienti e in ultima analisi per la sicurezza nazionale. C’è poi un «caso» in Australia, dove Huawei è stata esclusa da una gara per il broadband nazionale, anche in questo caso, a quanto è filtrato, per tutelare la sicurezza nazionale. In Germania, poi, dove già da anni fornisce la tecnologia per la rete informatica che collega alcune realtà accademiche, il gruppo cinese sarebbe stato escluso da una gara per lo sviluppo della rete medesima. Per non parlare dell’Unione europea, che in base ad alcune indiscrezioni emerse nel recente passato avrebbe messo la società nel mirino per presunte pratiche di dumping. Cosa c’è di vero in tutto questo?
Huawei, contattata da ItaliaOggi, ha fornito una sua ampia versione dei fatti. Quanto agli Stati Uniti, la società cinese ha fatto presente che dopo le preoccupazioni sollevate dal Congresso è arrivata un’indagine della Casa Bianca che di fatto ne contraddice le allarmanti conclusioni. Un intervento, quindi, che per Huawei chiude la questione. In Australia il gruppo ha confermato che non parteciperà alla gara del broadband, ma ha tenuto a precisare che continua a mantenere buoni rapporti con il governo. Per quanto riguarda le preoccupazioni tedesche, invece, Huawei ha detto di non aver mai sentito alcuna lamentela sulla sicurezza degli apparati e delle soluzioni offerte. Anche se poi si è dichiarata disponibile a chiarire ogni dubbio relativo all’aspetto della sicurezza, esattamente come è stato fatto negli Stati Uniti. Infine, per ciò che concerne le attività conoscitive dell’Ue, la società cinese ha risposto molto semplicemente che al momento non risulta nessun caso aperto nei confronti di Huawei.
Insomma, il gruppo ostenta sicurezza, anche se è innegabile che qualche caso in giro per il mondo è stato sollevato. Ciò non toglie che l’interesse di Huawei in Italia sia massimo. Un partita, quella dell’Agenda digitale, su cui si concentra la competenza dei ministri dello sviluppo Corrado Passera e dell’istruzione e università, Francesco Profumo. I contatti sono in corso da tempo. Tanto per dirne una la tecnologia Huawei è utilizzata sulla rete di comunicazione a banda larga che garantisce il collegamento tra alcuni atenei italiani e centri di eccellenza. La gara per la fornitura degli apparti necessari è stata vinta all’epoca da Telecom Italia, guidata da Franco Bernabé, ovvero uno dei principali clienti di Huawei. Il cui appetito, in Italia, va crescendo.