Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 24 Mercoledì calendario

LA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO TERREMOTERÀ GLI EQUILIBRI EUROPEI


La polemica sulla legge di stabilità per l’anno prossimo, che il ministro dell’Economia considera vantaggiosa per la stragrande maggioranza dei cittadini, in contrapposizione a un’opinione opposta delle rappresentanze politiche, è fondata su un equivoco. Vittorio Grilli parte dal piano triennale di finanza pubblica, in cui era previsto un aumento dell’Iva di due punti, quindi computa l’aumento di un solo punto come un miglioramento, i partiti partono dalla situazione attuale e quindi considerano l’aumento dell’Iva come un onere, perché così verrà sentito da famiglie e imprese. Tutti sanno che le cose stanno così, ma insistono nella contrapposizione per presentarsi ai loro potenziali elettori come paladini dei loro interessi. Il calcolo elettoralistico, però, sembra destinato a non pagare, sia perché dopo un po’ di fuoco di paglia, la legge sarà approvata, magari con qualche rinvio a verifiche primaverili, che sarebbero comunque necessarie, come ha ricordato più pacatamente la Banca d’Italia, sia perché l’atteggiamento di partiti che sottolineano la loro contrarietà a norme che conseguono da una linea generale che hanno approvato appare sostanzialmente subalterno e ambiguo. In realtà nessuno può sapere in che condizioni saranno i conti pubblici in primavera, per l’incognita colossale rappresentata dalla linea di politica monetaria che adotterà l’America subito dopo le elezioni presidenziali. Molti attendono una svalutazione pesante del dollaro, rinviata per ragioni elettorali, più probabile in caso di successo del candidato repubblicano. L’effetto sulla stabilità della zona euro, e quindi sul costo del debito pubblico, sarebbe dirompente, per l’evidente asimmetria degli effetti di questa svalutazione nell’area centrale e in quella periferica dell’Unione. La scelta prudenziale adottata dal governo italiano è giustificata da queste preoccupazioni, di cui nessuno parla ma che sono al centro delle consultazioni tra le cancellerie. Se invece, magari accelerando gli accordi sulla vigilanza bancaria, si darà seguito all’attuale tendenza alla stabilizzazione, ci saranno risparmi sullo spread che potrebbero essere impiegati per evitare l’aumento dell’Iva o per introdurre riduzioni più che simboliche del cuneo fiscale sul lavoro. Questi sono i dati reali e tutti, a cominciare dai responsabili politici dei partiti della strana maggioranza, ne sono a conoscenza. Forse farebbero meglio a illustrare ai loro elettori di riferimento le condizioni necessarie perché le loro rivendicazioni possano essere accolte, invece di esercitarsi in intimazioni rodomontesche assolutamente sproporzionate ai risultati che possono ragionevolmente ottenere.