Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 20/10/2012, 20 ottobre 2012
SGARBI E GRILLO ALL’ULTIMA SBERLA
Opposti perché simili? Se le danno di santa ragione Vittorio Sgarbi e Beppe Grillo. L’odore di elezioni fa alzare i toni. Entrambi sono polemisti accesi, usano frasi a effetto, assaltano i nemici con bordate di contumelie, usano il web con disinvoltura, hanno schiere di estimatori fino al sacrificio e di detrattori acerrimi, si sono messi in politica in proprio (dopo la fase berlusconiana di Sgarbi): chi mi vuole mi segua.
Tanto simili ma su fronti avversi: Grillo spara su Sgarbi poi però prende a prestito certi suoi slogan («né con la destra né con la sinistra») mentre Sgarbi lancia il sasso («lui non è nemmeno laureato») poi ritira la mano, forse ricordandosi di essere stato testimonial del Cepu, l’organizzazione finita sotto inchiesta della magistratura per il modo in cui aiutava gli studenti a superare gli esami.
I ring tra i due sono il web, le dichiarazioni ai giornali, i comizi.
Perfino la nuotata di Grillo nello stretto di Messina è diventata oggetto di scontro.
«I simboli della Sicilia», dice Sgarbi, «sono i templi e non lo stretto ed è certamente materia mia e non sua. Vediamo comunque se riuscirà a fare come me che a Cefalù senza soldi e da solo ho superato il venti per cento. Per ora si è dimostrato solo un nuotatore che sta tra Mao e Mussolini».
Grillo risponde sornione: «Sgarbi quello dei talk show? I talk show sono frutto di una televisione controllata in ogni sua piccola parte dai partiti, sono spazi poco igienici dove chi partecipa viene omologato alle scorie del sistema.
Chi si siede su quella poltroncina, su quella sedia, è alla mercé di conduttori schierati che hanno due obiettivi: lo share e l’obbedienza al partito o allo schieramento di riferimento».
Però i dirigenti 5stelle hanno addirittura pagato per sedere nei talk show delle tv locali e ora sono sotto inchiesta della magistratura_. «Hanno sbagliato», risponde Grillo. «Io non pago, mi pagano», gli manda a dire Sgarbi.
Per Grillo chi è personaggio televisivo come Sgarbi è da bollare: «La televisione è in mano al potere costituito. O ti oscura o deforma il tuo messaggio. Entrare in uno studio in cui tutti, ma proprio tutti, sono contro di te e non hai neppure il diritto di parola, perché ti viene tolta al momento opportuno da conduttori prezzolati, è fare il gioco dei partiti. Almeno che tu non sia Sgarbi, con diritto d’uccidere_.».
Ma Sgarbi non ci sta: «questo signore ha ucciso in un incidente stradale tre persone, è stato condannato per omicidio, eppure ancora fa il moralista. Predica il concetto della casta e dice una marea di cavolate. Vorrebbe cacciare i politici perchè sono vecchi e così facciamo posto a lui che ha 65 anni? Ma di cosa stiamo parlando? Siamo all’ipocrisia più spudorata»
Poi un accenno alla diaspora che il movimento di Grillo ha subìto negli ultimi tempi, col clou del caso-Favia e del suo fuorionda televisivo: «Ho preso con me alcuni dei collaboratori che lui ha cacciato perché sono bravi e sanno usare la rete, ma aggiungo che, fuori dal web, c’è la realtà che lui ignora, la gente che vuole soluzioni, le difficoltà di ogni giorno. Non possiamo dargli sempre le solite menate».
Grillo non accetta lezioni. «Avete visto la fine miseranda che ha fatto il programma di Sgarbi fortunatamente fermato alla prima puntata, forse anche mandando in onda il monoscopio si sarebbe ottenuto qualcosa in più degli 8 punti di share che ha totalizzato».
Poi aggiunge: «Dovete sapere che un ragazzo siciliano ha gridato: «Viva Caselli, viva il pool antimafia!» durante un’esibizione periferica del condannato in via definitiva Sgarbi (6 mesi per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, cioè del ministero dei Beni culturali mentre il tribunale civile di Torino lo ha condannato a pagare 30mila euro di risarcimento per aver ingiuriato Marco Travaglio) è stato allontanato dalla forza pubblica, sequestrato e rinchiuso in una stanza. Le persone che hanno assistito alla scena, tranne rare eccezioni, sono rimaste a guardare. È un’Italia rovesciata. L’onesto è il disonesto. Il giudice è il ladro. Il pregiudicato è il parlamentare».
Le strategie sono differenti. Sgarbi cerca il knockout e attacca in modo forsennato, Grillo preferisce il lavoro ai fianchi e ospita sul suo blog gli anatemi dei suoi 5stellini contro il critico d’arte. Tra gli insulti più soft quello che definisce Sgarbi un «mentecatto impotente». Ma anche i due guru non sono da meno quando si affrontano direttamente.
«Cinque stelle»? mi ricorda solo un albergo di lusso», dice Sgarbi. «Né più, né meno. Grillo può fare nuotatine, più o meno ampie, ma con la politica non c’entra niente. E non c’entra neanche con l’anti politica, è un termine sbagliato che elude la realtà, non significa niente. Dire che la politica richiede onestà è scontato, ai limiti del banale. Non servono le patenti di moralità. Ma persone con una forte capacità morale. Occorre competenza e Grillo non ne ha. Come Di Pietro. Politicamente sono degli ignoranti».
Poi il critico rincara: «I movimenti come quelli di Grillo nascono dalle ruberie indegne degli altri, Fiorito non lo ha inventato Grillo, lui si limita a cavalcare l’onda, è un bravo nuotatore, ma nel momento in cui deve tradurre la protesta in fatti ed azioni concrete non esiste.»
Poi l’affondo personale, tipico di Sgarbi: «Se c’è uno che scopa male per quanto è grasso, brutto e puzzolente è Grillo. Si faccia i cazzi suoi invece di parlare di chi fa politica seriamente come me e Matteo Renzi. Grillo è ignorante come una capra».
Grillo manda Sgarbi a vaffanculo e la risposta arriva da Oliviero Toscani, un altro che non va giù leggero nelle polemiche: «Sgarbi ha finito col sesso da tanto tempo, è coitus interruptus, non ci arriva proprio. Dicono che sia così. A me me ne frega se Sgarbi è impotente o no, però non dice più cose intelligenti. Io voterò Grillo, sembra Goebbels quando parla, è un dittatore totale, ed è un momento in cui ci vuole uno così».