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 2012  ottobre 23 Martedì calendario

RAI...ZZISMO PUBBLICO


«Sono stupefatto che si sia scatenato tutto questo su una domanda che puntava a prendere in giro i cori razzisti e insultanti che i tifosi juventini hanno tenuto per tutta la partita». Cerca di giustificarsi, con queste parole, il giornalista Rai Giampiero Amandola, in forza al telegiornale regionale piemontese, autore del servizio che ha offeso tanti napoletani. Quei dieci secondi, andati in onda sabato sera nel tgr locale, lo hanno spinto nell’occhio del ciclone. Per quel servizio Amandola è stato sospeso dalla Rai. L’azienda si è scusata dell’accaduto annunciando di aver aperto un provvedimento disciplinare nei confronti del giornalista. L’ordine nazionale dei giornalisti, invece, lo ha convocato, oggi a Roma, per chiedergli spiegazioni sul suo comportamento. È finito nei guai per un suo commento ad una frase di un tifoso juventino, «catturata» fuori dallo stadio Olimpico di Torino prima di Juve-Napoli, andata in onda su una rete del servizio pubblico: «I napoletani sono ovunque, al nord, al centro, al sud. Un po’ come i cinesi», è la premessa del supporter bianconero intervistato. «E voi li distinguete dalla puzza, con grande signorilità», la risposta del giornalista che ha suscitato lo scandalo. Infine la replica (imbarazzata) del tifoso, «molto elegantemente, certo», mentre si sente Amandola, di spalle alla telecamera, ridere della propria battuta. Prima della sospensione, con il divieto di rilasciare interviste e dichiarazioni ai mass media, il giornalista Rai è stato raggiunto dall’emittente Radio Punto Nuovo. «Quella domanda è stata scambiata per un avallo di questi cori. Io prendevo in giro i cori scherzando sul fatto che “elegantemente” e “con grande signorilità” gli juventini distinguevano i napoletani dalla puzza. Se uno vuole sostenere i cori d’insulto, non li prende in giro con una domanda del genere», è la tesi spiegata al collega Dario De Simone. Confuso, ha cercato di fare lo scaricabarile: «Mi domando perché nessuno si sia indignato, quando nel servizio altri tifosi napoletani dicevano che gli juventini sanno solo rubare». Poi però la retromarcia e le scuse. «Comunque se qualcuno si è sentito offeso chiedo certamente scusa perché non era assolutamente mia intenzione ». Il clamore sollevato per quanto detto dal cronista sportivo non è l’unico strascico del post partita. Entrambe le società in campo sono state sanzionate per 7 mila euro. La Juve per alcuni cori razzisti e il Napoli per i danneggiamenti allo stadio provocati dai suoi tifosi. Altri 10 mila euro ai partenopei perché un loro magazziniere ha colpito con uno schiaffo uno steward allo stadio. La bufera mediatica del servizio televisivo di Amandola ha anche trovato sfogo poi nella rete e sui social network. Lunedì, su Facebook, sono nati decine di gruppi contro il giornalista, dove si chiedeva il suo licenziamento dalla Rai, ma anche un gruppo in cui si prendevano le sue difese perché «ha detto le cose che pensano tutti gli italiani». Raggiunto dal sito Linkiesta Amandola («Oggi mi cercano tutti, anche La Stampa), se l’è presa con i colleghi: «Sono stupito che i media abbiano voluto generare l’equivoco e creare un caso: è un esempio di pessimo giornalismo». E poi, ammiccando all’intervistatore:«Lo sai che ho ricevuto tante lettere di solidarietà?». Infine parole dolci per il capoluogo partenopeo: «Sono stato a Napoli è una bellissima città. I napoletani sono simpaticissimi. Ci sono volgarità anche in loro, ma è il tifo che le porta con sé». In passato Amandola era stato già segnalato all’ordine dei giornalisti (ma poi prosciolto), per un servizio su una manifestazione sindacale in cui lo si accusava di non rispettare la pluralità dell’in - formazione. Ultracinquantenne, viene descritto come un personaggio eccentrico. Dieci anni fa fece sapere (con un appello pubblicato su Panorama), il suo desiderio di paternità. Nessuna delle donne con cui aveva avuto storie - svelava - aveva condiviso con lui il desiderio di avere un figlio. E così, sul settimanale mondadoriano, annunciava di voler trovare una donna disposta a renderlo «semplicemente» padre. O come quel servizio, in onda sul Tg1 nel giugno 2011, in cui raccontando di una manifestazione culinaria piemontese ne parlava in questi termini: «La più grande fagiolata d’Italia, ventimila stomaci pronti a gonfiarsi di fagioli con le inevitabili, rumorose, dispersioni nell’aria...E non pensate a quei piccoli ordigni che sono i fagioli neri, qui ci sono i Saluggia, i migliori, diabolici da amare e rimbombare». Detto sempre con signorilità, si intende.