Sergio Rizzo, CorrierEconomia 22/10/2012, 22 ottobre 2012
LAZIO: SOLDI AI CONSIGLIERI, NON AI DISOCCUPATI
Dodici milioni. Ai gruppi politici del Lazio, che per bruciare tutti questi soldi hanno impiegato meno di un anno, i bonifici dalla Regione arrivavano a tambur battente. Mai un inconveniente. Mai un errore. Mai un ritardo. Esattamente il contrario di quanto accaduto a 300 disoccupati che hanno partecipato a un bando della Regione Lazio per finanziare piccole iniziative imprenditoriali. Sfortunatamente, vincendolo. Perché dei dodici milioni che in questo caso toccavano a loro anziché ai partiti, non hanno ancora visto un euro. Con l’aggravante che non sono nemmeno tutti soldi a carico del bilancio regionale. Siccome è un progetto europeo, metà del finanziamento arriva da Bruxelles a valere sui fondi comunitari. Dove siano finiti se lo chiedono tutti coloro che come Alessandro, un disoccupato che ha tentato di giocare questa carta, sono incautamente scivolati nel tritacarne. Condizione necessaria per accedere ai contributi, quella di essere senza un lavoro. E fin qui niente di strano. Ma lo status di disoccupato non è di per sé sufficiente. Serve anche una fideiussione bancaria a garanzia dell’anticipo. Una fideiussione? Da un disoccupato? «Naturalmente, ottenere la fideiussione si è rivelata impresa pressoché impossibile ? dice Alessandro ?. Com’è ovvio, infatti, i disoccupati non hanno reddito. Nemmeno la garanzia prestata dalle famiglie è stata giudicata sufficiente».Anche se può sembrare il contrario, i funzionari regionali non sono impazziti. È infatti prevista la possibilità di rivolgersi a una società di proprietà della Regione, la Unionfidi Lazio, per avere la sospirata fideiussione. «Peccato che, interpellata in merito ? aggiunge Alessandro ?, la Unionfidi dichiarasse di non avere alcuna convenzione in essere. E soltanto dopo mesi, in seguito alle pressioni della Confcommercio, la stessa Unionfidi è riuscita a ottenere una convenzione con una società finanziaria che comunque richiedeva garanzie personali o di parenti e amici».Superato questo piccolo ostacolo, l’iter può iniziare. Alessandro presenta la documentazione il 18 luglio 2011 e il 21 febbraio 2012, sette mesi dopo, gli viene concesso un contributo di 30 mila euro. Per incassare i quattrini bisogna però firmare una convenzione con l’assessorato, che viene stipulata materialmente l’8 giugno del 2012. Il bando dice che la Regione si impegna a bonificare il 40 per cento entro trenta giorni. Arriva l’8 luglio, e tutto tace. L’8 agosto, nessuna novità. L’8 settembre, ancora niente. L’8 ottobre, idem. Nel frattempo, il nostro disoccupato ha speso 6.500 euro, racimolati fra genitori e amici, per affittare un locale, comprare qualche suppellettile, allacciare la luce e il telefono? Il tutto perché c’è una delibera che pone come condizione per avere i contributi l’avvio dell’attività nel giro di un mese dalla pubblicazione degli elenchi dei beneficiari. E adesso Alessandro tira le somme: «Dunque, la Regione Lazio offre una possibilità ai disoccupati. Ma per cogliere tale opportunità, oltre che presentare una buona idea, i disoccupati devono dimostrare di possedere abbastanza denaro, o equivalente garanzia, da rimborsare parte del contributo: devono quindi rappresentare la curiosa razza dei ?disoccupati con i soldi’. La Regione valuta poi i progetti e assegna i contributi, richiedendo tassativamente l’inizio dell’attività entro trenta giorni. I disoccupati devono dunque impegnare ulteriori risorse. E quindi attendono il contributo. E attendono. E attendono. E attendono».Un destino che non è toccato né a Franco Fiorito, «Er Batman» di Anagni, né agli altri Superman del consiglio regionale del Lazio. Ma loro non erano certo disoccupati.
Sergio Rizzo