Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 21 Domenica calendario

LA SALVA-SALLUSTI È IN REALTÀ UNA SALVA-CASTA

E ora, ora, chi scenderà in piazza? Chi organizzerà manifestazioni giustamente indignate e trasversali, ora che la porcata che stanno preparando ha il nome imprescindibile di «salva Sallusti»? Sotto l’ombrello di una norma che doveva semplicemente evitare il carcere a un giornalista - come nel resto d’Europa - destra e sinistra stanno confusamente preparando una serie di norme disgraziate e liberticide che varrebbero dieci, cento, mille leggi anti-intercettazioni o anti-blog o anti-quello-che-volete, ma che in passato fecero scendere in piazza quelli che in genere scendono in piazza: e adesso però voglio vederli, i giornalisti e i blogger e gli intellettuali e i popoli viola e la-società-civile che si mobilitano tutti insieme come dovrebbero; voglio vederli che d’improvviso se ne fottono di dove scrivi tu e dove scrivo io e se odiano questo o odiano quello: perché è una battaglia di tutti, chiaro, limpido, solare. Voglio vederli perché c’è appunto questo particolare: Sallusti, il bieco Sallusti, roba da Libero e da Giornale, nome e personaggio che questa battaglia rende vincolante, non rimovibile, inizio e fine della questione. E allora chi scenderà in piazza? Che diranno i grillini? E il Pd? Che diranno i forcaioli ex-An che appartengono al disintegrando Popolo della Libertà? Come farà, il comitato di salute pubblica del Fatto Quotidiano, a giustificare una mobilitazione di fronte a un pubblico, il suo, che sul blog chiede che Sallusti marcisca dentro? Cioè: ma li avete letti gli emendamenti, le bozze di legge?
Vannino Chiti (Pd) e Maurizio Gasparri (Pdl) hanno proposto «almeno» 5 mila euro di multa più «almeno» 50 mila euro di riparazione (poi ridotte a 30 mila)più un risarcimento da stabilire via via. Filippo Berselli (Pdl) e Silvia Della Monica (Pd) vogliono che la multa possa arrivare a 100 mila euro. Gli stessi hanno pure proposto che gli autori di libri debbano comprare spazio su due testate nazionali in caso di richiesta di rettifica da parte di un presunto offeso. Antonino Caruso (Pdl) ha proposto che in caso di mancata o incompleta pubblicazione della rettifica ci sia una sanzione da 25 mila a 250 mila euro. Il gruppetto Li Gotti-Pardi-Belisario-Bugnano (tutti dell’Idv) ha proposto che le dichiarazioni e le rettifiche siano pubblicate sui giornali o altrove non una volta, ma per sette giorni consecutivi.
Il già citato Caruso vuole che la Legge sulla stampa sia applicata anche ai blog (due anni di carcere per chi non si registra) e svariati emendamenti chiedono che anche ai siti e ai blog, non fosse chiaro, siano applicate le nuove o vecchie norme sulla diffamazione. Il Pdl poi ha proposto la scemenza già denominata «anti Gabanelli» secondo la quale i giornalisti devono pagare di tasca propria e nessuna clausola contrattuale possa «manlevarli» e cioè far pagare gli editori. Bello, no? Naturalmente nelle pieghe di questo delirio ci sono anche idee savie e condivisibili, migliori o peggiori di come appaiono: resta che il precipitato di un’eventuale «Salva-Sallusti», quale che sia, riguarderebbe ovviamente anche le querele più stupide e trascurabili (senza contare le possibili e conseguenti cause civili) col risultato che tutti si metterebbero a querelare, confidando nella statistica: il che non solo ingolferebbe i tribunali, ma terrorizzerebbe i giornalisti (che nel dubbio, di volta in volta, non scriverebbero) mentre i cronisti più coraggiosi verrebbero visti come delle mine vaganti da direttori ed editori, che andrebbero giù di censura. Il tutto partendo da una carcerazione che non veniva disposta praticamente mai e che è stata applicata per espressa volontà dei magistrati che hanno fatto, istruito e giudicato la querela per «omesso controllo» contro Sallusti.
E allora chi scenderà in piazza, dato che la posta è altissima? Si lascerà che ogni protesta e manifestazione sia confinata all’area Libero-Giornale? Si lascerà che ogni manifestazione sia ghettizzata entro certi raduni teatrali naïf del centrodestra? L’altro ieri la Federazione della Stampa l’ha detta giusta, ha messo le premesse per una battaglia senza steccati all’italiana. Ha scritto: «Se, sotto il pretesto di una norma per evitare il carcere a Sallusti, la politica insisterà nel tentativo di varare una legge vendicativa verso tutti i giornalisti, sappia che troverà la stessa opposizione che ha incontrato nei tentativi di legge-bavaglio sulle intercettazioni». E questo sarebbe molto bello, ma noi siamo pessimisti di natura. Per quanto, come tali, chiediamo solo di essere smentiti.