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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

INVENTATE IL PPI E DATELO A MONTI

La sigla Ppi indica il Partito popolare italiano. L’aveva creato nel 1919 don Luigi Sturzo e il fascismo l’ha poi soffocato. Nel dopoguerra al suo posto è nata la Democrazia cristiana, il nostro partito moderato che ha governato, nel bene e nel male, sino a Tangentopoli. Oggi la Dc non esiste più, ma in Europa c’è il Partito popolare europeo, di fatto guidato dal cancelliere tedesco Angela Merkel. Il Ppe raggruppa partiti di centro, di centrodestra e di centrosinistra. Compresi il partito di Silvio Berlusconi e quello di Pier Ferdinando Casini.
Un Partito popolare italiano ci manca. E a mio parere i superstiti del Pdl, fondato dal Cavaliere nel novembre 2007, farebbero bingo a inventarlo. Sarebbe l’unico modo per smetterla di fabbricare danni al Paese e a se stessi. I danni all’Italia stanno sotto gli occhi di tutti. Il primo consiste in un paradosso davvero assurdo. Dopo aver accusato per decenni i comunisti italiani di voler arrivare al partito unico di colore rosso, oggi la nomenklatura del Pdl glielo sta regalando su un piatto d’argento.
Alla sinistra odierna, ai Bersani, ai Vendola, ai Renzi, gli orfani del Pdl concedono un’opportunità senza precedenti. E’ quella di essere il solo blocco politico più o meno compatto che nell’aprile 2013 si presenterà agli elettori. Ma senza un blocco alternativo il sistema diventa zoppo, s’inceppa, non funziona. Tutte le democrazie moderne si reggono sulla presenza di competitori contrapposti. Se esiste una sola alleanza, nel caso italiano quella di centrosinistra, il risultato è soltanto un disastro.
Provate a immaginare l’esempio più semplice. In un piccolo centro bisogna scegliere la nuova giunta comunale e il nuovo sindaco. Se davanti agli elettori si presenta un unico schieramento, il suo successo risulterà garantito. Ma potrebbe essere la vittoria dei peggiori. Nel municipio andrà a sedersi un signore o una signora del tutto incapace di fare il sindaco. Lo stesso guaio accadrà in Italia se il centrosinistra non troverà avversari.
In quel caso di chi sarà la colpa? Dei moderati di centrodestra che hanno lasciato campo libero alle sinistre. Vogliono questo i superstiti del Pdl? Se è così, la piccola storia dei partiti italiani non avrà nessun riguardo per loro. Verranno ricordati come un’accozzaglia di kamikaze all’incontrario. Gente da poco che si è immolata non per colpire il nemico, ma per favorirlo.
Oltre a fare il danno del paese, i naufraghi del partito di Berlusconi fanno del male a se stessi e all’intera area moderata. Ecco una verità che deve spingere alla riflessione il vertice del Pdl: Alfano, Cicchitto, Gasparri e i tanti colonnelli delle seconde e terze file. In questo autunno carico di incertezze, hanno un obbligo che viene prima di qualsiasi altro: fare anche loro i compiti a casa, per usare un’immagine diventata consueta.
Fare i compiti a casa vuol dire iniziare un’analisi spietata dei propri errori. E’ il passo imprescindibile per tentare poi di scoprire come rimediare agli sbagli compiuti. Il primo a fare i compiti deve essere il numero uno del Pdl, il cavalier Berlusconi. Ho sempre pensato che fosse un signore tutto sommato intelligente e capace, come aveva dimostrato da imprenditore e poi nella decisione di scendere in politica. Ma oggi Silvio è irriconoscibile.
Sta distruggendo la sua stessa figura. Seguita a dire tutto e il contrario di tutto. Non si decide a lasciare il campo. Il suo credito è al lumicino. La sua autorità politica è quasi scomparsa. Lo dimostra anche un piccolo episodio di questi giorni.
Il Cavaliere voleva andare in Sicilia a fare un po’ di campagna elettorale per il voto regionale del 28 ottobre. Ma il senatore messinese Domenico Nania, ex di Alleanza nazionale, gli ha detto che potevano fare a meno di lui. E Berlusconi è rimasto a casa. Il Cavaliere forse non si rende conto di trovarsi a un passo da una tragedia personale. Da grande costruttore di alleanze e formidabile raccoglitore di voti, è diventato una macchietta. Ma adesso il suo rischio vero è un altro: quello di scendere ancora di un passo. E trasformarsi nel distruttore del partito che ha creato e dell’area moderata che lo votava.
Oggi i voti previsti per il Pdl stanno calando a vista d’occhio. Gli ultimi sondaggi parlano di un fantozziano 14 per cento. Ben al di sotto della quota che si accredita al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, il 21 per cento. Questo significa che per il Pdl è già suonato l’allarme rosso. I capi del partito conoscono bene il disastro in arrivo. Eppure stentano a imboccare la sola strada che gli resta per evitarlo o attenuarlo.
L’unica via, quella giusta, ha come preliminare una domanda. In un mondo dove tutto cambia, è sensato tentare di far rivivere un soggetto politico morto o in coma? O forse la rinascita passa per un atto coraggioso: quello di gettare le basi di un partito nuovo, in grado di guidare la riscossa dei moderati?
Qualcuno potrà osservare che alle elezioni manca appena una manciata di mesi. Un tempo troppo breve per una rifondazione totale. Ma è un’obiezione da respingere. I superstiti del Pdl devono lavorare per un futuro più lontano dell’aprile 2013. Tuttavia, se vogliono far sì che l’avvenire non sia una chimera, potranno anche presentarsi agli elettori con l’abbozzo di un progetto chiaro e diverso dalla minestra riscaldata. Una sbobba che per di più si va riducendo nelle pentole di un partito destinato a sparire.
Il Bestiario suggerisce di creare il Partito popolare italiano, ma può essere qualunque altra costruzione. Il passo successivo è affidarlo a un leader in grado di sfidare il blocco avversario. Sempre il Bestiario consiglia Mario Monti. Ho letto che al 70 per cento degli elettori Pdl il premier non piace per niente. Ma a questi refrattari bisogna chiedere: preferite che le sinistre conquistino l’Italia o non è meglio che a fronteggiarle sia il tecnico che ha portato il paese fuori del baratro del fallimento?
Non vi piace Monti? Oppure lui non accetta di guidare un blocco politico? Allora, cari amici del Pdl, dovete scovare un altro leader e mettervi d’accordo nel sostenerlo. Lo spettacolo di oggi è tutto l’opposto. La nomenklatura del centrodestra appare infettata dal virus dell’auto - distruzione, una specialità che sembrava appannaggio soltanto della sinistra.
Per il momento hanno cominciato a insultarsi. Quando Angelino Alfano dà della “sfascista” a Daniela Santanchè, forse non si rende conto di aver varcato una porta che conduce a una storia tutta diversa. Certo, la rovente Daniela le spara grosse, però ricorda al proprio partito una serie di verità difficili da smentire. Alfano & C possono pure continuare a sputacchiarla. Il catalogo degli insulti è infinito. Tuttavia, prima o poi dalle offese si passa sempre alle botte.
Attenti a quel che fate, amici del Pdl, perché il crac è dietro l’angolo. Dopo non servirà piangere sulla spalla dei giornali amici. Lamentando che il Partito democratico, Grillo e la Lega vi hanno lasciato in brache di tela.