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 2012  ottobre 22 Lunedì calendario

La nuova borsa del medico Ecco cosa entra e cosa esce - Smart phone e tablet non so­no più prerogativa di diri­genti e yuppies dell’alta fi­nanza

La nuova borsa del medico Ecco cosa entra e cosa esce - Smart phone e tablet non so­no più prerogativa di diri­genti e yuppies dell’alta fi­nanza. Questi insostituibili aggeg­gi entrano anche nella grande ca­sa della Sanità, si infilano negli ospedali più avanzati o nella tradi­zionale borsa dei medici di fami­glia. Molto cambiata rispetto a quella del «dottore della mutua» di qualche decennio fa. Negli anni ’70 nei due scomparti della borsa di cuoio (rigorosamente regalata alla laurea) svettavano forcipe, si­ringhe, alcol e cotone, fiale di adrenalina, co­ramina, teofilli­na, vitamina b12, misurato­re di pressione, catetere, mar­telletto. Dieci anni dopo spunta l’oftalmosco­pio, il misurato­re della pressio­ne, il fonendo­scopio oppure il Vscan, un ap­parecchio a ul­trasuoni tasca­bile, che fa ve­dere e sentire meglio il cuo­re. Ora però as­sistiamo ad un salto genera­zionale perché il fonendosco­pio sta per andare il pensione: ver­rà sostituito con l’ ecografo smart­phone. Appoggiandolo sul pa­ziente, il piccolo cellulare potrà esaminare, in tempo reale e con elevata precisione, le malattie a ca­rico del collo, del torace, del cuo­re, dell’addome ed eseguire l’eco­grafia. Lo strumento costa qual­che migliaia di euro in tutto e me­dici sono disposti a sganciarli per svecchiare la loro valigetta di cuo­io salvavita. Basta guardare alla folla presente al Congresso della Società italiana di medicina inter­na (Simi) per rendersi conto dell’ interesse che suscita la nuova tec­nologia. Del resto, cosa c’è di più como­do ed economico di un palmare delle dimensioni di un quaderno che permette di eseguire le ecogra­fie al letto del malato? Qualche esempio. Il paziente ha difficoltà respiratorie? Appoggiando la son­da­sul torace sarà possibile indivi­duare se c’è acqua nei polmoni senza fare code in radiologia. Coli­ca addominale? Si verifica subito se si tratta di un calcolo renale o della colecisti. Il malato ha una gamba gonfia? Si scopre immediatamente se si tratta di una trombosi venosa. In futuro an­che il bambino nella pancia della mamma si potrà vedere con il pal­mare. «Saremo fra i primi in Euro­pa e insieme ai giapponesi nel mondo a usare un tablet per l’eco­grafia - annuncia soddisfatto Vin­cenzo Arienti, direttore della Me­di­cina Interna dell’Ospedale Mag­giore di Bologna, dove stanno spe­rimentando il nuovo sistema - . Piccoli ecografi sono già presenti in pronto soccorso - aggiunge Arienti- e il mini ecografo è in dota­zione anche nelle Unità Operati­ve di Medicina Interna». Il salto qualitativo è notevole: i grandi macchina­ri che co­stano dai-60 ai 120 mila euro diven­teranno obsoleti e saranno sostitu­iti dagli strumenti ecografici in mi­niatura come un computer porta­tile, un tablet tipo quaderno o ad­dirittura un cellulare, uno smart­phone. E questi piccoli ecografi, di medio o alto livello, si possono portare al letto del malato e anche a domicilio. «Sia il medico internista, il 118 o l’ambulatorio possono avvalersi per la visita di questi strumenti che vedono l’interno del corpo umano»spiega Arienti.Anche i co­sti degli apparecchi sono accessi­bili. «Si va dai 15 mila euro per il computer - spiega l’esperto - ai 5-6 mila euro per il tablet. E questi apparecchi permettono di fare eco di alta qualità e una diagnosi immediata al paziente, rapida, senza raggi, e in modo atraumati­co’. E se l’ecografia fa cilecca e non svela la causa del malessere? «Quando l’ecografo esclude una patologia, ci ri­sponde lo stes­so perché indi­rizza le indagi­ni con risparmi di tempi e tagli nei ricoveri ospedalieri». La tecnolo­gia c’è ma i me­dici saranno in grado di sfrut­tarla con com­petenza? «In una settimana o due di corso si può impara­re­a fare un’eco­scopia di pri­mo livello» spiega Arienti. Ma per garanti­re una rete dif­fusa di medici internisti pre­parati serviran­no almeno tre anni. Intanto qualcosa già si muo­ve negli ospedali. Il presidente del­la Società Italiana di Medicina In­terna, Francesco Violi, direttore della Iª Clinica Medica al Policlini­co Umberto di Roma spiega: «L’ uso dei palmari permetterà un grande risparmio di risorse e tem­pi di degenza senza contare che il paziente non verrà esposto a ra­diazioni e inizierà subito la tera­pia, evitando esami inutili».