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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

La guerra persa dei genitori contro il disordine dei figli - Amina, 16 anni di Kabul, e Kristall, 15 anni di New York, sono diver­se in tutto (religione, condizione sociale, modo di vesti­re, gusti musicali

La guerra persa dei genitori contro il disordine dei figli - Amina, 16 anni di Kabul, e Kristall, 15 anni di New York, sono diver­se in tutto (religione, condizione sociale, modo di vesti­re, gusti musicali...), eppure sono così simili da sembrare gemelle. Per avere la prova basta entrare nelle loro rispettive camerette. Ad accomunare Amina e Kristall, nell’era della globalizzazione, è un elemento che della globalizza­zione è allo stesso tempo causa ed effetto: il caos. La propria stanza come immagine plastica di un di­sordine adolescenziale. Che na­sce nella testa ed esplode negli ar­madi. A ogni ora del giorno e della notte, dai cassetti è infatti una con­tinua deflagrazione di mutande, magliette, maglioni, calze, cap­pelli, pantaloni e via abbigliando. Fin qui il settore-guardaroba. C’è poi l’inquietante capitolo de­dicato alla cosmesi dove rossetti, smalti per le unghie, piastra per i capelli (puntualmente dimenti­cata accesa), ciglia finte, fard, rim­mel si fondono in un’accozzaglia che fa tanto coiffeur pour dames ( ma pure gli hommes non scherza­no) . Solo che, al posto delle da­mes (e degli hommes ), ci sono quelli che una volta venivano chiamate teenagers e che oggi sa­rebbe meglio chiamare casina­gers , tanto è il casino in cui amano vivere. Colpa dell’ «occidente ca­pitalista »? della «crisi dei valori»? della «scuola»? della «famiglia»? della «società»? Tutte palle, buo­ne solo per tromboneggiare. Se così non fosse non si spieghereb­be come il fenomeno della «came­retta in disordine » rappresenti og­gi un dogma di comportamento trasversale a tutti i Paesi, dal­l’Oriente all’Occidente. «È vero, da New York a Kabul, passando per Milano, la0 foto­manifesto dell’adolescenza sen­za frontiere è rappresentata pro­prio dal caos che regna nelle ca­merette dei ragazzi- spiega lo psi­cologo, Giovanni De Biagi, che al caos delle stanze dei giovani ha dedicato numerosi saggi - . Quel disordine è il loro modo per dire: voglio i miei spazi, riconoscetemi la mia libertà, questo è il mio terri­torio... Esigenze avvertite dagli adolescenti di tutto in pianeta e in ogni epoca. La differenza col pas­sato è che i giovani di oggi posso­no rivendicare questi “ diritti“con molta più forza di ieri; con, in più, ottime possibilità di ottenere ciò che chiedono...». I genitori ci provano a fare argi­ne, ma dopo mesi e mesi di inutili tentativi («Hai ordinato la stanza?», «Guarda che se non metti a posto, oggi non esci...» e via minaccian­do): tutto inuti­le, dopo un po’subentra lo scora­mento e si alza bandiera bianca. Che vivano pure nel caos, peggio per loro. Una magra consolazio­ne può venire dall’ammirare le suggestive fo­to di Rania Ma­tar che pubbli­chiamo in que­sta pagina e che abbiamo tratto dal sem­pre ben infor­mato sito www. ilpost.it , fondato due anni fa da Lu­ca Sofri. Leggiamo dal pezzo che correda le foto: «Gli scatti di Rania Matar concedono uno sguardo fresco e senza filtri nelle stanze di 37 ragazze che vivono tra gli Stati Uniti e il Medio Oriente. È noto che il luogo in cui dormiamo è for­se­quello che più rispecchia la no­stra personalità, soprattutto du­rante l’adolescenza: queste foto ritraggono non solo volti ma carat­teri, stili di vita, problemi e ansie quotidiane, passioni e interessi; il­lustrano un momento di transi­zione, di forte affermazione di sé stesse e dei propri spazi persona­li ». «Ho osservato il passaggio di mia figlia tra l’infanzia e l’età adul­ta­racconta Rania Matar- e ho vi­sto quanto, sotto l’atteggiamento di sicurezza, queste giovani don­ne sono spesso fragili, impacciate e confuse. Da qui è nata l’idea di fotografare ogni ragazza nel suo spazio privato. Ho passato del tempo con ognuna di loro, in mo­do che si sentissero a loro agio, e ogni sessione fotografica si è tra­sformata in un momento di splen­dida e intima collaborazione». Ciò che ha colpito di più la foto­grafa è la fusione (e la confusio­ne) che avviene in queste stanze tra due mondi apparentemente in contrasto: quello dell’infanzia e quello dell’età adulta. «Posters di musicisti, leader po­litici o top model erano spesso af­fissi sopra a letti coperti di pupaz­zi - testimonia ancora la fotografa sul sito de Il Post - . Lo specchio è sempre una parte importante del­la stanza, un riflesso di ciò che la ragazza mostra al mondo ester­no; oggetti personali, fotografie, vestiti ovunque, miscugli caotici di rosa, nero, trucchi e cose a caso sembravano trasmettere un sen­so di sicurezza e calore alla stan­za, come un nido di difesa dal re­sto del mondo. Sono rimasta affa­scinata dalle somiglianze che uni­scono le ragazze di quest’età e che prescindono dalle differenze culturali, religiose e di back­ground ». Il caos delle loro camerette ci salverà?