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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

Ecco la corte di potere che finanzia Renzi - Un partito (i renziani) che si è sovrapposto al partito (il Pd), asfaltan­dolo

Ecco la corte di potere che finanzia Renzi - Un partito (i renziani) che si è sovrapposto al partito (il Pd), asfaltan­dolo. Un nuovo pote­re a Firenze, che in parte ha eredi­tato sponsor e appoggi dei salotti buoni (leggi: soldi) già contigui al Pd, ma in parte ha creato nuovi network di politica, affari, lobby. Dietro Renzi e dietro le sue costo­se campagne di rottamazione ci sono - molti allo scoperto, molti nell’ombra - importanti impren­ditori, famiglie storiche fiorenti­ne, banchieri, finanzieri, mecena­ti democratici, simpatizzanti ol­treoceano. Stando alle cifre uffi­ciali, la kermesse alla Leopolda del 2011 è costata 110mila euro, le primarie del 2009, 209mila euro, per «Adesso!», cioè la campagna per queste primarie, Renzi ha det­to che spenderà non più di 250mi­la euro. Poi però ci sono anche le altre cifre: un milione e mezzo di euro per le primarie con cui diven­ne sindaco e oltre 2milioni di euro per l’attuale corsa alle primarie, quella tra camper, palazzetti e, ogni tanto, un volo in jet privato, pagato dalla Fondazione Big Bang, guidata dall’avvocato di Renzi, Alberto Bianchi, altro buon raccoglitore di sponsor («È vero, come ci risulta, che Renzi ha comprato un pacchetto di dieci vo­li da 3mila euro l’uno, 30mila euro totali?», chiede il capogruppo Pdl in Comune, Marco Stella). La chiave di questa galassia ren­ziana si chiama Marco Carrai, il motore del camper, il nodo della sua rete. Coetaneo del sindaco, co­struttore cattolico, ciellino (suo cugino Paolo è l’ex presidente del­la Compagnia delle opere in To­scana), Carrai è il trait d’union di Renzi col mondo degli affari, l’esperto di fund rasing , la raccol­ta fondi. La dote portata a Renzi da Carrai è notevole. L’arruolamen­to dell’economista bocconiano Zingales si deve a lui, ma anche il love affair del sindaco con certi ambienti Usa si deve (anche) a Carrai, ottimo amico di Micheal Ledeen, intellettuale conservato­re membro della Foundation for Defense of Democracies di Washin­gton. Quando Renzi pranza con Tony Blair al luxury hotel St Regis di Londra,a tavola c’è anche«Mar­chino » Carrai, come sempre in questi casi. Il finanziere Davide Serra, il capo del fondo d’investi­mento Algebris, «l’italiano che dà del tu ai banchieri della City», è un link raggiunto all’inizio del 2012 con un cocktail di fund rasing a Mi­lano, al Principe di Savoia, mille euro a ospite (70 commensali), idea sempre di Carrai. Il prezioso aiuto è stato ben ricambiato da Renzi, che lo ha nominato presi­dente della municipalizzata Firen­ze Parcheggi ( che poi sponsorizza il Maggio fiorentino e altre mille at­tività culturali care al sindaco), ma anche consigliere d’ammini­strazione del Gabinetto Vieus­seux, ma anche consigliere della Cassa di Risparmio di Firenze, en­te azionista di Banca Intesa San Pa­olo. Sarà per questo che, si vocife­ra a Palazzo Vecchio, Renzi avreb­be ottenuto il sostegno dalla ban­ca dell’allora ad, Corrado Passe­ra? Possibile, anche se la stessa co­sa si dice dell’Unicredit dell’ami­co Palenzona. Nel board della Cassa di Rispar­mio fiorentina ci sono altri due renziani docg : il presidente, mar­chese Jacopo Mazzei, di antica fa­miglia patrizia fiorentina, e Bruno Cavini, membro del comitato di indirizzo della fondazione. Chi è Cavini? È il portavoce di Renzi, quello tirato in ballo dalle carte di Lusi, ex tesoriere della Margheri­ta, come presunto riscossore di fondi per Renzi (ipotesi mai com­provata). Oltre ai Mazzei, altre ca­sate fi­orentine hanno ceduto al fa­scino del sindaco in maniche di ca­micia (sempre bianca, alla Oba­ma). I Frescobaldi, i Fratini (im­mobiliaristi, centri commerciali), i Folonari (Giovanna Cordero Fo­lo­nari fu chiamata a fare l’assesso­re dal precedente presidente del­la Provincia di Firenze, Matteo Renzi), i pratesi Pecci tramite il congiunto Niccolò Cangioli, ma­nager della Elen spa, i Bini Sma­ghi, quelli del conte Lorenzo, ex consigliere della Bce nominato da Renzi presidente della Fonda­zione Strozzi. Bini Smaghi,tra l’al­tro, è figlio di una Mazzi e, dun­que, cugino del Mazzei presiden­te della Cassa di Risparmio. Una rete di sostenitori influenti, il salot­to buono fiorentino, più a loro agio con la sinistra all’americana del Renzi. Cui si sono aggiunti im­prenditori e manager. Come il gruppo Poli (imprenditori alber­ghieri e proprietari di tv locali), l’editore Mario Curia (Chiesa, Confindustria), Leonardo e Mar­co Bassilichi, della Bassilichi Spa, azienda che lavora per il Monte dei Paschi, il costruttore Andrea Bacci (già messo da Renzi a presie­dere quella Florence Multimedia che gli ha procurato un’indagine della Corte dei conti), Fabrizio Bartaloni, manager del Consor­zio Etruria, una delle aziende im­pegnate nei grandi lavori fiorenti­ni, Riccardo Maestrelli,imprendi­tore con l’azienda più importante di frutta e verdura alla Mercafir di Firenze, il mercato all’ingrosso. Fuori da Firenze il sindaco gode delle simpatie di Oscar Farinetti patron di Eataly ( che a breve apri­rà uno store proprio a Firenze, ne­gli spazi della libreria Martelli da poco chiusa), ovviamente Gior­gio Gori fondatore dell’impero Magnolia, poi il presidente di De Agostini Pietro Boroli, il vicepresi­dente del gruppo Viacom Interna­tional Media Network, Alessan­dro Campo Dall’Orto). O stilisti fiorentini come Ermanno Scervi­no, Ferruccio Ferragamo e Rober­to Cavalli, amici di Renzi. Qualcuno, come il tesoriere dei Ds Sposetti, uno che di soldi e par­titi ne sa parecchio, ha evocato fi­nanziatori americani e israeliani per Renzi. Dei rapporti di Carrai con l’ intellighenzia politica a Washington si è detto.L’altro atti­vo, sulla sponda «dem», è Giulia­no Da Empoli, già assessore di Renzi e inventore di parecchie idee renziane. Da Empoli ha rap­porti con Matt Browne, già diretto­re del think tank politico di Tony Blair e oggi nel Center for Ameri­can Progress del clintoniano John Podesta. Mentre per spiegare il fa­vore della stampa Usa su Renzi (il Time lo dipinse addirittura come l’Obama italiano),si fa il nome,co­me tramite, della Baronessa Bea­trice Monti della Corte Rezzori, presidente della Sant Maddalena Foundation di Firenze (finanzia­ta prima dalla Provincia ora dal Comune, sempre con Renzi), che ogni anno organizza un premio letterario Von Retzori con giorna­listi e scrittori americani. Sui finan­ziatori ebrei, siamo probabilmen­te nella fantascienza. Ma forse, al rottamatore più amato da nobili e finanzieri, non servono neppure.