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 2012  ottobre 20 Sabato calendario

Lottizzazioni, scoop, lecchini La televisione vista da Mimun - Istantanee e aneddoti, tanti. «Pensierini» dedicati alla maestra elementare, «la mia vera, unica, maestra, anche di giornalismo»

Lottizzazioni, scoop, lecchini La televisione vista da Mimun - Istantanee e aneddoti, tanti. «Pensierini» dedicati alla maestra elementare, «la mia vera, unica, maestra, anche di giornalismo». Parte dolce e carezzevole Ho visto cose (Mondadori, in uscita il 6 no­vembre), il nuovo libro di Clemen­te Mimun, direttore del Tg5 , una lunga carriera giornalistica alle spalle, prima nella carta stampata e poi tra Rai e Mediaset. «Trattare come meritano vigliacchi,mascal­zoni­e leccaculo che in questi qua­rant’anni mi sono trovato di fron­te o alle spalle, oppure trovare un giusto equilibrio tra storie, com­portamenti ed emozioni? », si chie­de l’autore nelle primissime ri­ghe. Tuttavia, per quanto si prefig­ga di usare mano leggera, la televi­sione vista da Mimun è diversa da come è stata raccontata dalla pub­blicistica più in voga. Così, «nono­stante abbia scelto di non offende­re nessuno, credo che con questo libro farò incazzare più o meno tut­ti ». Insomma, la memoria è una miniera. E la versione di Mimun il rovescio della medaglia. Mentre i giornali parlavano di «patto di san­gue tra Berlusconi e uomini dei vertici Rai» o di «fantomatiche strutture Delta», il direttore del Tg5 ricorda che la Tv di Stato «non era una filiale di Mediaset e per ac­certarsene bastava scorrere i pa­linsesti: Santoro, Fazio, Floris, Ga­banelli, Dandini, Berlinguer, Mannoni, Iacona, Annunziata, Mineo, fior fiore di professioni­sti... non certo berluscones». Dunque, un rovescio della me­daglia ruvido e spigoloso. Ma a vol­te smerigliato d’ironia. Come quando racconta il sistema di lot­tizzazione cialtrona ai tempi di Craxi. Era il 1990, Enrico Mentana era stato nominato vicedirettore del Tg2 e «il posto del capo degli speciali del Tg1 spettava ai sociali­sti ».Ma nelPsi non c’era accordo, chi voleva Giancarlo Santalmassi chi Paolo Bolis. Così la questione «fu portata davanti a Bettino Cra­xi, il quale per togliersi da ogni im­barazzo, decretò: metteteci Mam­muth. Non sapeva nemmeno il mio nome...». Le strade di Menta­na e Mimun erano destinate a in­crociarsi molto presto. Insieme con Lamberto Sposini compose­ro la troika della fondazione del Tg5 . Dove però alcune divergenze non tardarono a manifestarsi. For­te dei risultati, Chicco puntava sul­la cronaca, «mostro di Mi­lwaukee, mostro di Rostov, mo­stro di Firenze». Mentre Mimun voleva più politica ed economia. Così, poco alla volta, accolse gli in­viti a tornare in Rai. Dove pure eb­be vita dura, durissima, soprattut­to all’epoca di Letizia Moratti. Fu Baudo a convincerlo a resistere: «I risultati sono dalla tua parte, tira fuori le palle e non mollare». In Rai c’erano, e ci sono, anche professionisti come Vincenzo Mollica. Bravo, sapeva fare grup­po e aveva confidenza con gente come Fellini e Andrea Pazienza. «Gli proposi prima una vicedire­zione al Tg2 e poi al Tg1 , lui rifiutò entrambe: “Ti prego,preferisco fa­re ciò che faccio” ». Un altro simpa­tico nella sua cialtroneria era, ed è, Enrico Lucci. Nel 1997 non ave­va ancora sfondato ma Mimun vo­leva assumerlo al Tg2 . Altro rifiu­to: «No, nun accetto, però, te pre­go, nun me leva’ dall’elenco dei precari». L’arrivismo abitava al­trove. Era sempre al timone del Tg2 quando Pier Luigi Celli convo­cò una riunione editoriale. In quel momento,alla guida del Tg1 c’era Gad Lerner che guadagnava «uno sproposito più degli altri diretto­ri... per una presunta diversa qua­lità editoriale... Celli ci invitò a prendere posto»,ma Mimun rima­se in piedi. «Se altri guadagnano il doppio, spiegai, vuol dire che non sono all’altezza di stare allo stesso tavolo». Ben presto arrivò un sen­sibile aumento, anche se non suffi­ciente «per pareggiare i conti». Difficile pareggiare anche l’am­bizione di Lilly Gruber, astuta nel farsi aiutare per passare dal Tg2 al­l’ammiraglia. E poi, una volta lì, conquistare il ruolo di inviato prin­cipe durante la guerra del Golfo, sconsigliando «in modo tran­chant alcuni altri giornalisti degli esteri», da Ennio Remondino a Carmen Lasorella a Franco Di Ma­re. Stesso puntiglio Maria Luisa Busi. Ogni sera alle 19,01, dopo i ti­toli del Tg3 «mi faceva sapere... che era il caso di far qualcosa sul tal processo di mafia, sull’assem­blea dell’associazione dei magi­strati di Siracusa...». Uscita dal Tg1 durante la direzione Minzoli­ni, fece un programma su Raitre con ascolti minimali. «È la dimo­strazione che era il Tg1 a darle au­dience », non il contrario. Sì, in molti s’incazzeranno...