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 2012  ottobre 23 Martedì calendario

ALTAMURA E L’OCCASIONE PERSA DI AVERE IL SUO «JURASSIC PARK»

L’unico giocattolo che conservo ancora è un dinosauro e il primo pupazzo che ho regalato ai miei figli è, appunto, un dinosauro. Antico fascino per la preistoria, una sorta di collante tra le generazioni. Domanda: ma in Italia esistono degli importanti siti paleontologici? Probabile risposta: no! Oppure, sì, qualcuno sulle Dolomiti o a Pietraroja (il famoso cucciolo di dinosauro, Ciro). Il fatto è che ad Altamura, nel 1999, in una cava, sono state scoperte circa 30 mila impronte di dinosauro, risalenti a 65 milioni di anni fa. Questo sito è giudicato tra i più importanti al mondo, fra i primi due, per la precisione. Immagino l’obiezione: che ce ne facciamo di orme, seppure antiche? La scienza che studia le impronte fossili, l’icnologia, è affascinante, perché riesce a ricostruire l’albero genealogico dei dinosauri, con le varie ramificazioni. Insomma, i dinosauri non sono solo un legame affettivo tra generazioni, ma anche una via privilegiata attraverso la quale un bambino può diventare uno scienziato. Conviene investire in orme fossili, molto meglio del vintage.
Allora, come mai durante un week end non posso andare con la mia famiglia ad Altamura, a godermi il sito? In Germania o in Spagna ne esistono di siti simili, e tuttavia non così importanti, però ben tenuti, parchi tematici che uniscono il rigore scientifico al divertimento. Sono frequentatissimi e ogni anno presentano bilanci solidi. E noi? Si tratta, come si dice, di una lunga storia. La cava dove sono state trovate le impronte è di proprietà di un privato. Negli anni passati si è aperto un contenzioso tra le parti, pubblica e privata. Il sindaco di Altamura ha cercato di arrivare a un accordo tra le parti — in pratica: tu proprietario quanto vuoi? — ma in 10 anni niente di fatto.
Cavilli? Burocrazia? Strategie sbagliate? Nel frattempo che scegliamo quale delle suddette opzioni è la più verosimile, il sito versa in condizioni sempre più critiche, almeno bisognerebbe mettere in sicurezza le impronte fossili, ma niente, anzi si lamentano molte manomissioni dei resti. Ora, un anno fa circa l’onorevole Pino Pisicchio presentò un’interrogazione in merito, per un po’ di tempo ha girato una raccolta firme, insomma, l’opinione pubblica — anche attraverso associazioni volontarie — si è fatta sentire e finalmente, l’allora soprintendente Antonio De Siena dichiarò la sua intenzione di procedere all’esproprio, dopo, naturalmente, una stima del valore della cava. Stima che doveva essere effettuata, come si dice in gergo, dai competenti uffici. Bene, alla buon’ora.
Dopo un anno? Che succede? E dopo un anno non succede nulla, anzi, il sito peggiora, e l’onorevole Pisicchio presenta un’altra interrogazione (lunedì 8 ottobre 2012, seduta numero 698) dove chiede: come mai a un anno di distanza dall’avvio della procedura espropriativa di cava Pontrelli, la Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia non ha ancora reso nota la stima del bene in questione? Quindi l’onorevole Pisicchio da per scontato due cose: a) la procedura di esproprio è stata avviata b) la Soprintendenza è colpevole di non rendere nota la stima. Allora sentiamo il soprintendente: Luigi La Rocca. Il quale molto gentilmente mi spiega che: a) è subentrato da poco; b) la procedura di esproprio non è stata affatto avviata, l’allora soprintendente Antonio De Siena aveva infatti dichiarato: «L’intenzione di…»; c) l’amministrazione non è affatto tenuta a rendere pubblico il valore del sito: «È una trattativa che vede coinvolto un privato». La Rocca tuttavia ci tiene a precisare che i suoi uffici tecnici hanno avviato e quasi terminato la valutazione del bene. Quindi, forse…
Ora, sarà che durante la conversazione La Rocca mi è sembrato un po’ scorato, e dubbioso sul buon esito, ma tra le buone e cattive intenzioni e il normale iter burocratico, due cose sono sicure. La prima: quello che il Cretacico ha prodotto e mantenuto per 85 milioni di anni, rischia di degradarsi per sempre. La seconda: mi sa che non ci porterò nemmeno i miei nipoti a vedere questo sito, così unico al mondo, da essere unicamente inaccessibile.
Antonio Pascale