Roberto Coaloa, Il Sole 24 Ore 21/10/2012, 21 ottobre 2012
MEMORABILE PARTITA DI NATALE
Il Natale 1914 fu contraddistinto da un’originale tregua, una piccola pace, sul Fronte occidentale: soldati inglesi e tedeschi fraternizzarono nella cosiddetta terra di nessuno e giocarono a calcio, in quel "saliente di Ypres", noto per le sue tremende e sanguinose battaglie. La notizia di quel clamoroso evento giunse agli alti comandi dei due eserciti, che furono colti di sorpresa. Sir John French ebbe una reazione isterica, mentre Erich von Falkenhayn si affrettò a ordinare l’abbattimento sul posto del soldato. Quello strano armistizio, invece, durò quattro giorni e in alcuni settori i combattimenti ripresero addirittura dopo Capodanno. Il 19 dicembre 2004, l’associazione francese "Noël 1914" volle ricordare, dopo novant’anni, quella memorabile partita della "tregua di Natale". Fu organizzato un incontro calcistico a Neuville-Saint-Vaast, cittadina simbolo della Grande Guerra, dove sono sepolti decine di migliaia di soldati britannici, canadesi, francesi e tedeschi e fu edificato un Memorial.
Ora, con l’intento di informare il grande pubblico su come si amava giocare al pallone anche negli scenari atroci della Prima guerra mondiale, lo studioso Giorgio Seccia, membro della Società Italiana di Storia Militare, ci regala uno splendido libro, frutto di amore per lo sport, sostenuto da una solida conoscenza del periodo storico, con una straordinaria bibliografia, affiancata da fonti primarie e non solo. Importante, ad esempio, la serie di scrittori celebri che ci hanno lasciato testimonianze sul calcio nella Grande Guerra. Gabriele d’Annunzio è narrato con una serie di aneddoti poco noti. Ernst Jünger, tenente alla guida di una compagnia del reggimento di Hannover, racconta d’aver organizzato partite di calcio per risollevare il morale dei soldati tedeschi. E identificherà, da pluridecorato, nel «soldato d’assalto intelligente, rigorosamente disciplinato, forgiato nella lotta e nello sport», l’autentico eroe della Prima guerra mondiale.
Le propagande dei vari Paesi belligeranti usarono un linguaggio sportivo per descrivere il conflitto, convinte che la guerra non sarebbe stata un’immane e inutile strage. Con ottimismo quella guerra pareva una passeggiata, l’ultima partita da giocare con il nemico. Il 24 maggio 1915 La Gazzetta dello Sport aprì con un titolo a tutta pagina, più d’intonazione calcistica che bellicistica: «Per l’Italia contro l’Austria, hip hip hip hurrà!»
Il volume di Seccia è davvero imperdibile per il lavoro svolto sulle centinaia di biografie dei tanti calciatori scomparsi nella carneficina del 1914-1918. C’è il londinese James Robert Spensley, noto in Italia perché fondatore e portiere del Genoa Football and Cricket Club. Arruolatosi volontario come ufficiale medico nell’esercito inglese morirà in prigionia. Giuseppe Caimi, nato a Milano nel 1890, calciatore dell’Inter, ufficiale degli alpini, colpito a morte, il 14 dicembre 1917 a Cima Valderoa sul Grappa.
Commuovono le tante fotografie che arricchiscono il saggio di Seccia. In uno scatto dell’ottobre 1915, i giocatori del 16° Royal Scots fissano l’obbiettivo con sguardi fieri e sicuri. Pochi di loro torneranno a casa. È impressionante vedere quei volti belli e orgogliosi, di un’umanità derubata dalla sua gioventù, privata di ogni illusione e speranza, che desidera solo la pace. Per noi, quei ragazzi immortalati in fotografie d’antan resteranno sempre giovani, rappresentando l’esempio di un’Europa affratellata e solidale.