Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 22/10/2012, 22 ottobre 2012
TANGENTI E FINTI POVERI COSTANO 3 MILIARDI —
Hanno affinato la tecnica e così sono riusciti ad aumentare i guadagni. Illeciti, naturalmente. Perché in tempi di crisi economica le frodi sulla spesa pubblica hanno subito un’ulteriore impennata. Basti pensare che nei primi nove mesi del 2012 sono stati erogati ben 3 miliardi di euro a cittadini che non avevano i requisiti, quasi mezzo miliardo in più di quanto era stato percepito abusivamente nello stesso periodo dello scorso anno.
I funzionari
tra falsi e «mazzette»
Veri ricchi che si fingono poveri, persone sane che denunciano gravi malattie e grazie ai falsi certificati riescono a percepire le indennità, figli o fratelli che continuano per anni ad incassare la pensione del parente morto: ogni escamotage è stato sfruttato pur di strappare qualcosa allo Stato. Ma la «voce» più consistente rimane quella dei danni erariali causati dai pubblici dipendenti con oltre un miliardo e mezzo di danni contestati a quei funzionari e impiegati che hanno contribuito a prosciugare le casse di enti e società commettendo falsi e abusi, ma soprattutto intascando «mazzette».
È l’ultimo rapporto della Guardia di Finanza sugli «sprechi» a fotografare un settore che — nonostante l’impegno — continua ad essere in gravissima sofferenza. Nell’ultimo anno i controlli delle Fiamme Gialle sono diventati più mirati e questo ha consentito di individuare le «maggiori uscite» che in alcuni settori si trasformano in una vera e propria emorragia di fondi. Con casi eclatanti come quel signore lombardo che pur guadagnando milioni di euro è riuscito ad ottenere l’assistenza dovuta a chi è indigente. Ma azioni più incisive sono già state programmate per prevenire e soprattutto recuperare le somme.
Le truffe all’Inps
e il buco nel bilancio
Quella delle truffe all’Inps rimane la «voce» più critica con un buco nei bilanci che continua ad aggravarsi proprio in conseguenza di queste erogazioni concesse a chi non ha alcun titolo per ottenerle. Tra il primo gennaio e il 30 settembre scorsi sono state controllate 9.643 famiglie e sono stati scoperti ben 2.324 illeciti — la media di uno su quattro — con un esborso non dovuto che supera i 65 milioni di euro. Sono gli ormai famosi «falsi poveri», liberi professionisti e imprenditori che riescono a nascondere i propri guadagni e così finiscono ai primi posti delle graduatorie comunali quando si tratta di ottenere agevolazioni per mense scolastiche, per l’acquisto dei libri, per l’iscrizione dei più piccoli negli asili nido, ma anche sgravi su medicine e assistenza domiciliare.
Incredibile appare la vicenda dell’imprenditore con ditta a Busto Arsizio che dal 2007 guadagnava oltre due milioni di euro l’anno, ma percepiva un «contributo di sostegno al nucleo familiare» pari a 800 euro. Una cifra che gli è stata concessa dal comune di Cassano Magnago — dove risiede — nonostante avesse presentato una dichiarazione dei redditi mai inferiore ai 58mila euro annui.
In Veneto
record di «esenti»
Obiettivo dei controlli, come viene specificato nella relazione che illustra i risultati di questi primi nove mesi è quello di «evitare che preziose risorse vadano disperse o diventino preda di truffatori ed associazioni criminali, a svantaggio delle politiche di sostegno alle imprese ed alle famiglie che si trovano in difficoltà, proprio a causa della crisi economica e della recessione internazionale». I dati nazionali confermano infatti che in questo settore le mancate verifiche portano danni gravissimi alle casse dello Stato. Basti pensare che su 1.277 accertamenti effettuati, sono state presentate 1.505 denunce per un illecito esborso complessivo di oltre 65 milioni di euro. Ed è proprio sulla base di questo criterio che in Veneto sono stati effettuati i controlli sulla spesa sanitaria.
Le Fiamme Gialle hanno effettuato uno screening su undici Asl in tutta la Regione e hanno scoperto ben 8.377 casi di persone che, pur avendo un reddito alto, erano riuscite a ottenere l’esenzione dal pagamento dei ticket. Situazione analoga a Scafati, in provincia di Salerno. In questo caso ad essere denunciati sono stati undici funzionari del Comune che avevano fatto ottenere il «contributo assistenziale» a 153 persone «mediante falsi Isee, l’indicatore di situazione economica equivalente necessario per fornire i giusti parametri di reddito, che certificavano entrate pari a zero euro nonostante i cittadini avessero redditi di gran lunga superiori».
Le pensioni
dei parenti morti
Nei primi nove mesi del 2012 sono state 278 le persone che hanno percepito la pensione di un genitore o di un fratello deceduto. Uomini e donne che hanno occultato il certificato di morte e si sono regolarmente presentati agli sportelli per ritirare le somme. In alcuni casi hanno potuto godere della complicità dei funzionari, in altri hanno semplicemente sfruttato l’assenza di controlli da parte delle amministrazioni pubbliche. E così il danno per l’Inps è stato superiore ai 10 milioni di euro che si aggiungono agli oltre 2 milioni di indennità concesse nello stesso periodo del 2011.
Una procedura simile seguita da chi si finge invalido e riesce a ottenere altissime indennità. Quest’anno ne sono stati scoperti 358 (57 sostenevano di essere ciechi) che erano riusciti a ottenere complessivamente sette milioni e 600mila euro con una media di 21mila euro l’anno ciascuno. Entrata ben più alta di quella registrata nel 2011 quando furono scoperti 474 finti malati per un esborso di circa 5 milioni di euro, vale a dire 10mila euro ottenuti da ognuno.
Snack e patatine
per gli anziani
Quello della sanità si rivela un vero e proprio «buco nero» con frodi e sprechi che si dimostrano clamorosi. Nel 2011 un servizio «mirato» in Puglia aveva consentito di individuare una truffa da 125 milioni di euro. E anche quest’anno numerose verifiche sono state effettuate negli stessi luoghi.
Tra i casi più «remunerativi» c’è quello degli amministratori di un ospedale che «per ottenere finanziamenti dalla Regione hanno inserito nei bilanci voci di costo insussistenti rappresentando l’utilizzazione totale dei fondi assegnati». Ma l’aspetto più inquietante riguarda le forniture. Nonostante uno dei reparti fosse adibito all’assistenza per gli anziani, è stato chiesto il rimborso di derrate alimentari come snack, patate fritte e bibite gassate che i dipendenti, anziché fornire agli ospiti, avevano provveduto a rivendersi privatamente. E di aver anche ottenuto il rimborso per lavori di manutenzione degli immobili che in realtà non sono mai stati effettuati. La denuncia finale parla di un danno economico per le casse pubbliche pari a oltre due milioni di euro e di beni sequestrati per un valore complessivo di 2 milioni e 150mila euro.
Fiorenza Sarzanini