Vladimiro Polchi, la Repubblica 22/10/2012, 22 ottobre 2012
“LO STUDIO DEL CINESE AIUTA A FARE CARRIERA” BOOM DEI CORSI IN ITALIA
«Wo hui shuo hanyu». Sempre più italiani oggi possono azzardare questa frase: «Io parlo cinese». Tra istituti Confucio, università pubbliche e private, scuole superiori, medie e perfino elementari, sono oltre 10mila i nostri connazionali che quest’anno studiano il mandarino: una crescita costante. Un esempio? All’Orientale di Napoli gli studenti di cinese sono lievitati da 200 a 400 in meno di quattro anni. Avamposti della marcia del mandarino nel nostro Paese restano gli istituti Confucio, finanziati dalla Repubblica popolare cinese. Oggi sono 10: da Torino a Napoli. «Gli italiani che stanno studiando cinese nei nostri istituti sono 1.500 — fa sapere Zhang Linyi, consigliere dell’ufficio per l’educazione dell’ambasciata cinese — e questo per limitarsi agli iscritti al semestre in corso». Un dato in crescita ogni anno. Lo prova la curva degli iscritti all’istituto Confucio presso l’università la Sapienza: fondato nel settembre 2006, nei primi quattro anni ha registrato l’iscrizione di duemila studenti. «Negli ultimi due anni — spiegano all’istituto — abbiamo un aumento del 30 per cento degli studenti: ogni ciclo di corsi vede l’attivazione di 25/30 classi di diverso livello, per un totale di 350/400 studenti a semestre ».
Qual è l’identikit dello studioso di cinese? «Sono adulti, lavoratori e professionisti che vedono nello studio del cinese una possibilità di crescita in ambito lavorativo. Altri sono appassionati di filosofie orientali, arti marziali, medicina tradizionale e studiano il cinese per avvicinarsi ulteriormente a questa millenaria cultura ». L’istituto Confucio di Roma è anche sede d’esame HSK di lingua cinese: qui il numero di iscritti è passato dai 58 del 2006 ai 243 del 2012.
Non è tutto. All’università dell’Insubria di Como, quest’anno a frequentare i corsi di cinese sono oltre 200. A Milano, alla sola università Bicocca gli studenti del mandarino sono saliti a 260 e in tutta la Lombardia sono ben sette gli atenei dove si può studiare la lingua del Dragone. E in Sud Italia? «All’Orientale di Napoli — racconta Valeria Varriano, docente di lingua e letteratura cinese — nel corso di laurea in lettere gli studenti di cinese sono raddoppiati negli ultimi quattro anni, passando da 200 a 400. Di solito sono studenti che provengono dai licei e che sono interessati sia agli aspetti culturali di quel mondo, sia ad avere una chance in più nel mercato del lavoro». Ma è l’Orientale nel suo insieme «a risentire
del crescente interesse verso il “pianeta Cina” — aggiunge Patrizia Carioti, docente di storia e civiltà dell’estremo Oriente — perché per imparare una lingua come il cinese non basta lo studio dei vocaboli, bisogna entrare in una cultura altra rispetto alla nostra
e capire davvero le differenze ».
Non c’è solo il fronte universitario in prima linea nello studio del cinese. Al liceo linguistico di Recanati quest’anno 83 studenti studiano il mandarino. «A Napoli e provincia — nota la Varriano — tra scuole medie e superiori oltre dieci istituti hanno avviato corsi di lingua cinese». In Lombardia sono già 18 le scuole attive, per un totale di 57 corsi e oltre 1.500 studenti impegnati. «Nell’ultimo anno scolastico — dicono all’istituto Confucio di Roma — sono
stati svolti corsi di lingua cinese in 13 istituti di Roma e del Lazio». Insomma, a conti fatti e stando alle fonti universitarie, oggi in Italia ben diecimila nostri connazionali studiano la lingua del Paese del Dragone.