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 2012  ottobre 22 Lunedì calendario

SULLE STRADE IL SANGUE DI 225 VITTIME INNOCENTI UCCISE DALLA CAMORRA


Nunzio Pandolfi aveva solo 18 mesi. Era la sera del 18 maggio del 1990, e il piccolo era nell’abitazione della nonna alla Sanità. Era tra le braccia di suo padre Gennaro. Quando i killer sfondarono la porta, iniziarono a sparare all’impazzata e per Gennaro e suo figlio Nunzio non ci fu scampo. Qualche giorno dopo, dall’altare della chiesa di Santa Caterina a Formello, don Antonio Rapullino pronunciò l’ormai famoso «Fujtevenne», l’esortazione di eduardiana memoria per celebrare la morte di ogni speranza. Il nome di Nunzio è ora in un elenco insieme ad altre 224 persone. Tutte vittime innocenti della ferocia della criminalità organizzata e non. Come Silvia Ruotolo, uccisa nel corso di una sparatoria nel 1997. Tornava nella sua abitazione all’Arenella con suo figlio, cinque anni, appena uscito da scuola. Mentre percorreva la Salita Arenella, un commando fece fuoco contro un pregiudicato. Spararono quaranta volte, uccidendo Silvia e ferendo un altro giovane. È il 1983 e Francesco Imposimato è un sindacalista che si batte per fermare le cave abusive che la camorra fa spuntare sui monti del Casertano. Suo fratello è un giudice che sta svelando le speculazioni edilizie della mafia a Roma. Pippo Calò, cassiere di Cosa Nostra, sa che eliminare il giudice è impossibile. Si rivolge allora alla camorra per colpire il fratello. Il sindacalista viene crivellato di proiettili. Andrea Nollino, invece, stava aprendo il suo bar davanti alla Basilica di San Mauro a Casoria, viene ucciso a colpi di pistola. Ma quei proiettili non erano destinati a lui. Era il giugno scorso. La Fondazione Polis si occupa di mantenere viva la memoria delle vittime innocenti della criminalità: Andrea doveva essere l’ultimo in ordine cronologico. Poi, il 15 ottobre, la camorra ha bagnato ancora con del sangue innocente le strade di Napoli.