Carlo Bertini, la Stampa 22/10/2012, 22 ottobre 2012
ROTTAMAZIONE E LISTE ELETTORALI ORA ANCHE IL PDL RISCHIA IL CONTAGIO
Di questi tempi, pur con largo anticipo, l’argomento liste è piuttosto gettonato nei Palazzi. E della serie «ride bene chi ride ultimo», alla faccia della rottamazione, il tam tam che circola tra i deputati del Pd che sostengono Bersani è «iper-realista»: con la vittoria alle primarie del segretario molti dei «vecchi» con più di tre mandati sarebbero salvi, perché la Direzione del partito approverebbe varie deroghe a grande maggioranza; soprattutto ai capicorrente che si fossero spesi per far vincere il segretario. A maggior ragione, se ci sarà una nuova legge elettorale con le preferenze o le sfide nei collegi.
Nel frattempo dall’altra parte, dove al Senato i «veterani» del Pdl sono 44 e alla Camera 51, quasi un terzo dei 336 parlamentari, i sondaggi e «il ciclone Renzi» stanno scatenando il panico: niente
sarà più come prima, perché se il Pdl si fermasse al 15-18% tra sei mesi più della metà degli eletti nel 2008 perderebbe il posto. E per di più la guerra generazionale cova sotto la cenere e anche quelli di prima nomina si sentono a rischio, non solo i più anziani. «Non è più il tempo dei portaborse e delle veline, è il tempo della competizione, abbiamo bisogno di persone capaci e radicate», ha detto l’altro giorno Giorgia Meloni al Sole 24 Ore. E quindi si può immaginare come sia ben accolto tra i peones del Pdl l’annuncio di Alfano di voler rinnovare la squadra. Dietro le quinte, anche se l’argomento ancora non è stato mai affrontato dai gruppi dirigenti, c’è già chi prevede che al momento di fare le liste, per non sfigurare con gli avversari, verrà usato lo stesso principio del Pd del limite dei tre mandati: non ricandidare chi ha più di 15 anni di carriera parlamentare, ma con manica larga per i big, tutti sopra il limite tranne Alfano: perché altrimenti onorevoli di lungo corso come Cicchitto o Gasparri, Matteoli o la Russa, Sacconi o Scajola e molti altri resterebbero fuori…
La doppia fiducia
La notizia già circola al Senato: pare che il governo voglia mettere la seconda fiducia al decreto sanità in arrivo dalla Camera, evitando una selva di voti su norme cruciali che modificano la vita dei cittadini. Vibrate proteste bipartisan sono da mettere in conto. Tema: allora a cosa serve il Parlamento?