Gianni Mura, la Repubblica 21/10/2012, 21 ottobre 2012
CHIUDETE LO STADIO DI CHI INSULTA MOROSINI
NON so voi, ma io sono rimasto molto impressionato ieri mattina da una lettura, su Repubblica: l’intervista di Corrado Zunino a Francesco Maria De Vito Piscitelli, l’imprenditore edile che godeva, telefonicamente, alle notizie sul terremoto in Abruzzo. Gli hanno bruciato l’elicottero, lo hanno minacciato dopo che ha cominciato a fare nomi e cognomi di illustri beneficiari di tangenti, tutti occupanti il Palazzo e dintorni. Racconta di appalti gonfiati: la scuola degli allievi marescialli a Firenze da 70 a 450 milioni di euro, ancora a Firenze il Teatro della Musica da 105 a 250, l’auditorium di Isernia da 11 a 55, le piscine per i mondiali di nuoto da 14 a 34. E dice una verità solare: «Nel 1992 la politica chiedeva agli imprenditori denaro in cambio di benefici. Oggi la politica e alcuni funzionari potenti chiedono denaro per non farti male. È il pizzo».
Ho pensato a quanto possano ammontare le tangenti per tutti gli stadi nuovi che i club italiani vogliono costruire, ma non sono bravo coi numeri. «Solo io ho pagato tangenti per un milione e adesso sono con il culo per terra», conclude l’imprenditore. Non mi sento particolarmente solidale, vorrei vedere col culo per terra tutti quelli che hanno preso mazzette, dalla Protezione civile ai ministeri, ma so che non andrà così, basta vedere le difficoltà e i bastoni tra le ruote che incontra la legge anticorruzione. Se il pizzo è usanza largamente diffusa tra i colletti bianchi, se la legge mafiosa non è più quella con la coppola e i baffetti della tradizione, non c’è da stupirsi se Farina è andato a Birmingham per lavorare.
Farina. Ingrediente necessario per fare torte, biscotti, che a loro volta nel calcio indicano una partita truccata (intortata, biscottata). Ma Simone Farina non è funzionale alle torte, le denuncia e denuncia la pasticceria. Encomi solenni, corsivi di ringraziamento, abbracci di Blatter, nomina ad ambasciatore Fifa e in Italia nessuno lo vuole, né come giocatore né come insegnante di valori etici. Curioso, pensavo. Adesso non più. È logico, spaventosamente logico. In un calcio di inquisiti e indagati, di presidenti che compravano le partite e sono sempre lì, di presidenti che han condotto al fallimento la loro squadra ma sono sempre in circolazione, di giocatori che vendevano le partite e se la cavano con un buffetto, di passaporti falsi, in un calcio così Farina non è un onesto professionista, anche se scarsino di piede, non è il ragazzo pulito della porta accanto, non è uno che ti vien voglia di ingaggiare, anche se costa poco. Uno come Farina è un pericoloso sovversivo, un portatore di valori anomali, un potenziale destabilizzatore del sistema. Se proprio ci tiene, se lo prenda l’Aston Villa a fare il community coach, a parlare ai ragazzini dei valori del calcio, che sono tanti e non riguardano solo le partite intortate.
Ecosì Farina è andato all’Aston Villa ed è una sconfitta per il nostro calcio e per quelli che lo vorrebbero
più pulito. Da Prandelli ad Abete a Sacchi, tutti a lamentare questa partenza. Che cosa può dire Farina ai ragazzini di Birmingham che non avrebbe potuto dire ai ragazzini delle giovanili azzurre, oppure a Milano, a Roma, a Torino, a Napoli, a Firenze, a Perugia, a Monza, a Foggia? Ci si preoccupa per la fuga dei cervelli, per la fuga dei piedi, ma ci sarebbe da preoccuparsi anche quando le coscienze sono costrette a emigrare. In Inghilterra e altrove.
In Inghilterra John Terry è stato squalificato per quattro turni e multato di 220mila sterline per insulti razzisti ad Anton Ferdinand. Assolto in sede civile, li aveva sempre negati. Sulla fiducia nel suo capitano Capello si era giocato la panchina della nazionale. Ora Terry
ammette tutto e si scusa a destra e a manca. Bruce Buck, presidente del Chelsea, ha dichiarato ieri che Terry conserverà la fascia di capitano. Quel che si dice un bell’esempio (2). Si può fare di peggio, ovviamente. L’Ansa informa che ieri a Livorno, al 30’ pt, un gruppo di tifosi del Verona ha intonato un coro insultante per Morosini, il giocatore del Livorno morto sul campo a Pescara. A corredo il solito campionario di saluti romani e slogan fascisti. Coro non avvertito dagli ufficiali di gara, né da Spinelli, né dai dirigenti del Verona che però si sono scusati a viva voce, già allo stadio, e poi con un comunicato serale. Sì invece dalla Digos, che ha filmato il tutto (—20). Cos’altro dovranno inventarsi questi inesausti tifosi perché si arrivi alla squalifica del Bentegodi?