Roberto Petrini, la Repubblica 21/10/2012, 21 ottobre 2012
LA MANOVRA COLPISCE LE FAMIGLIE IL 45% PAGHERÀ 140 EURO IN PIÙ
[Gli interventi su Irpef e Iva penalizzano i redditi più bassi] –
ROMA -
Il 45 per cento delle famiglie italiane ci rimetterà in media 140 euro. E’ questo il verdetto della prima simulazione degli effetti sui redditi, effettuata dal Cer, del pacchetto fiscale all’esame del Parlamento che prevede la riduzione di due punti delle aliquote Irpef (dal 23 al 22 per lo scaglione fino a 15 mila euro e dal 27 al 26 per quello tra i 15 e i 18 mila) e l’aumento dal luglio del prossimo anno dell’Iva (dal 10 all’11 per cento e dal 21 al 22 per cento).
Il rapporto proietta gli effetti della riforma Monti-Grilli nell’anno 2014 quando sarà di fatto a regime: l’aumento dell’Iva peserà sull’intero anno e si sentirà il riflesso del taglio delle aliquote sui redditi del 2013. Da sottolineare che il rapporto del
Cer non prende in considerazione l’introduzione delle franchigie e del tetto sulle detrazioni e deduzioni che comunque appesantirebbe ancora di più il bilanci per le famiglie italiane.
Il mix di interventi Iva-Irpef rischia di spaccare l’Italia a metà: a fronte del 45 per cento che avrà una perdita secca ci sarà un 54,8 per cento che totalizzerà un guadagno di 127 euro a famiglia. Per metà degli italiani un piccolo vantaggio, per l’altra metà la seccatura di una perdita.
Se però la famiglia-Italia viene presa in considerazione tutta insieme i due risultati contrapposti non possono che
compensarsi e dare un risultato nullo: infatti l’effetto netto medio sulla singola famiglia italiana tra quanto perde con l’aumento dell’Iva (245 euro) e quanto lucra con la diminuzione dell’Irpef (252 euro) è di 7 euro, cioè statisticamente nullo.
Se ci si spinge, come fa la ricerca del Cer, a valutare chi ci
guadagna e chi ci perde tra le varie classi di reddito del nostro paese si scopre inoltre che il pacchetto fiscale contenuto nella legge di Stabilità penalizza comunque i redditi più bassi. Se immaginiamo le famiglie italiane collocate in un condominio a dieci piani dove al primo vivono i più poveri e al decimo
i più ricchi, scopriamo che gli inquilini del primo piano perdono fino a 8 euro su mille di reddito: si tratta degli «incapienti » la riduzione dell’Irpef non li tocca e spendono tutto quello che hanno subendo l’aumento dell’Iva. Un fenomeno analogo avviene fino al terzo piano. Dal quarto al nono si respira un po’ di più perché l’effetto positivo dell’Irpef batte, seppur per 2-5 euro di guadagno ogni mille di reddito, quello negativo dell’Iva. Paradossalmente all’attico ci si perde, ma solo perché i consumi qui sono talmente elevati che l’Iva si fa sentire e il beneficio Irpef in cifra assoluta si ferma.
Perché la riforma, sostanzialmente in equilibrio per il bilancio dello Stato, alla fine tende a penalizzare le famiglie? La risposta sta nell’effetto-evasione:
l’Iva è una tassa molto evasa e di conseguenza ad ogni aumento del gettito bisogna porsi il problema di quanto sfuggirà al fisco. Le stime del governo sugli oltre 6 miliardi di gettito Iva in più nel 2014 caricano sulle famiglie 3,8 miliardi di peso aggiuntivo. Una cifra che tuttavia sale a 5,4 miliardi se si considera che le famiglie «beneficiano » poco dell’evasione (lo sconto dall’idraulico che non emette fattura) e che invece sono professionisti e commercianti ad evadere di più l’Iva (non versandola ma caricandola sul consumatore finale).