Massimo Mucchetti, Corriere della Sera 21/10/2012, 21 ottobre 2012
IL DEBITO PUBBLICO E LA LEZIONE SEA
Vendere le società di Comuni, Province e Regioni per tagliare il debito pubblico: l’abbiamo sentito dire mille volte, ma al dunque? Il caso Sea, la società degli aeroporti di Milano, è esemplare della distanza tra il dire e il fare. Ecco come stanno le cose. Avendo ereditato dalla giunta Moratti un Comune assai indebitato, la giunta Pisapia mette all’asta il 29,7% della Sea. La cosa fa scalpore per gli opposti colori politici dei due sindaci. Palazzo Marino incassa 385 milioni da F2i, fondo infrastrutturale formato da Cassa depositi e prestiti, fondi pensione, fondazioni bancarie e grandi banche. Il prezzo sconta il diritto dei vecchi soci della Sea, il Comune che aveva l’85% e la Provincia che ha ancora il 14%, a prendersi entro il 2012 un dividendo extra di 165 milioni. Centrodestra e sinistra radicale tuonano contro la svendita. Ma la transazione avviene sulla base di una valutazione della Sea pari a 1,8 miliardi (valore delle azioni più il debito di 340 milioni più l’extradividendo) che incorpora un premio del 50% sulla media dei valori europei del settore. E adesso che fa il Comune di Milano? Palazzo Marino ha ancora bisogno di soldi, ma il centrosinistra è diviso tra le spinte privatizzatrici dell’assessore Tabacci e le chiusure municipalistiche dell’ala radicale e della Cgil. E così si colloca Sea in Borsa. Un compromesso? No, un errore.
Al pubblico verranno offerte le azioni della Provincia più altre di nuova emissione così da lasciare comunque al 48-50% il Comune, che non venderà nulla. Non si tratta di una privatizzazione, e questo passi: la cessione di Fiumicino a privati che avevano fatto debiti per comprare non ha certo aiutato lo sviluppo dello scalo romano. Ma non si tratta nemmeno di un buon affare, e questo è grave. Le azioni Sea saranno offerte a prezzi nettamente più bassi di quelli pagati da F2i. Certo, al fondo guidato da Vito Gamberale sono riconosciuti speciali diritti. È dunque ragionevole prendere un po’ meno per azioni con meno diritti. Ma non molto meno. Ora, se mettesse all’asta il suo 14%, la Provincia di Milano potrebbe spuntare un prezzo migliore di quello che può chiedere al pubblico indistinto: quel pacchetto ha un valore strategico, quanto meno per F2i.
Per salvare la capra del bilancio e i cavoli della sinistra radicale, la giunta Pisapia immagina lo scambio con la Provincia: il Comune dà alla Provincia il suo 18% dell’autostrada Milano-Serravalle più milioni e in cambio riceve il 14% della Sea. A quel punto, potrebbe mettere all’asta un 20-25% di Sea senza mollare il pallino o, meglio, un 40-50% conservando alcuni diritti di controllo alla partecipazione residua. Ci poteva stare. Ma F2i ricorre al Tar: lo scambio è illegale, la Provincia non può fare trattative private, nemmeno con il Comune. Che infatti non insiste. A questo punto, logica vorrebbe che il Comune vendesse il suo 55% o giù di lì pretendendo il premio che merita oppure che se lo tenesse, spremendo dalla Sea altri dividendi; i margini ci sono. Ma perché vendere a sconto? E il governo? O ha modo di intervenire oppure lasciamo perdere le fole sulle privatizzazioni locali.
Massimo Mucchetti