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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

«TAGLI E PERSONALE, L’INPS HA GIA’ DATO IN 4 ANNI 7 MILA DIPENDENTI IN MENO» —

Rivendica un’attenzione speciale del governo al suo istituto in questa fase di spending review, il presidente Antonio Mastrapasqua, perché «l’Inps — dice — sta gestendo una difficile riorganizzazione senza disservizi e contribuisce con la capillarità dei servizi sul territorio alla tenuta sociale del Paese». I tagli? «Prima parliamone» è il suo appello. E sulla tenuta dei conti dice: «Non ci sono problemi».
Presidente, perché l’Inps non dovrebbe fare la sua parte nella «spending review» tagliando 3-4 mila dipendenti?
«Da quando conduco l’Inps le risorse sono già diminuite in quattro anni da 33 mila a meno di 26 mila dipendenti».
Quindi basta con i tagli?
«Dico solo che, visto che il governo ha deciso di attuare non il taglio lineare ma una spending review, una revisione situazione per situazione, allora verifichiamo come si possono fare tagli alla luce di quanto si è già fatto».
Un trattamento speciale solo per l’Inps?
«Non solo per l’Inps. Dalla legge della spending review sono state escluse alcune amministrazioni come le forze dell’ordine, il ministero degli Esteri e le agenzie fiscali. Forse per l’Inps c’è stata una dimenticanza, avrei piacere di poter discutere nel merito, e non di tagli del 10% dei dipendenti o del 20% dei dirigenti».
Perché l’Inps non può applicare i tagli subiti dagli altri?
«Per esempio perché l’Inps ha subìto più di tutti il blocco del turn over: abbiamo già circa mille pensionati all’anno. E dato che l’Inps è un’amministrazione che eroga servizi, il timore è che alcune tipologie di essi o la presenza sul territorio vadano ripensati».
Cioè?
«La diminuzione del personale può portare problemi di riscossione. Oggi ogni ispettore dell’Inps ha un ritorno di circa un milione di euro dalla sua attività annuale di controllo. Se non ho le risorse umane non posso fare quella lotta all’evasione che ha portato 7 miliardi di recupero. Ragioniamo nel merito».
Mi scusi, ma l’Inps sta operando una fusione con l’Inpdap e l’Enpals, non si creeranno naturalmente sovrapposizioni?
«Appunto. Io ero sicuro che la norma sul taglio degli organici dovesse applicarsi a valle del processo di unificazione. Io conosco bene il ministro Patroni Griffi e sono sicuro che concorderà sul fatto che non si può immaginare una riduzione del personale senza sapere che struttura debba avere l’istituto. Forse un ragionamento sulla spending review non si può fare con migliaia di enti ma con l’ente più grande d’Italia, sì».
Lei non sa ancora quante eccedenze porterà la fusione?
«No, mancano ancora i decreti ministeriali che lo dicano».
Ma intuitivamente se in Inps ci sono 26 mila dipendenti e gli altri istituti ne hanno 7 mila, l’applicazione del taglio del 10% porterebbe a 3.300 persone in meno su 33 mila. Le sembra esagerato?
«Oggi non sono in grado di dirlo. Faccio osservare però che l’Inps ha storicamente una presenza su tutto il territorio nazionale e rappresenta un avamposto del welfare. Disoccupazione, maternità, cig, pensioni: tutti si rivolgono all’Inps. Ritengo che si debba mantenere questo presidio, soprattutto in una fase di crisi in cui la cig passa da 300 milioni di ore del 2008 a un miliardo e 200 mila del 2011».
Ha appena informatizzato l’Inps: a che serve una presenza così capillare?
«L’era del presidente Mastrapasqua è stata quella della maggior informatizzazione: al 100%. Ma se lei prova a chiudere una sede nell’ultimo sperduto paese si lamentano tutti: consigli comunali, provinciali, vescovi, associazioni, perché l’ufficio, il contatto fisico non è sostituibile. La grande tenuta sociale che ha avuto il nostro Paese in questi anni, credo di poter dire che è anche e soprattutto merito dell’Inps. Se oggi si vuole indebolire questa macchina, va deciso insieme».
La legge di Stabilità chiede anche al suo istituto un taglio da 300 milioni di euro. Anche questo vuol discutere?
«Ne ho già tagliati 300 in un anno. Così arriviamo a un 1.200 miliardi di vecchie lire».
La legge le suggerisce di tagliare i premi di produttività.
«Si tratta del frutto di un accordo di tanti anni fa che, a fronte di una maggiore retribuzione legata al risultato, toglieva all’istituto qualsiasi deroga al blocco del turn over. È meritocrazia: ha funzionato. Non voglio violare un patto così».
Molti altri patti sono stati violati sull’altare della crisi.
«Si può agire su altre voci invece di toccare le retribuzioni. Si tratta di 5-6 mila euro per famiglie che hanno tarato le loro spese su questi introiti ormai da molti anni».
Cosa ne pensa del nuovo sistema di governance dell’Inps che il governo sta modellando?
«Credo che sia giusto un dibattito ma non ho nessun titolo a intervenire. Certo, la scelta di governance fatta dal salva Italia per questo momento di fusione sta dando i suoi frutti: tutto procede senza intoppi. Evidentemente funziona».
Che ne pensa delle polemiche sull’incompatibilità dei suoi incarichi? La nuova normativa si occupa anche di questo.
«Io credo in un sistema che si basa sui risultati. Che fino a oggi credo mi diano ragione».
Parliamo di cig. La richiesta è esplosa e si avvia al record nel 2012. Ci sono le risorse?
«C’è totale compatibilità tra richieste e risorse. Ricordo che il tiraggio è sempre di molto inferiore alle richieste».
Come finirà la vicenda degli esodati? C’è stato un problema sui numeri diffusi dall’Inps con il suo direttore generale...
«C’è chi è molto attento a andare in giro a dire numeri e chi meno. Ho visto che il ministero del Lavoro ha fatto il primo conteggio delle domande che andavano presentate entro il 21 novembre. Adesso abbiamo più numeri su cui fare il punto».
Antonella Baccaro