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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

I POLITICI E UN’OMBRA ANTICA: IL COGNATO CHE NON T’ASPETTI

Gianfranco Fini La verità, vi prego, sul Cognato. Si può perdere un regno per un cognato? Pare proprio di sì. I fantasmi che la notte turbano i sogni di Gianfranco Fini hanno un solo volto, quello del cognato Giancarlo Tulliani, fratello della sua compagna Elisabetta.
La storia della famosa casa di Montecarlo, donata dalla contessa Anna Maria Colleoni ad An e poi finita in affitto a Giancarlo, è tornata alla ribalta in seguito alla pubblicazione di nuove, imbarazzanti carte che disegnano un intreccio di società offshore che porta dritto dritto dal re delle slot machine Francesco Corallo (attualmente latitante) ai fratelli Tulliani. Il presidente Fini ha respinto con decisione ogni accusa: «Non intendo farmi condizionare dalla ciclica comparsa di documenti, più o meno autentici, sulla casa di Montecarlo». Ma amaramente ha aggiunto: «Nell’ambito della mia vita privata quanto scritto dall’Espresso suscita in me profonda amarezza per comportamenti che non condivido. Ma questo è un aspetto tutto e solo personale». Si sa, è solo l’uomo beato che parla bene di suo cognato. Ma nella vita di un uomo politico c’è sempre un Cognato a rompere le scatole, cinesi o offshore non importa. Nelle più o meno nobili imprese di un Mussolini, di un Craxi, di un Ferruzzi, di un Di Pietro, di un Bertolaso a un certo punto si materializza la figura del Cognato. Prima di finire in prigione, l’imprenditore romano Diego Anemone, intercettato dai carabinieri del Ros, chiede ad Angelo Balducci: «Oddio, quanti ce ne sono di cognati?». Già, quanti ce ne sono? Tutti gli uomini sono fratelli ma, grazie a Dio, non tutti sono cognati.
La verità, vi prego, sul Cognato. Guido Paglia, l’ex direttore delle Relazioni Esterne della Rai (entrato a Viale Mazzini nella quota riservata agli ex An), racconta ora le malefatte di Tulliani e svela tutte le pressioni che avrebbe ricevuto dal presidente della Camera per piazzare in Rai il cognato: «Un ragazzotto arrogante e presuntuoso, per favorire il quale l’ex leader della destra ha cinicamente lesionato l’immagine e la credibilità di un’intera comunità». Ormai siamo alla vendetta. Occhio per occhio, parente per parente.
Aldo Grasso