Nello Scavo, Avvenire 21/10/2012, 21 ottobre 2012
IL RICICLAGGIO VIAGGIA SUI PALLET
Che fine fanno i 110mila bancali in legno che ogni giorno vengono rubati ai trasportatori? In apparenza sono solo assi di legno. Nella realtà sono lo strumento indispensabile per la consegna delle merci. Talmente prezioso da fare gola alla criminalità organizzata di mezza Europa. Senza i bancali (pallet) in legno, costruiti secondo uno standard che risponde a una convenzione internazionale del 1960, non ci sarebbe commercio. Ma proprio quell’apparentemente insignificante pedana è la nuova frontiera del riciclaggio del denaro sporco e dello smaltimento illegale di rifiuti speciali.
Una inchiesta della Camera ha concluso che ogni anno attraverso il traffico illecito dei bancali vengono sottratti 396 milioni di Iva, per un giro d’affari complessivo di oltre due miliardi di euro. Da stime delle associazioni dei trasportatori si apprende che ogni giorno nel nostro Paese spariscono 110mila pallet, generalmente dirottati verso il ciclo delle rivendite illegali. Quello recentemente scoperchiato a Cesena dalla Guardia di finanza è un caso di scuola criminale. Le fiamme gialle hanno scoperto una maxi frode fiscale con fatture false per oltre 15 milioni di euro. La documentazione contabile veniva emessa da 18 società operanti nel settore degli imballaggi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia. Regioni nelle quali gli investigatori non mollano la presa. Indagando a ritroso su ogni singolo componente del network delle 18 ditte, stanno emergendo collegamenti con la criminalità organizzata locale. La frode era basata su imprese e società amministrate da prestanome che dietro compenso si assumevano la responsabilità dell’evasione fiscale. Gli acquisti dei pallet venivano effettuati totalmente in nero e poi regolarizzati mediante società fittizie, le cosiddette “cartiere” costituite al solo scopo di emettere fatture false, per la vendita dei bancali offerti in questo modo sul mercato a prezzi inferiori. I 18 titolari delle ditte di rivendita, peraltro già pregiudicati per gli analoghi reati, hanno utilizzato questo stratagemma non solo per evadere il fisco, ma anche per riciclare pallets rubati. Una pedana in legno nuova di zecca può costare fino a 20 euro. Per una usata e acquistata al mercato illegale si spende quattro volte di meno.
«Non è un fenomeno da prendere sottogamba, bisogna pensare anche ai rischi per la salute dei consumatori ». B.M. è il titolare di una delle ditte di trasporto vittime di ripetuti furti. L’imprenditore si dice certo di quel che ha raccontato alle forze dell’ordine. Che infatti ne hanno trovato riscontro. «Se vengono sottratte pedane adibite alla consegna di fertilizzanti o sostanze pericolose per la salute – domanda conoscendo già la risposta – e poi quelle stesse pedane finiscono nei magazzini della frutta o in quelli della farina, siamo certi che non ci sarà contaminazione?».
Secondo l’Osservatorio sui pallet, a cui lavorano il Politecnico di Milano e l’Università Liuc, in Italia ogni anno si registrano statisticamente 240 milioni di cicli di utilizzo dei bancali, di questi circa il 30 per cento è gestito illegalmente. La tentazione del guadagno facile e, soprattutto, della concorrenza sleale, può giocare brutti scherzi anche a marchi blasonati. In Veneto una società olearia è finita nei guai proprio a causa dei bancali di dubbia provenienza. Il 3 ottobre si è aperto un processo che si annuncia lungo anche a causa delle ramificazioni internazionali del business illegale. Viene contestata un’evasione fiscale da quasi 40 milioni di euro. Secondo l’accusa dal 2004 al 2010 sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti. Il caso era stato reso noto dalla Guardia di Finanza di Treviso che aveva individuato una presunta frode milionaria che aveva portato alla denuncia a piede libero 29 persone e 15 società in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna oltre che in Polonia e Ungheria. Sono state le analisi dei cronotachigrafi dei camion utilizzati per il trasporto dei bancali a confermare i sospetti. In base alla documentazione i pallet si sarebbero dovuti spostare per centinaia e centinaia di chilometri in Italia, in realtà arrivavano a Zero Branco, nel trevigiano, da società estere o da camionisti compiacenti. Il tutto avrebbe permesso alla ditta di non versare le imposte dirette e di ottenere così i rimborsi Iva. Una frode complessa che aveva portato la guardia di finanza di Treviso a sequestrare 3.795 bancali in legno. Abbastanza per trasportarci tonnellate e tonnellate di prodotti diretti verso le nostre tavole.