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 2012  ottobre 21 Domenica calendario

LA GRANDE TRUFFA DEGLI STRADIVARI

Tra le sue abili mani sono passati gli strumenti più rari e preziosi del mondo. Ha accordato anche un violino con il quale Paganini si esercitava da bambino. Ma ora Claude Lebet, liutaio italo svizzero con studio a Campo de’ Fiori, ritenuto tra i più esperti nel settore, rischia grossi guai con la giustizia. Perché è vero che restaura, vende, scambia gli strumenti antichi più desiderati dai musicisti e dai collezionisti, ma non sempre li restituisce.
Questo almeno gli contesta il pm romano Maria Bice Barborini che, per il liutaio ha firmato l’avviso di chiusura indagini, contestandogli il reato di truffa, appropriazione indebita ed esportazione clandestina. Sarebbero almeno quindici i violini passati per il suo studio negli ultimi tre anni, e poi scomparsi. Strumenti dati per lo più in conto vendita.
L’inchiesta che ora lo vede coinvolto, però, non è la prima: Lebet è già stato rinviato a giudizio per essersi intascato tutti i soldi di un Pietro Guarneri, datato Venezia 1734, del valore di circa 800.000 euro, consegnatogli da un musicista spagnolo che, ricostruita la vicenda, l’ha denunciato.
I carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale sono riusciti a recuperare lo strumento, indagando tra quelli finiti sul mercato nero. Era finito in casa di un violinista di un quartetto romano che lo aveva comprato da Lebet a buon prezzo e che non avendo sospetti sulla provenienza lo pubblicizzava per i concerti. Un musicista che rimasto senza violino ne ha preteso un altro dal liutaio.
E non è tutto, nel lungo elenco di violini «scomparsi» c’è anche un Guadagnini da oltre un milione di euro, lasciato in conto vendita da un noto violinista svizzero, poi recuperato dai carabinieri in una cassetta di sicurezza di una banca a Roma e restituito al legittimo proprietario.
Lebet, però, ha sempre cercato di tranquillizzare i suoi clienti, musicisti e collezionisti italiani e stranieri: tamponava le loro richieste, giustamente pressanti, con scuse, rassicurazioni e rinvii. Del tipo: «Il violino sta per essere venduto. L’ho spedito a un esperto che farà da tramite». E loro, visto il calibro del mediatore, per un po’ si fidavano.
L’inchiesta ora rischia di allargarsi. Le indagini sono concentrate su eventuali intermediari che potrebbero aver fatto da spalla al liutaio romano. Intanto a Claude Lebet, nell’indagine appena chiusa, viene anche contestata la mancata restituzione allo Stato italiano del violino di Paganini-bambino, da lui restaurato anni fa ed esposto in una mostra a Castel Sant’Angelo: glielo aveva affidato un collezionista svizzero per farlo riaccordare. Secondo la procura, l’artigiano essendo consapevole che quell’opera d’arte era sottoposta a vincolo di interesse storico e artistico e in quanto tale inalienabile, avrebbe dovuto segnalarla alle autorità per farla rientrare tra i beni del patrimonio culturale italiano e non rispedirla oltralpe. Così, per questo caso, rischia di dover rispondere di esportazione illecita all’estero.
La lista dei violini che avrebbe avuto in conto vendita nel suo negozio di Campo de’ Fiori è lunga e di pregio: i militari esperti d’arte stanno dando la caccia ad altri esemplari di Guadagnini, Amati, Guarneri e Stradivari, dal valore di oltre un milione e mezzo di euro.
Eppure Lebet, nel 2009, era stato nominato aiutante di polizia giudiziaria proprio dai carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale per la valutazione di duecento violini trovati in casa di un violinista russo che ne aveva venduti diversi ai suoi allievi al prezzo di mezzo milione l’uno. «Altro che Stradivari sono pezzi di legno», disse l’esperto. Ed era vero.