VARIE20/10/2012, 20 ottobre 2012
PALERMO
Sit-in nel centro di Palermo e un gruppo di mobilitazione su Facebook per ricordare Carmela Petrucci. La città reagisce alla morte della 17enne uccisa ieri a coltellate da Samuele Caruso, ex fidanzato della sorella Lucia, e tira un sospiro di sollievo perché le condizioni di quest’ultima, ricoverata all’ospedale Cervello, adesso sono stabili. Secondo il bollettino medico diramato a mezzogiorno sono state almeno venti le coltellate inferte a quest’ultima, con una lama di una precisione "chirurgica" secondo i medici. La ferita più grave, nella regione lombare, era lunga una quindicina di centimetri.
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I colpi l’hanno raggiunta in tutto il corpo, compreso il volto, e Lucia è stata sottoposta a un lungo intervento chirurgico per suturare le ferite. "La ragazza - ha raccontato Beppe Termine, il primario dell’ospedale Cervello che ha operato Lucia - è arrivata nel nostro pronto soccorso in condizioni buone, era molto lucida. Presentava aspetti dovuto allo shock, in parte per sangue perso ma anche per il dramma personale
e familiare cui ha dovuto assistere". Lucia non sa ancora della morte di Carmela, e continua a chiedere notizie della sorella. Nel pomeriggio, invece, si è svolta l’autopsia sul corpo di Carmela, eseguita all’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo: la 17enne è morta a causa di "due precisi colpi devastanti inferti sul collo", così dichiara il direttore dell’Istituto di medicina legale del Policlinico, Paolo Procaccianti. Colpi ben assestati, "che hanno reciso i vasi venosi provocando un choc emorragico". Una conclusione, secondo l’esperto professionista, che riafferma la tesi della volontarietà, demolendo quella del raptus.
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Stamattina la giornata è iniziata nel segno del lutto. All’ospedale Cervello, nel luogo dell’omicidio in via Uditore e nella succursale del liceo classico Umberto, all’angolo fra viale Regione Siciliana e via Perpignano. Qui gli alunni della III L, compagni di Carmela sono arrivati molto presto per guardarsi negli occhi e ricordare la loro amica. "Una ragazza splendida - dicono - unica e geniale. Era una di noi che ha mostrato grande coraggio. In questo momento di dolore dobbiamo rimanere uniti".
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Il preside, Vito Lo Scrudato, stamattina ha inoltrato a ragazzi e professori una lettera aperta. "La violenza - scrive il preside - si è presentata veloce e distruttiva nelle nostre vite, si è scagliata con il suo peggiore volto sulla nostra comunità scolastica e con maggiore severità sulla famiglia di Carmela e Lucia, una famiglia come le nostre, una famiglia che abbiamo deciso essere la nostra". E sul sito della scuola un messaggio affettuoso per la ragazza, ennesima vittima di femminicidio. Per questo alle 17, è stato organizzato in piazza Politeama, un sit-in contro la violenza sulla donne. Intanto su Facebook, per ricordare la ragazza uccisa, è nato il gruppo "Carmela Petrucci riposa in pace" con 131 persone iscritte.
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Sul caso della ragazza uccisa si è fatto avanti anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero: "È l’ennesima vittima della violenza contro le donne - dice il ministro - Si tratta di due giovani che non hanno avuto pari opportunità: la ragazza uccisa ieri vittima ennesima della violenza contro le donne e il ragazzo ucciso a Napoli. Vorrei che il cambiamento fosse fatto nel nome di questi ragazzi che di opportunità ne hanno avute ben poche".
A Samuele Caruso la Procura contesta l’omicidio premeditato: gli investigatori non credono che
sia stato un raptus ad armare la sua mano contro Lucia e Carmela, quest’ultima morta sotto una serie mortale di fendenti. Due di questi, quelli fatali, al collo e ben sferrati, secondo quanto emerso da un primo esame sul cadavere, oggi approfondito nel corso dell’autopsia nell’Istituto di medicina legale del Policlinico. Così, il magistrato Caterina Malagoli, che coordina l’indagine condotta dalla polizia, contesta l’omicidio volontario premeditato, aggravato dai motivi futili e abietti.
RITRATTO DELL’ASSASSINO DI ALESSANDRA ZINISI
REPUBBLICA.IT
Tutto il suo mondo era su Facebook e lì aveva "agganciato" Lucia l’anno scorso. "Amica di amici", ed ecco che la bella e dolce Lucia diventa l’ossessione di Samuele, detto "Tigrotto". Padre carpentiere, madre casalinga, quattro fratelli, uno dei quali morto giovane, un diploma che non gli era servito a trovare alcun lavoro, se non qualche saltuario servizio in un bar: Samuele Caruso, 23 anni, è un ragazzo taciturno, cresciuto in via Oreto, e che finora non aveva mai mostrato segni di particolare aggressività.
Disoccupato, apparteneva a un mondo ben diverso da quello della ragazza per cui aveva perso la testa. "Un gap enorme tra le due famiglie, un divario sociale e culturale incolmabile, non era un rapporto che poteva andare", dice Carmine Mosca, il dirigente della sezione Omicidi della squadra mobile che ha appena finito di interrogare Samuele al termine del suo disperato tentativo di fuga bloccato a Bagheria. Lucia all’inizio si era lasciata prendere da quel ragazzo "grande", cinque anni di differenza, che a una ragazzina di buona famiglia abituata a uscire poco di casa e senza grilli per la testa, era apparso interessante.
Forse per Lucia era il primo "fidanzato". Ma evidentemente anche lei doveva aver capito che Samuele non faceva parte del suo mondo. Per questo non aveva detto niente a casa di quel rapporto: lo sapeva solo Carmela, la sorella con cui viveva quasi in simbiosi. Samuele non piaceva nemmeno a lei, e anche le compagne del liceo Umberto guardavano con diffidenza a quello strano ragazzo che ogni giorno si presentava all’uscita di scuola e aspettava Lucia. Lo faceva quando erano fidanzati e continuava a farlo anche ora che Lucia di lui non voleva proprio saperne più niente. Lo aveva anche cancellato dagli amici di Facebook: il primo gesto che fanno ora tutti i ragazzi quando si lasciano.
Ma Samuele continuava a dedicarle messaggi e pensieri sul social network. Dieci giorni fa, quando Lucia era in Inghilterra insieme con la sorella per uno stage di tre settimane, aveva "postato" una cartolina tutta cuori con su scritto: "Se potessi esprimere un desiderio e avessi la certezza che venisse realizzato non chiederei né soldi né ricchezze, non chiederei un amore perché un amore si conquista, non chiederei di essere felice per sempre perché non riconosci la felicità se non provi i dispiaceri... chiederei soltanto la salute per le persone che amo, perché l’unica cosa che non puoi cambiare è la perdita di qualcuno che ami". Forse sperava che, al ritorno dal viaggio, Lucia gli avrebbe dato retta.
Viso affilato, capelli castani ora tagliati a spazzola, occhiali da vista rettangolari, bocca pronunciata dal sorriso accattivante, Samuele aveva due passioni: gli animali, soprattutto i gatti, e la palestra. Tifoso della Juventus e amante dei cartoni animati, sotto quell’apparenza minuta nascondeva un torace muscoloso. Da quattro anni, da quando aveva conseguito il diploma, era sostanzialmente "a spasso". Non riusciva a trovare un’occupazione seria e per non chiedere soldi al padre carpentiere aveva lavorato saltuariamente in un bar del suo quartiere. Ieri, in via Oreto, la gente piangeva un’altra famiglia, quella che alle due del pomeriggio di un giorno qualunque si è ritrovata con un figlio assassino.