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 2012  ottobre 24 Mercoledì calendario

IO SONO MALALA

[Il diario della ragazzina che chiedeva solo di andare a scuola. E che è stata gravemente ferita dagli integralisti pachistani] –
«Ci penso spesso e mi immagino chiaramente la
scena. Anche se verranno a uccidermi dirò loro che
sbagliano. L’istruzione è un nostro diritto fondamentale». Lo aveva scritto Malala Yousafzai sulla sua pagina Facebook, dove aveva ricevuto le prime minacce di morte dei talebani. Il 9 ottobre le hanno sparato in testa riducendola in fin di vita nella valle dello Swat, la turbolenta area tribale pachistana dove è nata. L’attentato all’adolescente di 14 anni diventata
un’eroina antitalebana ha scosso le coscienze nel suo paese e colpito mezzo mondo. Il portavoce degli estremisti, Ehsanullah Ehsab, lo ha rivendicato sottolineando che la ragazza è stata colpita perché «contraria ai talebani» e attratta dallo stile di
vita «laico». La sua strenua difesa dell’istruzione per le donne viene bollata come una «oscenità». Non solo, se Malala riuscirà a sopravvivere all’attentato «non verrà
risparmiata». Il 15 ottobre la ragazzina coraggio è stata trasferita in Gran Bretagna per cure specialistiche. L’ex primo ministro Gordon Brown ha indetto una raccolta
di firme con lo slogan «Io sono Malala». L’obiettivo è che tutti gli adolescenti del mondo possano andare a scuola entro il 2015. L’eroina pachistana, che lotta per sopravvivere, ha iniziato la sua battaglia con
un diario, all’eta di 12 anni. Nel 2009 la valle dello Swat è stata occupata dai talebani che hanno vietato alle ragazze di andare a scuola.
Malala, con la forza delle parole di una bambina, riprese
per la prima volta sul sito in urdu (la lingua pachistana)
della Bbc, ha messo alla berlina i talebani. Panorama
pubblica alcune pagine significative del suo diario, che
le sono valse la fama e una condanna a morte degli
estremisti islamici.Sabato 3 gennaio 2009
Ti ammazzerò
La scorsa notte ho fatto un sogno terribile con elicotteri militari e talebani. La mamma mi ha preparato la colazione e sono andata a scuola. Ho paura perché i talebani hanno emesso un editto che vieta a tutte le ragazze di andare a scuola. Nella mia classe siamo solo 11 su 27. Lungo la strada per tornare a casa sento un uomo che dice: «Io ti ammazzerò».

Domenica 4 gennaio
Cadaveri per le strade
Oggi è giorno di festa e mi sono svegliata tardi, alle 10. Sento mio padre che parla di tre cadaveri in mezzo all’incrocio Verde. La domenica, prima delle operazioni militari, il picnic era un’usanza. Adesso la situazione è tale che non lo facciamo da un anno e mezzo. Un’altra abitudine era la passeggiata dopo cena, ma ora ci chiudiamo in casa prima del tramonto. Il mio cuore batte forte: domani devo andare a scuola.

Lunedì 5 gennaio
Non indossate abiti colorati
Ero pronta per andare a scuola quando mi sono ricordata che il preside ci aveva chiesto di non indossare l’uniforme (studentesca, per evitare di essere un bersaglio, ndr), ma indumenti normali. Così decido di mettere il mio vestito rosa preferito. Altre ragazze hanno scelto vestiti colorati e la scuola ha un (altro) look. Si avvicina un amico e mi dice: «Per l’amor di Allah... La tua scuola verrà attaccata dai talebani?». Durante l’assemblea ci chiedono di non indossare più vestiti sgargianti perché i talebani non li sopportano.

Mercoledì 14 gennaio
Non vedrò più la mia scuola?
Le vacanze invernali iniziano domani, ma non
sono contenta. Il preside, per la prima volta, non
annuncia che giorno ricominceranno le lezioni.
Se i talebani manterranno il loro editto, non torneremo
in aula. Io penso che la nostra scuola riaprirà un giorno,
ma andandomene via guardo l’edificio come se non
lo dovessi rivedere mai più.


Giovedì 15 gennaio
Bombardamenti d’artiglieria
Mi sono svegliata tre volte. Tutta la notte hanno
bombardato con l’artiglieria. I talebani colpiscono
ripetutamente le scuole nello Swat (il distretto dove
vive Malala, ndr). Oggi ho letto il diario pubblicato sul sito della Bbc. A mia madre piace il mio pseudonimo Gul
Makai. Anche a me piace perché il mio vero nome
significa addolorata.

Venerdì 16 gennaio
La polizia è sparita
Mio padre ci ha detto che il governo proteggerà
le scuole, ma la polizia non si vede da nessuna
parte. Ogni giorno sentiamo le notizie di soldati
uccisi e tanti altri rapiti (molti saranno poi decapitati
dai talebani, ndr).
I miei genitori sono molto spaventati.

Lunedì 19 gennaio
Scuole bruciate
Altre cinque scuole sono state distrutte e una era
vicino a casa mia. Nessuno va a lezione dopo l’ultimatum
dei talebani. E l’esercito non fa assolutamente nulla. I soldati se ne stanno chiusi nei bunker sulle colline a sgozzare capretti e mangiare.

Giovedì 22 gennaio
Ladri frustati
Alcuni miei amici se ne sono andati perché la
situazione è molto pericolosa. Io resto tappata in
casa. Ieri sera maulana Shah Dauran (che aveva
vietato le scuole alle ragazze; poi è stato ucciso,
ndr) ha intimato ancora una volta alle donne di
non uscire. Nel suo discorso alla radio ha anche annunciatoche tre ladri verranno frustati l’indomani e chiunque può assistere. Perché, dopo tante sofferenze, la gente va ancora a vedere queste cose? Perché nessuno li ferma?

Sabato 24 gennaio
Era l’esplosione di una bomba?
Il mio fratellino di 5 anni gioca su un prato quando papà gli chiede cosa sta facendo. E lui risponde: «Sto scavando una fossa». Più tardi abbiamo preso l’autobus per Bannu. Il veicolo è vecchio. A un certo punto prende una buca e il clacson comincia a suonare. Mio fratello, terrorizzato, chiede alla mamma: «Era l’esplosione di una bomba?». Siamo andati al bazar e poi al parco. Le donne indossano un velo che usano quando escono di casa. Lo fa anche mia madre, ma io mi rifiuto di portarlo perché arriva fino a terra e cammino con difficoltà.

Lunedì 26 gennaio
Caramelle dagli elicotteri
Mi sono svegliata con il rombo dell’artiglieria pesante. Prima eravamo terrorizzati dal rumore degli elicotteri e adesso dalle cannonate. Un giorno hanno cominciato a lanciare caramelle dal cielo. Quando arrivano gli elicotteri speriamo sempre che lo rifacciano, ma purtroppo non capita più.

Sabato 31 gennaio
Chi vendicherà le vittime?
Il distretto di Swat è stato duramente colpito dai militanti islamici. Le operazioni militari si intensificano e solo oggi sono state uccise 37 persone. Ho cambiato canale della tv e vedo una donna che dice: «Ci vendicheremo dell’assassinio di Benazir Bhutto (l’ex premier pachistana uccisa dai terroristi, ndr). Chiedo a mio padre chi vendicherà le centinaia di vittime fra la gente del nostro distretto.

Sabato 7 febbraio
Silenzio inquietante
Siamo partiti per Mingora (la principale città del distretto, ndr) nel pomeriggio. Sono felice di tornare dopo 20 giorni. Prima di entrare in città ci colpisce il silenzio inquietante. In giro si vedono solo personaggi con barboni e lunghi capelli, che sembrano talebani. Alcune case sono danneggiate dalle granate. Andiamo al supermercato, ma è chiuso, anche se prima rimaneva aperto fino a tardi. Anche gli altri negozi sono sbarrati.

Domenica 8 febbraio
Solo i maschi tornano a scuola
Guardo la mia uniforme scolastica, lo zaino per i libri, l’astuccio, e mi rattristo. I maschi tornano a scuola domani, invece i talebani hanno vietato l’istruzione alle ragazze. Mio fratello non ha fatto i compiti e teme di venire punito se va a scuola. La mamma dice che domani ci sarà il coprifuoco e lui si mette a ballare per la gioia.

Giovedì 12 febbraio
Attacchi suicidi
La scorsa notte ci sono stati pesanti bombardamenti. Prima che i talebani imponessero delle restrizioni sui canali via cavo guardavo la tv Star Plus. Il mio programma favorito era Raja Kee Aye Gee Barat (Il ragazzo dei miei sogni verrà a sposarmi, ndr). Oggi è giovedì e ho paura. La gente dice che gran parte degli attacchi suicidi avvengono il venerdì mattina o la sera. Dicono anche che gli attentatori scelgono il venerdì, giorno speciale per l’Islam, convinti di compiacere Allah.

Domenica 15 febbraio
Spari per la pace
A pranzo cominciano a sparare. Ho paura che arrivino i talebani. Corro fra le braccia di mio padre che mi consola: «Non temere stanno sparando in aria per la pace». Papà ha letto sul giornale che il governo e i militanti hanno firmato un accordo. Alla sera i talebani ne danno l’annuncio per radio e la sparatoria riparte con maggiore vigore. La gente crede più a loro che al governo. Quando abbiamo sentito l’annuncio mia madre è scoppiata a piangere di gioia e subito dopo anche papà.