Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 16 Martedì calendario

Scoprire le regole del mercato è un gioco da premio Nobel - Il premio Nobel per l’Eco­nomia è stato assegnato agli statunitensi Alvin Roth e Lloyd Shapley

Scoprire le regole del mercato è un gioco da premio Nobel - Il premio Nobel per l’Eco­nomia è stato assegnato agli statunitensi Alvin Roth e Lloyd Shapley.L’Ac­cademia reale svedese del­le scienze ha scelto i due economisti per «la teoria delle locazioni stabili e i piani di mercato nell’inge­gneria economica». Roth ha 60 anni ed è professore alla Harvard University di Boston, mentre l’89enne Shapley è professore eme­rito alla University of Cali­fornia di Los Angeles. *** Quelli di Stoccolma ti buttano addosso una responsabilità mica da poco, fanno due nomi, dicono «questi sono i premi Nobel per l’economia»e ti cambia­no la vita. Cosa si aspetta la gente da due Nobel per l’economia? Semplice, che trovino una ricetta per uscire dalla crisi. È per questo che quando i giornalisti hanno chiamato all’alba Alvin Roth in Ca­lifornia, la sua prima risposta è sta­ta: «Sto ancora dormendo. Mi sa che ho bisogno di un caffè». Non è andata in modo tanto diverso con Lloyd Shapley, classe 1923, 89 anni e nessuna voglia di passare per vec­chio stregone. «Forse hanno sba­gliato persona. Io sono un matema­tico. Non ho mai, e dico mai, parte­cipato nella mia vita a un corso di economia». Non hanno tutti i torti. Di questi tempi gli economisti non godono di buona fama. Sembra che non az­zecchino una «profezia», parlano sempre dopo,sono un giorno apo­calitti­ci e l’altro ti dicono che il peg­gio sta passando. Più o meno subi­scono lo stesso grado di antipatia di chi fa le previsioni del tempo quando annunciano un weekend con il sole e ti ritrovi in spiaggia sot­to la pioggia. Solo che in genere gli economisti non sono sciamani, non scrutano nella palla di vetro, non fanno gli aruspici, non si vesto­no come Mago Zurlì. Non sono pro­feti. Il Nobel a Shapley e Roth è inve­ce un segnale importante. È il rico­noscimento del ruolo che sta aven­do nella vita quotidiana la teoria dei giochi. Tanti conoscono il di­lemma del prigioniero. Molti di più hanno visto Beautiful Mind , il film che racconta la storia esaltan­te e drammatica di John Nash. Chi ha avuto a che fare con gli studi di matematica, di economia e di scienza politica conosce il saggio Theory of Games and Economic Behavior di John von Neumann e Oskar Morgenstern. È da lì che pro­babilmente comincia in modo si­stematico l’idea di descrivere ma­tematicamente il comportamento umano in quei casi in cui l’intera­zione fra uomini comporta la vinci­ta, o lo spartirsi, di qualche tipo di risorsa. È il tentativo di definire le conseguenze delle azioni umane, di tutti i protagonisti all’interno di uno scenario: perché si muovono così, quanto pesano le loro scelte, cosa ricavano, cosa perdono. Con la teoria dei giochi si può dire che il comportamento più cretino è quel­lo di chi con le sue azioni danneg­gia tutti gli altri, senza guadagnarci nulla o,peggio,rimettendoci.La te­oria dei giochi non snocciola ricet­te per uscire dalla crisi, ma fa capi­re come ci siamo entrati. Detto in modo rozzo ti indica chi sono gli idioti, i cretini, i troppo furbi o i troppo ingenui. O, senza andare a cercare capri espiatori, evidenzia dove e cosa stiamo sbagliando. Non è un discorso etico, ma logico e razionale. Solo che etica e razio­nalità qualche volta coincidono. Non c’è peggior farabutto del creti­no. Roth è soprattutto un «pratico». Applica i suoi algoritmi alla risolu­zione di problemi di vita quotidia­na. Si va da come rendere più stabi­li i matrimoni al mercato del lavo­ro, dal trapianto degli organi alla ri­cerca della facoltà migliore per gli studenti. Shapley è un «teorico». Sono anni che è in lista per il No­bel. Nella teoria dei giochi il «valo­re di Shapley » è un indice classico. Di che si tratta? Shapley studia le coalizioni e ti dice quale sia il peso marginale e il premio corretto in caso di vittoria. È il modo per redi­st­ribuire la ricompensa tra i sogget­ti di una coalizione. Capite che que­sta teoria si può applicare ai soci in affare o a un gruppo di lavoro, ma è molto, molto interessante per la politica. Facciamo un esempio. C’è un partito molto forte che cer­ca alleati per vincere le elezioni. Si rivolge prima a una forza politica con buoni consensi, concentrati soprattutto su un ampio territorio che potremmo chiamare Nord. Ma i leader della coalizione teme ancora di non farcela a vincere. Al­lora arruola un partito più piccolo, che dice di sfruttare la sua posizio­ne centrale nel mercato dei voti. Come ultimo alleato sceglie un mo­vimento più marginale, ma che gli copre le ali estreme. Quanto pesa­no qu­esti quattro protagonisti nel­la vittoria finale? Come mai il parti­to­più grosso alla fine si ritrova a su­bire le scelte del terzo e perfino del quarto partito? Come mai il secon­do partito si accontenta di contare meno del terzo e, addirittura, si mo­stra più fedele e meno capriccio­so? Lloyd Shapley perdonerà que­sto giochetto poco matematico. Il vecchio scienziato di Los Angeles probabilmente non si è mai preoc­cupato delle eroicomiche vicende politiche italiane. Ma forse un favo­re ce lo può fare. Dirci quanto vale Casini e se siamo davvero costretti a sopportarlo.