Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 18 Giovedì calendario

MAX PORTA IL BRUNELLO E POI SE LO BEVE LUI - MASSIMO D’ALEMA

non delude: se può ritagliarsi la parte più in vista in ogni convivio non ha esitazioni, mai. Quando accetta un invito a cena di solito si presenta con una bottiglia di Brunello di Montalcino spremuto dal suo amico Sandro Chia, l’artista. Stappa, fa assaggiare al padrone di casa – di solito un padre nobile della sinistra, un cavaliere del giornalismo, un’amazzone del jet set – mentre a tutti gli altri invitati che lo guardano con una certa impazienza racconta le meraviglie del vino con parole sue, e intanto, diciamo, se lo beve. Da quando Veltroni gli ha soffiato il sacrosanto diritto alla candidatura permanente si sente come se qualcuno gli avesse bevuto quel che è suo. Senza chiedergli il permesso, diciamo, forzando la consuetudine non scritta che innalza il suo destino, di Brunello della politica, al di sopra di ogni statuto enologico e politico. Lo pretende l’aroma, l’eleganza strutturata del corpo, quel sentore di fragole bergmaniane, profumo di eterna giovinezza. Esaltata, proprio l’altro giorno, quando, per il gusto di stupirci, Max si accompagnava alle carni bianche di Ciriaco De Mita, esaltandone la preziosa vitalità, e nessuna parola versata sapeva di tappo.