Pino Corrias, il Fatto Quotidiano 18/10/2012, 18 ottobre 2012
MAX PORTA IL BRUNELLO E POI SE LO BEVE LUI - MASSIMO D’ALEMA
non delude: se può ritagliarsi la parte più in vista in ogni convivio non ha esitazioni, mai. Quando accetta un invito a cena di solito si presenta con una bottiglia di Brunello di Montalcino spremuto dal suo amico Sandro Chia, l’artista. Stappa, fa assaggiare al padrone di casa – di solito un padre nobile della sinistra, un cavaliere del giornalismo, un’amazzone del jet set – mentre a tutti gli altri invitati che lo guardano con una certa impazienza racconta le meraviglie del vino con parole sue, e intanto, diciamo, se lo beve. Da quando Veltroni gli ha soffiato il sacrosanto diritto alla candidatura permanente si sente come se qualcuno gli avesse bevuto quel che è suo. Senza chiedergli il permesso, diciamo, forzando la consuetudine non scritta che innalza il suo destino, di Brunello della politica, al di sopra di ogni statuto enologico e politico. Lo pretende l’aroma, l’eleganza strutturata del corpo, quel sentore di fragole bergmaniane, profumo di eterna giovinezza. Esaltata, proprio l’altro giorno, quando, per il gusto di stupirci, Max si accompagnava alle carni bianche di Ciriaco De Mita, esaltandone la preziosa vitalità, e nessuna parola versata sapeva di tappo.