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 2012  ottobre 18 Giovedì calendario

BERTOLUCCI VIVREBBE BENE A BERLINO


Il regista Bernardo Bertolucci ha inviato una sdegnata lettera di denuncia a Gianni Alemanno, sindaco di Roma. Costretto su una sedia a rotelle, Bertolucci non è riuscito a entrare in Campidoglio per assistere al matrimonio di amici. Non c’era alcun modo di superare la scalinata d’ingresso.
La capitale ignora i problemi di quanti sono come lui. Mancano gli ascensori, le guide per superare gli scalini, le auto bloccano i passaggi, i locali pubblici se ne fregano di assistere i disabili. Il regista lamenta di venir dimenticato a lungo sugli aerei a Fiumicino prima che qualcuno venga ad assisterlo per scendere.
Che attendersi da una città dove il capo dei vigili fu sorpreso a usare un permesso illegittimo per parcheggiare al posto dei disabili? L’allora sindaco Veltroni lo cacciò in 24 ore, però chissà che fine ha fatto. Bertolucci aggiunge che, per questi motivi, preferisce vivere a Londra, metropoli più sensibile, dove persino i taxi sono adatti per accogliere le sedie a rotelle.
Potrebbe, tanto per cambiare, venire anche a Berlino, città accogliente, e dove i suoi film sono molto amati. Non tutti i taxi sono equipaggiati come i cab londinesi, ma basta spiegare al telefono le proprie esigenze e arriverà l’auto desiderata in pochi minuti. Senza supplementi, s’intende, che qui non esistono. Gli autobus hanno pedane mobili per facilitare la salita alla carrozzine e, nel caso, l’autista scende per aiutare il passeggero.
Mai udito un passeggero protestare per la sosta straordinaria. La Germania è un paese attento ai problemi dei disabili. Non vengono compatiti con parole retoriche. Non ci si sente un debole bisognoso di assistenza, ma un normale cittadino con pari dignità, e con particolari esigenze con il diritto che siano rispettate. Tutto qui.
L’attuale ministro delle finanze, Wolfgang Schauble, 70 anni compiuti a settembre, è paralizzato dall’ottobre del 1990. Nel corso della prima campagna elettorale dopo la riunificazione, un folle gli sparò tre colpi alle spalle. Uno lo raggiunse alla colonna vertebrale. Era considerato il delfino di Helmut Kohl. Carriera finita? È rimasto attivo, come ministro della signora Merkel viaggia senza pause da un vertice finanziario all’altro. Nonostante l’handicap, gli era stato chiesto nel ’98 di candidarsi ugualmente alla Cancelleria contro Gerhard Schröder, fu Kohl a dire no per non abdicare. E fu sconfitto, dopo sedici lunghi anni. Forse Gerhard avrebbe perso, ma non perché gli elettori avrebbero votato per compassione a favore di Schauble. Un voto alla professionalità. Adesso, anche Kohl è costretto su una sedia a rotelle, perché le ginocchia non reggono più il peso (oltre 160 chili). Questo non gli impedisce di essere presente alle cerimonie.
Non sono due privilegiati per il loro ruolo politico. Bene o male, nessuno che abbia problemi viene tagliato fuori dalla vita normale. Tempo fa, accompagnai una conoscente italiana al suo albergo in centro. Non c’era un parcheggio libero. Lei ne vide uno. È riservato ai disabili, le dissi. Ma ti fermi solo un paio di minuti, insisté. Non l’ascoltai. Lei da allora mi considera un pignolo plagiato dai teutonici. Quei due minuti sarebbero bastati a far accorrere la polizia. L’avrebbe chiamata un negoziante, o il primo passante che si fosse accorto del mio abuso. Qui sono tutti i cittadini a reagire, e a far rispettare le leggi, anche per proteggere qualcuno che non conoscono.
Il marito di una mia cugina, a Palermo, vive da anni su una sedia a rotelle. E ha un parcheggio riservato sotto casa. Sempre occupato da qualcuno. Chiamava i vigili, non venivano mai. Un giorno uno sconosciuto, probabilmente un vicino, si è trasformato in giustiziere, e ha preso a martellate l’auto dell’arrogante. Da allora nessuno parcheggia al suo posto. I coinquilini lo guardano con rispetto. Pensano che abbia contatti con l’onorata società, intervenuta in sua difesa. Il che umilia ancor di più il mio cugino acquisito, che non ha mai avuto rapporti con la mafia, a nessun livello.
Bertolucci ha ricevuto una lettera cortese da Alemanno, che lo chiama maestro. Ma non avverrà nulla. Ci vuole un «giustiziere» anche a Roma? Sarebbe una trama per un film di serie B, non uno di quelli che gira Bertolucci. Temo che qui non avrebbe successo. Proprio i berlinesi non riuscirebbero a capire la storia.