Dagospia 18/10/2012 (La Stampa), 18 ottobre 2012
Se ha un problema, qui, Beppe Grillo ce l’ha con la toponomastica. Sono sbarcato a nuoto dice, dopo che già erano sbarcati Giuseppe Garibaldi a portare lo Stato e gli Americani a portare la mafia
Se ha un problema, qui, Beppe Grillo ce l’ha con la toponomastica. Sono sbarcato a nuoto dice, dopo che già erano sbarcati Giuseppe Garibaldi a portare lo Stato e gli Americani a portare la mafia. Che poi nella dottrina grillesca lo Stato e la mafia sono all’incirca la stessa cosa. Lo dice nella notte di martedì, in una piazza pienotta ma non traboccante e alle sue spalle c’è via Megara. "Già colonia greca", riporta l’insegna di pietra. Siamo ad Augusta, città di raffinerie e aria lercia che scirocco e maestrale provano a soffiare altrove. Si chiama così per volere di Federico II, Stupor mundi, ma far l’elenco di chi sbarcò a portare un mondo migliore, e a forgiare la noncuranza e la disillusione, è come recitare la formazione a memoria: romani, svevi, saraceni... Piazza-armerinaPiazza-armerina Lui lo sa. Picchia i pugni sui tubolari del palco. "A Modica sono rimasti tutti sotto i portici! Qua sotto non veniva nessuno! Ma la dovete cambiare voi questa terra!". A ogni comizio, e sono due al giorno, più la nuotata fra Reggio e Messina, più la scalata all’Etna, la voce è un po’ più roca. A ogni comizio spiegano che stavolta sarà breve e invece lui si lascia prendere e non molla il microfono, urla, strepita, snocciola certificati di morte, promette sputi digitali, sprona alla ribellione contro la Bce, recita Salvatore Quasimodo per non dimenticare da dove viene: "Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito Micciché". grillogrillo Una forza della natura. Prestazioni fisiche di rara generosità. Una classe suprema nell’arte dell’incantamento: "Io che c... ci faccio qua? Sono miliardario! Sono vecchio! Sono grasso! Ho sei figli, due vanno in Nuova Zelanda, uno va in Australia, il quarto vuole andare a Los Angeles. Con la morte nel cuore gli ho detto vai, perché questo è un paese di m... Ma no! Non posso fregarmene! Non può essere anche colpa mia! Non può essere anche colpa vostra! Datevi una mossa!". Ed è qui che la folla sbanda, vibra, ha la commozione in gola, guarda su verso le colline di Enna o giù verso il mare di Siracusa, applaude e si gonfia dei buoni propositi di ogni nostra sera. E’ una partitaccia. Grillo non sa nemmeno chi sono i suoi. Arriva a Piazza Armerina - città meravigliosa di collezionisti d’arte, dove si capita in un albergo a dormire su un letto di Gaetano Pesce - e scende dal camper e chiede: chi sono i candidati? E’ dura così. Lui lo ripete: "L’animo umano è quello che è, qualche mascalzone capiterà anche da noi". Ma questa, dice, è una rivoluzione culturale. BEPPE GRILLO ARRIVA SULLA COSTA SICILIANABEPPE GRILLO ARRIVA SULLA COSTA SICILIANA E dalle piazze lo guardano un po’ come un ufo, perché qui - spiegano quelli che ne sanno, quelli che della Sicilia sanno il perché e il percome di ogni pietra - la politica non è filosofia. La filosofia è una cosa seria. La politica è ufficio di collocamento. E soprattutto la politica non deve rompere i cosiddetti. A Piazza Armerina a metà pomeriggio (comizio fissato alle 18 in piazza Falcone e Borsellino) alle 16 sgombrano anche piazza del Duomo nella città alta, da dove pare comincerà, per modifica di programma, la passeggiata di Grillo. BEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINABEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINA Così arrivano i vigili a far spostare le macchine e lo scandalo è messo in poesia da uno che parla con confidenza a un carabiniere: "Ma come? Arriva ‘no strunz e non si parcheggia più?". Un’altra signora: "E che deve fare? La processione?". E per completare il quadretto ecco Nunzio, ottant’anni: "Davvero passa qua Grillo? Ci devo parlare". E che gli deve dire? "Io ci avevo un forno. E l’ho lasciato a mio figlio. E quello non sa fare il pane e s’è mangiato il negozio". E di questo gli deve parlare? "E di che cosa sennò?". Nunzio è uno che ricorda del padre che gli raccontava di quando arrivò il Duce, e si calò quattrocento metri in miniera, a fare vedere come si lavora. E poi la concorrenza è piuttosto complicata. Ti chiamano a casa, gli altri candidati. Raffaele Lombardo ti fa chiamare dalla segretaria: "Il presidente avrebbe piacere di vederla quest’oggi alle 15". "A me?". "Certo, a lei". Nei giorni di guerra Lombardo riceve dall’alba a notte. Così si fa la politica a raccattare voto su voto. Ha bisogno di qualche cosa? Tutto bene? Suo figlio? E non sono mica cose nuove. Lo sa anche Grillo. La gente lo aspetta alla scaletta del palco e lui è un santo. Saluta. Fa le foto coi ragazzi e le vecchiette. Si prende i baci. Si rimette a discutere. BEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINABEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINA C’è chi gli dice: «Sei venuto qua e che pensi di cambiare?». Arriva un ragazzo, ad Augusta, e gli chiede perché sia così sprezzante coi siciliani. Grillo si china. Gli mette le mani sul petto. «Non sono sprezzante. Ma la dovete piantare di dire: va bè vediamo che fanno questi... Dovete cominciare a pensare a che cosa volete fare voi per cambiare le vostre vite. Il mio movimento è soltanto un tramite. E’ la rivoluzione della Rete!». E il ragazzo insiste («ho ventuno anni, studio economia"), gli mostra una lettera che un candidato del M5S ha mandato a Silvio Berlusconi, chiamandolo affettuosamente "zio", e intestata "Giovani del Pdl Augusta". Io queste cose non le so, dice Grillo, «magari qualcuno vuole fare carriera, ma non è questo il punto...». Uno dello staff fa il fenomeno, con una grinta caricaturale, «ha già spiegato tutto», dice secco e nervoso. Spunta qualche telecamera. E Grillo: «Hei, pivello, guarda che quelli ti fregano...». E lui amareggiato: «Sono venuto perché pensavo fossero diversi». BEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINABEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINA E’ sempre dura. Ma qui lo è di più. Lo spiega la toponomastica. I neon dei locali. "Caffè Gattopardo". "Ristorante i Vicerè". Il timbro eterno. «C’è Grillo? E che c’è uno spettacolo?», dice la moglie del meccanico di Piazza Armerina. «Comizio? E chi mi frega a me? Mio marito lavora e alla sera si mangia». Però attenzione: anche qui le cose non tornano. Non è tutto così stampato, così scontato. Secondo gli ultimi sondaggi, su cinque milioni di aventi diritto, due milioni e più non andranno a votare e di questi soltanto ottocentomila non escludono di cambiare idea. «Abbiamo sempre votato il meno peggio, è che stavolta non riusciamo a individuarlo», dice uno ridendo ad Augusta. I grillini, dicevano quei sondaggi, erano all’otto per cento. Ora loro stessi sostengono di viaggiare al quindici, al sedici. BEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINABEPPE GRILLO ARRIVA A MESSINA «Siamo la prima forza politica della Sicilia!», ha urlato ieri sera Grillo (Gianfranco Micciché tiene discorsi in deserti di desolazione, con quattro pensionati seduti sulle sedie, mentre sgranocchiano "calìa e simenza", ceci tostati e semi di zucca). E poi ringhia, parla dell’Argentina, della presidente Cristina Kirchner che è andata alla Banca mondiale a mandarli tutti al diavolo, e la gente in piazza si dà di gomito: «Ma che minchia dice?». Però non se ne va. Ascolta. Applaude sempre meno timida. A Piazza Armerina, 20 mila abitanti, ieri forse ad ascoltare erano duemila. Comunque tanti. Tanti. E ridere di loro - ridere di Grillo - è roba per ciechi.