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 2012  ottobre 18 Giovedì calendario

RISPARMIO, LA BEFFA DELLE TASSE I MILIONARI PAGANO COME I PICCOLI

[Sui depositi prelievo di 34,5 euro, come sulle mini-quote dei fondi] –
MILANO — Mentre si accende il dibattito sulla Tobin Tax — l’imposta sulle compravendite azionarie contenuta nella legge di stabilità —, si avvicina l’appuntamento con la «patrimonialina», il prelievo che verrà applicato sui rendiconti annuali di tutti gli investimenti. Una tassa approvata con la manovra di fine anno — di cui non si è più parlato — con un minimo che sa di beffa per i piccolissimi investitori.
La Tobin tax è solo abbozzata: uno 0,5 per mille da applicare alla compravendita di azioni e derivati, quando almeno una delle controparti sia residente in Italia. Vale un miliardo di gettito e dovrebbe inquadrarsi in un progetto di respiro europeo. C’è chi chiede di applicarla distinguendo tra investitori istituzionali e piccoli risparmiatori e chi, come Andrea Beltratti, presidente del Consiglio di gestione di IntesaSanpaolo ricorda che l’economista James Tobin concepì la tassa non per raccogliere tasse, ma per ridurre la volatilità delle transazioni. E Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare chiosa: «Un costo aggiuntivo che non sarebbe stato opportuno, per le banche e di conseguenza per tutto il Paese».
Ma se sulla Tobin, per il momento, si discute, la «patrimonialina» arriverà inesorabile. Con le sue contraddizioni da esigenza di gettito. Vediamole.
Sei milionario ma hai parcheggiato tutti i tuoi soldi sul conto corrente? Per il 2012 pagherai al Fisco un bollo pari a 34,20 euro. Hai messo via cinquecento euro in un fondo comune obbligazionario? Pagherai sempre 34,2 euro perché il prelievo sui prodotti finanziari (pari all’1 per mille nel 2012) ha un minimo pari, appunto, a questa cifra. Anche i meno ferrati in matematica possono convenire che il peso di 34,20 euro su un milione è (quasi) invisibile a occhio nudo. Mentre, se si considerano i 500 euro investiti nel fondo, la stessa cifra "pesa" per circa il 7% del capitale.
In sostanza chi decide di non prendersi rischi e di subire l’inflazione lasciando i soldi (pochi o tanti, non importa) sul conto corrente o al Banco Posta continuerà a pagare, come è sempre stato, il bollo da 34,20 euro. Ma, in questo caso, a chi ha meno di 5 mila euro di giacenza media è stata concessa l’esenzione: niente bollo. Chi invece decide di prendersi qualche rischio, anche solo vincolando i soldi su un conto di deposito, oppure investendo in azioni, bond, fondi comuni, polizze unit linked, gestioni patrimoniali e tutto quello che si configura come investimento degno di rendiconto (fatti salvi gli strumenti meramente previdenziali) pagherà d’ora in poi una patrimoniale sul valore del suo capitale alla fine di ogni anno pari all’un per mille nel 2012 e all’1,5 per mille dal 2013 in poi.
Il guaio è che la «patrimonialina» non prevede esenzioni per gli importi bassi. Anzi. Ha quel minimo invalicabile (34,20 euro) che impone un’aliquota ben più elevata dell’1 per mille a tutti gli investimenti inferiori a 34.200 euro (nel 2012) e a 22.800 dal 2013 in poi, quando il prelievo salirà all’1,5 per mille.
«L’80% dei clienti che hanno fondi, circa 6 milioni di persone, possiede quote per meno di a 22.800 euro», dice Alberto Foà, presidente di AcomeA, sgr indipendente. Se il piccolo azionista o fondista o acquirente di Btp non si accorgerà da solo del salasso (o non verrà avvisato da qualche consulente allo sportello) nel 2012 pagherà. E poi — conclude Foà — dal 2013 potrebbe anche decidere, perché no, di rimettere i soldi sul conto corrente o sul Banco Posta. In caso di capitali molto ridotti, infatti, il prelievo così concepito può annullare e sovrastare eventuali rendimenti: a che pro investire? «Tanto vale tornare liquidi», dice Foà. E così per chi vende solo fondi e gestioni potrebbe esserci un danno da fuga, dovuto al diverso trattamento fiscale tra conti correnti e il resto.
Ma c’è di più. Potrebbe pure succedere che la tassa nel tempo non dia i risultati sperati. Se i piccoli fuggono — dicono i super critici — i grandi patrimoni potrebbero invece trovare il modo di fare manovre di arbitraggio tra conto corrente e gestioni per evitare o comunque addomesticare il prelievo. Il rischio, insomma, è che il bollo finisca un po’ come la tassa sulle barche. Con il Fisco (quasi) a bocca asciutta, i porti turistici deserti e gli yacht con bandiera tricolore ormeggiati tra la Corsica e la Croazia.