Maria Teresa Meli, Corriere della sera 18/10/2012, 18 ottobre 2012
«MASSIMO, WALTER E I MITICI ANNI SETTANTA»
ROMA — Lei li conosceva bene. Erano i «ragazzi rossi» della Fgci: Walter Veltroni, il più giovane, Massimo D’Alema, Fabio Mussi e tanti altri. Erano gli anni 70. I mitici (per qualcuno) anni 70. Il direttore dell’Huffington Post versione italiana, Lucia Annunziata, all’epoca stava al Manifesto, ma a quell’età i ragazzi di sinistra si frequentavano e si mischiavano, anche se D’Alema era il meno propenso a mescolarsi.
Si riunivano insieme, le diverse sigle della sinistra, nei cosiddetti intergruppi. C’è anche una foto che ritrae Annunziata, Veltroni, Mussi e D’Alema, tutti e quattro con lo sguardo rivolto a Giorgio Amendola. «Lo consideravamo un dio. Eppure era il più vecchio dei vecchi. Oggi lo avrebbero rottamato», sorride la giornalista. E racconta: «In quegli anni Walter, che era il più piccolo, era già un irregolare. Parlava della modernità, della cultura pop e degli Stati Uniti. Massimo invece era un marxista puro. C’era una forte differenza culturale tra di loro. Ma non c’era una tensione personale tra di loro, piuttosto una diffidenza politica».
Nel corso degli anni i loro rapporti hanno avuto alti e bassi. Ma come racconta uno dei protagonisti dell’epoca, Fabio Mussi, in un’intervista a Pubblico, erano tutti e tre insieme quando, con Achille Occhetto, rottamarono Alessandro Natta: «Non fu una bega personale, era una battaglia politica spietata con la generazione che non riusciva a tagliare il legame con l’Urss».
Ora ognuno è andato per la propria strada. Mussi è con Nichi Vendola. Veltroni chissà dove andrà (c’è persino chi dice che potrebbe fare il direttore del Festival del cinema di Venezia). D’Alema sta lì che combatte ancora perché la sua non ricandidatura sarebbe «un oltraggio politico», a meno che non la decida lui. Ed è di nuovo Mussi a parlare, per dare un «suggerimento a Massimo»: «Fuori dal Parlamento si vive meglio. La nostra generazione ha già dato. E ha fallito».