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 2012  ottobre 18 Giovedì calendario

TERRA DEI ROGHI, CIFRE DA PAURA

Quattrocentosessantatre, uno ogni due giorni. Sono i roghi di rifiuti pericolosi individua­ti dalle Forze dell’ordine negli ultimi due anni in provincia di Napo­li: 159 roghi di pneumatici (75 solo nel 2012), 287 di materiale tessile e di pel­letteria e 17 incendi di rifiuti connes­si alle attività agricole (soprattutto pla­stica e polistirolo). Numeri probabil­mente sottostimati (si tratta solo dei roghi nei quali le Forze dell’ordine so­no intervenute, e solo nel Napoleta­no) ma che fanno ugualmente paura. Dati contenuti nella relazione sull’at­tività di controllo e intervento per il contrasto dei crimini ambientali resa nota ieri dalla Prefettura in occasione della firma del protocollo d’intesa sul­la lotta allo sversamento illegale e ai roghi di rifiuti in provincia di Napoli, da parte di altri otto comuni che si ag­giungono ai 17 che avevano già sigla­to l’impegno nei mesi scorsi.

Numeri del dramma della “terra dei fuochi” a cui Avvenire sta dando voce in questi mesi, e che finalmente si ac­compagnano anche a importanti ri­sultati nel contrasto. Dall’ottobre 2010 allo scorso settembre sono state 155 le persone arrestate e 804 quelle de­nunciate in provincia per crimini am­bientali legati allo smaltimento ed al­l’incendio di rifiuti speciali e perico­losi.

Il bilancio parla anche di 4.089 persone identificate durante i controlli e di 3.610 contravvenzioni a veicoli per il trasporto illegale di rifiuti speciali. Risultati che, ha spiegato il prefetto De Martino, «evidenziano come la lotta da parte delle Forze dell’ordine al fe­nomeno si sia intensificata e stia rag­giungendo degli ottimi risultati». I con­trolli sono cominciati in una prima fa­se sui gommisti, con l’identificazione di 14 esercizi commerciali senza au­torizzazioni e cinque provvedimenti di natura fiscale che, ha aggiunto il pre­fetto, «risultano molto efficaci visto che fanno emergere le attività in nero e col­piscono fortemente le tasche di chi conduce queste attività». E l’econo­mia illegale è una della cause princi­pali dei roghi dei rifiuti. Così i controlli si sono allargati al tessile e alla pellet­teria, all’agricoltura e all’edilizia. Un contrasto che, come ha spiegato il que­store di Napoli Merolla, è stata più ef­ficace anche grazie alla creazione «di gruppi di lavoro specifici presso i com­missariati e le compagnie e le tenen­ze dei carabinieri che permettono quindi una attività capillare».

Ora però la palla passa ai comuni, al­meno ai 25 che hanno firmato il Pro­tocollo. E il prefetto lo sottolinea spie­gando che si tratta di una firma che prevede precisi impegni. «Abbiamo creato una responsabilizzazione di­retta dei sindaci che mettendo la fir­ma sul documento hanno accettato di metterci la faccia, combattendo il fe­nomeno, che stiamo riuscendo a con­trastare con successo. In questo sen­so è prezioso anche il controllo socia­le dei cittadini e per questo abbiamo allargato l’intesa anche alle associa­zioni ambientaliste con i loro volon­tari ». Ma bisogna andare oltre, alla fonte stessa dei rifiuti. Lo ha spiegato bene il colonnello Marco Minicucci, co­mandante provinciale dei Carabinie­ri. «In Provincia di Napoli mancano società che smaltiscano in modo le­gale i rifiuti speciali. Sarebbe auspica­bile – ha aggiunto – un incentivo da parte degli enti locali a giovani che vo­gliano aprire queste aziende per ab­battere i costi dello smaltimento e aiu­tare la lotta agli sversamenti abusivi». Va in questo senso, come ha annun­ciato l’assessore all’ambiente della Provincia, Giuseppe Caliendo, l’ini­ziativa del Consorzio Ecopneus, per un intervento straordinario di smalti­mento del cosiddetto ’stock storico’, cioé i circa 25milioni di pneumatici che, come ha denunciato Avvenire, giacciono abbandonati in Campania, pronti all’uso nei roghi.